23 Giu Il Sé sessuale in Chesil Beach di Ian McEwan
di Sara Manuela Cacioppo
Il linguaggio è portatore di una concezione del mondo strutturata, in cui ciò che reputiamo ‘naturale’ o ‘innaturale’ è solo il prodotto di ciò che veicoliamo. In tale ottica, circoscriviamo il reale a una costruzione del linguaggio basata su un principio saldo: ogni cosa è vera se la sappiamo definire e acquisisce il significato oggettivo che il sistema le attribuisce.
Prendiamo in esame il termine sessualità. Il vocabolario Treccani ne dà una definizione precisa: “In generale, il complesso dei fenomeni mediante i quali due organismi della stessa specie riescono a operare tra loro scambi di materiale genetico finalizzato alla conservazione della specie.”
Ma è davvero giusto imprigionare questa parola in una esplicitazione oggettiva?
È un assunto innegabile il fatto che esistano termini svincolati dall’oggettività, parole che il sistema tenta di rinchiudere in altre categorie o etichette per esercitare un controllo. Il lemma sessualità, ad esempio, si declina in: eterosessualità, omosessualità, transessualità, pansessualità, sapiosessualità, intersessualità e così via. Non è forse ovvio, invece, che in qualunque caso parliamo sempre di sessualità? Ognuna con i propri desideri, bisogni e “normalità”. Perché creare confini dove potrebbero sorgere ponti? Non esiste una definizione univoca di sessualità.
Il bisogno dell’uomo di etichettare ogni cosa tramite il linguaggio è un tentativo di gestione della struttura sociale, a scapito di una valorizzazione delle differenze identitarie esistenti.
Riprendendo le parole dell’economista, filosofo e accademico indiano Amartya Kumar Sen:
La principale speranza di armonia nel nostro tormentato mondo risiede semmai nella pluralità delle nostre identità, che si intrecciano l’una con l’altra e sono refrattarie a divisioni drastiche lungo linee di confine invalicabili a cui non si può opporre resistenza. La natura di esseri umani che ci contraddistingue viene messa a dura prova quando le nostre differenze vengono ridotte a un sistema artificiale di classificazione unico e predominante.
Se il sistema presuppone delle regole da rispettare, delle aspettative sociali da soddisfare e dei significanti ad esse connesse, la parola “sesso” è legata, fra le altre cose, al piacere e alla riproduzione della specie, eppure, Florence, la protagonista del romanzo Chesil beach di Ian McEwan, edito da Einaudi, viola ogni norma di significazione.
La produzione teorica di Judith Butler chiarisce la questione in modo esauriente. Secondo la filosofa, infatti, il sesso non è che una produzione del discorso, in quanto è il linguaggio stesso a organizzare e ordinare il reale. In tale ottica, non si può più parlare di realtà ma piuttosto di interpretazione di realtà.
È bene sottolineare che il Sé sessuale si sviluppa sia attraverso esperienze ed interpretazioni sessuali soggettive sia attraverso schemi sociali esterni, provenienti da altri individui membri del sistema. Non si tratta di un concetto immutabile e oggettivo, che può essere definito in maniera univoca dalla comunità, bensì di un’idea attiva e dinamica.
Per Florence il sesso non è un atto di piacere, né di riproduzione, ma un’esperienza di scoperta del sé e un mezzo per imboccare una strada a lei congeniale. La protagonista apprende il significato del lemma sessualità per rigettarlo e discostarsene. È il suo corpo invece che si fa mentore del reale, aiutandola a distinguere fra verità e finzione e a capire come le verità altrui non corrisponda necessariamente alla sua.
McEwan sfida il sistema tramite lo stesso linguaggio che vuole intrappolarlo, operando una sovversione dei significati per mezzo di Florence.
Il sistema non sceglie solo i significati di una singola parola, ma l’interpretazione di un fatto o di un’opera che vuole diffondere e tramandare. Soffermandoci ancora sulla sessualità possiamo citare il caso del mito di Arianna. Il tema dominante veicolato è l’abbandono della donna innamorata, ma cerchiamo ora di leggere la storia in chiave diversa.
