Lux : isole, dettagli e Proust. Intervista a Eleonora Marangoni di Silvia Bistocchi 

Lux

Intervista a Eleonora Marangoni
di Silvia Bistocchi 


Ciao Eleonora, vorrei chiederti qualcosa sul tuo percorso di scrittrice e sul tuo romanzo di esordio Lux, con la sua narrazione quasi magica e ricercata che sembra rifarsi allo stile anglosassone, dove ogni personaggio appare come un piccolo fascio di luce che irradia tutta la storia, arricchendola di piccoli e preziosi dettagli come perle che adornano un antico vestito.

Ho esordito in Francia nel 2011, con un saggio illustrato sul rapporto tra la Recherche e pittura italiana. Il secondo libro è stato un romanzo illustrato (sempre in francese, ispirato a Il ballo di Irene Nemirovski). Il terzo un saggio in italiano sul rapporto tra letteratura e colore (sempre in Proust, autore di cui mi occupo da più di dieci anni). Insomma, per molti anni non ho pensato al romanzo. Mi sembrava una forma poco adatta alle cose che volevo dire e ancora oggi, per certi versi, credo sia così, perché tutto quello che scrivo parte sempre da delle “immagini”, ed è quindi un’intuizione prima di tutto visiva che poi rielaboro sotto forma di testo. Anche per Lux è stato così: il titolo stesso in effetti è una specie di confessione.

Restando in tema dell’attenzione per le piccole cose, scrivi: “Poi c’erano le isole: per quei dettagli sembravano fatte apposta. Per trovargli una casa, vederli in azione. Forse le isole erano nate da dettagli del genere; non erano che sviste minuscole di un mondo che le aveva create mentre andava da un’altra parte e le aveva dimenticate in fretta, senza guardarsi indietro. Il mondo non sapeva cosa farsene, ma isole e dettagli esistevano ogni giorno, e chi li scopriva non poteva fare a meno di portarseli dietro sempre, e di crederli tutto sommato più veri di qualunque altra cosa.” In qualunque altro luogo, i dettagli finirebbero per perdersi nella vastità del mondo, ma nelle isole, essi assumono maggiore rilevanza sino a divenire il fulcro di quei piccoli lembi di terra attorniati da mare. Vorrei un tuo pensiero in merito.

Beh è anche una questione di finitezza, credo: se sei su un’isola, soprattutto se piccola (e questa è la ragione per cui non amo le isole troppo grandi) il mondo che hai a disposizione è circoscritto, è quello lì. Tutto diventa improvvisamente più importante, definitivo, degno di nota e quindi meritevole di attenzione, di cura. Questi strani giorni che stiamo passando, “chiusi” in uno spazio limitato, ci stanno insegnando qualcosa di simile: che i giorni non sono tutti uguali, se sappiamo osservarli in un altro modo.

“Il clima nell’amore è importante. Perché mai, altrimenti, terremmo d’occhio il meteo delle città in cui vivono quelli che amiamo? Che razza di abitudine è, se non un altro sciocco modo di essere fedeli ai nostri sentimenti? Ci leghiamo per anni a qualcuno solo perché, senza nemmeno accorgercene, abbiamo studiato l’evoluzione del suo guardaroba nel corso delle stagioni. Ci siamo inspiegabilmente affezionati a certi suoi golf di lana, arresi il giorno in cui, al ritorno da una gita al mare, abbiamo scoperto il segno dell’abbronzatura sulla schiena.“ Mi ha colpita molto questa tua riflessione per la sua autenticità che esula dalle pagine del romanzo per entrare nella vita di ciascuno di noi. 

Che l’amore sia anche un fatto meteorologico, per me è una certezza. Il desiderio è una cosa mentale ma anche estremamente fisica. Quando pensiamo a qualcuno, lo desideriamo, lo immaginiamo sempre in un contesto, e il clima è un grande scrittore di contesti. A prima vista quella sul clima sembra una riflessione che esula dalla trama vera e propria del romanzo, ma riposa su un sentimento ben preciso: quello del tornare incessantemente verso qualcosa o qualcuno in modi disparati. Ed è quello che fanno sia Thomas che Sophie, in modi diversi.

Ho letto che Lux lo hai scritto una prima volta a mano, cosa ha significato per te questo gesto dal sapore antico e raffinato?

Gran parte della prima stesura è stata fatta d’estate, su un’isola, con poca connessione e pochissime prese elettriche a disposizione. L’idea della scrittura a mano perciò è figlia di un disagio isolano, ma si è rivelata una risorsa preziosa: è come se, quando scrivi a mano, quello che scrivi respirasse di più, avesse un peso specifico diverso da quando digiti sulla tastiera. Ho scritto a mano, poi copiato al computer, e in quel passaggio per qualche motivo c’era una grande lucidità. Mi sembrava subito chiaro cosa tenere e cosa tagliare, era come potare i rami di una pianta che ormai conoscevo bene.

Il ripetersi di riflessioni sul tempo e sulla nostalgia mi riportano alla mente temi assai cari a Proust. Gli studi che hai condotto su questo grande autore, hanno in qualche modo influenzato la tua scrittura?

Non so rispondere davvero. Mi ha influenzato, senza dubbio, ma in modi sotterranei che non posso analizzare con lucidità, perché troppo intrecciati a mille altre cose, libri, autori, luoghi, persone. Insomma a tutte le altre cose della mia vita. Forse questo genere di legami è più chiaro a chi legge, piuttosto che a chi scrive. Una cosa è certa: Proust ti insegna che non esistono, potenzialmente, cose su cui non si possa scrivere. Che anche il dettaglio, il sentimento più minuscolo è capace di trovare la sua voce: se è una cosa autentica, e parla davvero dentro di noi, troveremo il modo di comunicarla agli altri.

In ultimo, ricollegandomi al tema delle Isole e al loro essere una realtà alternativa dove anche il tempo sembra avere un altro binario di scorrimento, vorrei chiederti una breve suggestione su questo periodo che stiamo vivendo fatto di isolamento, ma al contempo di numerosissimi dettagli da cogliere e interpretare.

Sembra strano dirlo, ma so che questi giorni in qualche modo mi mancheranno. Sono stati preziosi, mi hanno messo più volte alla prova ma anche regalato una specie di saggezza. Spero di non perderla quando questa lunga parentesi finirà.

 

 

 


Biografia

Eleonora Marangoni è nata a Roma nel 1983.
Studiosa di Marcel Proust, ha esordito in Francia nel 2011 con Proust et la peinture italienne (Michel de Maule). In Italia, per Mondadori Electa, ha pubblicato il saggio Proust. I colori del tempo (2014).
Nel 2017 ha vinto il Premio Neri Pozza con il suo primo romanzo Lux, candidato al Premio Strega 2019.

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