09 Apr Il campo
Il campo di Moka Ananke
Camminare nei campi col cane.
Farsi trascinare, slegarlo, vederlo correre felice.
Farti trascinare, slegarti, sedere per terra e accendere una sigaretta.
Chiudere gli occhi.
Che rimangono sempre aperti.
Perché c’è da guardare il cane.
Richiamarlo ogni tanto.
Aspettare che ritorni accanto.
“vai, vai sono qui”
La luce sta cambiando.
Le ore i minuti sono diversi nei campi.
Accendo un’altra sigaretta e l’albero a 50 metri da me o 100 che ne so, non è più luminoso, adesso è come un uomo chiuso nel suo cappotto.
Sembra più alto.
A camminare nei campi, seduto per terra, puoi chiamare le cose come vuoi o come vogliono loro.
Ti rimetti in piedi, chiami il cane, che compare alle tue spalle.
E rientro verso le case.
Il quartiere.
Nei campi le persone non hanno nome.
Non hanno un civico.
Nei campi ti conosci per il tuo cane.
” è maschio o femmina?”
Poi nel caso li lasci avvicinare.
E togli il guinzaglio.
E li guardi correre, giocare o ignorarsi insieme.
Dopo la terza, quarta volta, anche la seconda, nei campi, diventi quasi amico.
Mentre i cani giocano ormai come fratelli inizi a scambiare qualche frase, incroci lo sguardo, ridi insieme di certe circostanze, si offrono sigarette, si guardano gli stessi alberi.
Rientri poi verso le case.
Il quartiere.
Nei campi ti puoi incontrare a qualsiasi ora del giorno.
“che freddo stamani”
Annuisci.
E mentre i cani come sempre, che può essere la terza volta, ormai giocano insieme, gli umani che li accompagnano iniziano a stare più vicini e a parlarsi come a riprendere un discorso mai fatto prima.
” che hai fatto al volto? “
Una coltellata.
Mentre raccoglie un pezzo di legno da lanciare al suo cane.
Il suo gioco preferito.
Il gioco preferito del cane.
” lui giocherebbe delle ore ”
In effetti il bassotto scodinzola felice al lancio e si prodiga alla ricerca del suo legno.
Ogni pezzo è il suo legno.
Il più importante.
Lo riporta.
E abbaia agguerrito e innamorato fino al lancio successivo.
Vero, potrebbe farlo per ore.
Nei campi le stagioni cambiano dalla mattina alle sera, e pure gli anni.
” te fumi troppo però”
Nei campi non fumi le sigarette, nei campi viaggi nel tempo.
” io ne fumo una ogni tanto. Ora tengo alla mia salute. Sono un condannato a morte miracolato da 12 anni”
Arriva il bassotto con una pallina che ha trovato dietro un ammasso di erba incolta.
Tra i pisciacane, piccoli fiori gialli selvatici.
“questo è il suo campo, ci sono le sue palline ovunque, i suoi ceppi.. E se non ci sono li trova”
Si abbassa a prendere la palla
” accidenti a te, brutto cacacazzi che non sei altro, mi sfianchi così, sono 2 ore che ti lancio sti cosi”
Sorride, si guardano, l altro scodinzola e lui si prepara al milionesimo lancio.
” mi hanno dato per spacciato i medici e sono qui invece”
Lancia.
Segue la traiettoria.
Il bassotto corre nella stessa direzione.
E a bassa voce, quella che non viene dalle corde vocali, ma da un luogo oscuro in ognuno di noi ” chissà per quanto ancora lo sarò”.
Certe sere rientri alle case, al quartiere, come uno straniero e tuo cane ti salva.
Perché lui conosce la strada.
Prepari la cena e ti chiedi quanto tempo ti rimanga da vivere e capisci che ti sei fatto un amico.
Perché il campo ti ha seguito fino a casa e sta invadendo la tua salsa al pomodoro.
Nei campi col cane non hai mai fretta di rivedere nessuno.
Non segui nessuna traccia.
Nei campi ti rivedi.
E basta.
No non sono sposata e non ho figli.
O meglio, e ti bruci col filtro della sigaretta, per lavoro mi prendo cura, no aspetta, ho premura verso le persone che seguo. Non so se valgono come figli…. No non valgono. Però rende l idea.
” io li ho fatti troppo presto, non c’avevo la testa, quando morirò sarò sempre comunque in debito con loro per tutto quello che gli ho fatto passare. Ora ci sono, da quando non sono morto, faccio il possibile, ho pure una nipotina”
Nei campi senti le persone senza bisogno di conoscerle.
Rientri alle case.
Al quartiere.
E pensi al tuo amico, al bassotto, che ora sono in macchina per andare alla casa di riposo a trovare il padre.
Come tutti i giorni da quando l ha recuperato da un paese lontano in fin di vita e l ha resuscitato.