Tutta la vicenda ha origine da un atto di lussuria e ruota intorno al desiderio di possedere l’altro intimamente: Pasifae, rimasta colpita dalla virilità di un toro, giace con quest’ultimo dando alla luce il Minotauro, un essere metà uomo e metà toro, le cui sembianze mostruose indicano la colpa che soggiace alla perversione della donna. Arianna tradisce il fratello per passione di Teseo, al quale donerà il filo rosso dell’immortalità romantica che la legherà a lui fino all’abbandono.
A quel punto, sola sulla spiaggia dell’isola di Nasso troverà conforto nell’ubriachezza carnale del dio Bacco.
Il tema dominante è l’abbandono o il piacere?
Cosa determina il susseguirsi delle azioni?
Come nel mito anche nel romanzo di McEwan il sesso è il fulcro attorno a cui si sviluppa la narrazione, senza però ricorrere a oscurantismi o omissioni.
Il tema portante è il matrimonio e la conseguente scoperta della sessualità da parte dei protagonisti Edward e Florence.
La storia racconta della prima notte di nozze della giovane coppia e delle loro aspettative sull’ ineluttabile avvenimento. La narrazione è intervallata da frequenti flashback volti a richiamare le vite precedenti dei protagonisti e loro rispettivi milieu socio-culturali destinati ad incontrarsi, da qui la divisione del libro in cinque parti.
Gli eventi narrati sono da preludio all’atto sessuale, nucleo simbolico e drammatico dell’opera. L’immagine dell’atto sessuale è emblema del passaggio dalla pubertà all’età adulta. Esso è vissuto dai protagonisti con paura, angoscia e frustrazione, trasformando la sessualità in un “dovere sociale”. Notiamo come la definizione di sessualità si distacchi da quella del dizionario Treccani, essendo complessa e assolutamente soggettiva.
Edward e Florence si sentono in obbligo di sposarsi. Il matrimonio negli anni ’60 era considerato una scelta “necessaria” per costruire una relazione matura fra due persone, dunque un dovere piuttosto che un atto d’amore. Da qui, la critica di McEwan al sistema sociale, in grado di condizionare la vita delle persone e bloccarle in rigide regole, paradigmi e significati che si rivelano insufficienti per spiegarne le complessità.
Lo scrittore induce il lettore a riflettere su come le ‘aspettative sociali’ distruggano l’amore e l’atto di passione, caricato di imposizioni.
Il linguaggio di McEwan è schietto e si fa delatore di autenticità. Egli descrive con minuzia i particolari erotici ed emotivi della prima notte di nozze, evidenziando la diversità sensoriale di Edward e Florence, legata alla morfologia dei loro corpi.
La disarmonica percezione della sessualità da parte dei protagonisti appare dunque in relazione alla loro anatomia, al genere. Se Florence sente il bacio come una violazione di se stessa, pronunciando tre parole rivelatrici di tale disagio: disgusto, claustrofobia e affanno; Edward appare coinvolto, ma vinto dall’ insicurezza.
Comprendiamo come per entrambi, il sesso sia una rivelazione e al contempo un tabù. L’attesa e le aspettative riguardanti l’atto sessuale generano in loro ansia e sentimenti contrastanti, trasformando il piacere in dovere e di conseguenza in rigetto. Se la loro idea di sessualità fosse stata svincolata da norme e doveri sociali, il risultato dell’amplesso sarebbe stato di certo diverso.
Così, il tentativo di rispetto della definizione di sesso e sessualità renderà impossibile il compimento del lieto fine: le aspettative sociali non saranno soddisfatte e la ‘lunga notte’ d’amore si rivelerà un fallimento. Florence, mossa da un impeto di rabbia e vergogna, scapperà via sulla spiaggia.
Su questa stessa spiaggia, Chesil Beach, entrambi prenderanno una scelta che cambierà le loro vite per sempre, dimostrandoci come l’intero corso di un’esistenza possa cambiare senza fare nulla.
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