Gli ha fatto ricordare il suo nome.
Perché da quando non è morto il mio amico fa vivere tante persone.
E beve solo acqua.
E cammina almeno 11000 passi al giorno.
Come gli ha detto il medico.
E va ancora alle riunioni del club, e non tocca più alcol da 20000 vite fa.
Nei campi te ne freghi se sei uomo o donna, sei cane, sei fiore, albero, sei merda che ti rimane sotto le scarpe, sei la luce dell’alba e del tramonto, sei il vento che ti si annoda nelle viscere, sei la pozza d’acqua che riflette il cielo, sei le more che cogli ad agosto, sei la macchina appartata dove da qualche mese un giovane vive, sei l’orto del contadino, sei l insetto che punge…. Sei l insetto spiaccicato, sei un ramo insecchito, sei la foglia rigogliosa… Sei polvere che si alza dappertutto.
E ti segue verso le case.
Nel quartiere.
In casa.
Quando ti lavi le mani.
O ti togli le scarpe.
E guardi dalla finestra.
Come a chiederti chi sei questa volta,quale cenno, quale parola, quale legnetto si è introdotto dentro di te.
Guardi fuori.
E nel campo c’è rimasto qualcosa.
Che non sai più riportare.
Dentro.
” dovresti scrivere un libro su di me”
Bella quella donna tatuata.
” è l’unica donna della mia vita”
E quell’altra nella spalla?
Ride.
” anche lei…. Mi è sempre piaciuto scopare, sono stato un tossico, un alcolista ma la mia vera malattia erano le donne”
Arriva il bassotto lo prende in collo e si lascia leccare tutto.
” bestiaccia schifosa……”
Rido. Ma quanto gli vuoi bene…
” perché te no al tuo? Ora vado vado a riprendere la mia donna al lavoro”
Da quando non è morto, non sta mai fermo.
Rientro alle casa.
Al quartiere.
Dentro il letto.
” mia moglie era una donna intelligente, colta.. Non è mai stata cattiva con me e ne avrebbe avuto motivi”
Ti amava.
” le sono rimasto accanto fino all ultimo anche se eravamo separati”.
Vi siete amati veramente.
“guarda, questa è la mia nipote al saggio di danza”
Mi giro sotto le coperte.
Il campo mi fa addormentare.
Senza dormire.
Quando sono lontano.
So che ci sarà.
Quando ci sono.
Sono parte di lui.
Quando ci sono non ci sono.
E il mio cane corre, annusa, gioca.
E sa che sono seduta ad aspettarlo.
Sopra un tronco mozzo.
O in piedi a parlare con un uomo che lancia continuamente delle cose ad un altro cane.
E so che il mio cane è lì ad aspettarmi.
E insieme poi torniamo alle case.
Al quartiere.
E con me l’uomo del campo.
E il suo bassotto.
Che ora è seduto nel sedile anteriore accanto a lui.
A sbirciare la strada.
E il tragitto.
Sono le 11 del mattino : spesa per la suocera che non sta bene, che ” non è proprio suocera, perché non siamo sposati”.
Ma da quando non è morto, lui è vivo per tutti.
” quindi io e te non tromberemo mai?”
Mai.
“allora siamo amici”
Scriverò la tua storia prima o poi però.
Sorride felice.
“…. Stronzo di un cane vieni qua che c’è una macchina.”
Rientro alle case.
Al quartiere.
Sento un clacson.
Mi volto.
Saluto lui e il bassotto.
Il campo è dall’altra parte della strada.
Biografia
Ananke è laureata in Filosofia ad Arezzo nel 2003 con una tesi di filosofia della mente : ” Ineffabilità e il pensiero” , caffeinomane, cronopio.
Inizia nel 2012 a collaborare sperimentalmente con gli ambulatori di medici di base facendo terapia maieutica.
Attualmente lavora sul territorio aretino.
Scrive nei frammenti di tempo sottratti al giorno e al sonno. ☕
Gian Paolo Grattarola
Posted at 00:37h, 10 AprileSi entra nel racconto come in un sogno, senza sapere esattamente come, ma con la certezza che ci sia in gioco per noi qualcosa di vitale e profondo. Si attraversa l’oltranza indefinita e inesplicabile dl un campo su cui un brivido di disincanto racchiuso in un cappotto traccia un solco di incomunicabile solitudine. Complimenti all’autore e a Ivana della graditissima notifica.
Giampaolo
Posted at 14:30h, 11 AprileIn pieno sentirsi cane senza padrone, essere lì, in quel campo, e correre milioni di volte ….. e quel tacito, atavico accordo di mutua felicità (Moravia e Pirro)… l’indirizzo permanente che è Il campo…. ogni dito avrà il suo anello e non ci sarà più un solo posto buio d’infelicita (Cummings)….. Un piacere leggerti