17 Set Meduse
Meduse
Intervista a Michela Panichi (vincitrice del Campiello giovani 2020)
a cura di Ivana Margarese – Immagini di Stefania Onidi
“Le meduse si spiaggiavano a gennaio. Brillavano in un’unica onda destinate a soccombere sul litorale e la luce del sole si rifletteva, sfondando la loro sagoma trasparente, nei corpi pieni di minuscoli organelli. Nella spiaggia vuota di turisti, le meduse smettevano di palpitare dopo pochi minuti al sole. L’aureola di filamenti schiacciati contro la sabbia creava sempre strane forme: la maggior parte delle volte erano linee semicurve, ma talvolta si disponevano a raggiera come l’aureola di un santo”.
Questo l’incipit del tuo racconto. Vorrei chiederti a proposito del titolo Meduse.
Era febbraio dell’anno scorso e, mentre camminavo per scattare delle fotografie, notai delle meduse spiaggiate verso la fine di via Caracciolo. La visione di quei corpi trasparenti e ammassati mi colpì molto, portandomi a ricordare che quando ero piccola a volte capitava che le prendessi per ributtarle in mare. Da qui immaginai un racconto che trattasse della crescita di un ragazzino ed il suo particolare rapporto con la madre e il fratello maggiore. Le meduse ritornano nei momenti principali della storia, assumendo volta per volta significati diversi. Tommaso le osserva colpito dalla loro incapacità di scelta: il fatto che vengano trascinate dal mare, incapaci di scampare alla morte, lo riporta alla propria impossibilità di evitare la crescita. Dopo la scoperta della gravidanza della madre le loro caratteristiche per lui cambiano: le paragona alle piaghe d’Egitto, che evidenziano e puniscono il tradimento della donna. Alla fine del racconto, dopo la riconciliazione con la famiglia, Tommaso guarda la spiaggia e vede che è stata sgomberata dalle meduse.
Vorrei concentrarmi sulla figura della madre, una giovane donna con due figli, Bruno e Tommaso, di cui non si conosce il padre, che decide di tenere con sé un terzo figlio, che poi si scopre essere una femmina, Agnese, nonostante anche in questo caso la crescerà senza la presenza di un padre:
“Era l’ennesimo turista e diceva di amarla: lei ha voluto crederci. Se n’è andato a fine agosto perché non teneva le palle neanche per dirle che le aveva mentito.”
La madre è una donna bellissima, molto schiva: è raro che conceda delle confidenze ai suoi figli, parla pochissimo, durante i colloqui con i professori si mantiene in disparte, preoccupata dagli sguardi degli altri. Nel momento in cui Tommaso inizia ad avvicinarsi all’adolescenza, la sua sensualità lo turba. Capisce che sua madre può essere oggetto del desiderio altrui, che il suo unico compito non è badare a lui ma che ha anche lei dei sentimenti e delle pulsioni. Quello che lo colpisce di più è il fatto che sua madre si rapporti alla gravidanza come se fosse la prima volta che le capita, il suo entusiasmo quasi bambinesco. C’è un’altra parte del racconto in cui Tommaso afferma di non aver mai ritrovato in sua madre l’aria di maternità che nota nelle donne dell’isola, che anzi lei possa essere scambiata per una sorella, più che per una madre. È soltanto dopo il parto che per la prima volta il ragazzino vede nella donna una crescita, come se solo dopo quella terza gravidanza fosse entrata anche lei nell’età adulta.
Il narratore, Tommaso, si descrive come un ragazzino riflessivo che cerca di conquistare l’approvazione degli altri, a differenza del fratello e della madre. Tuttavia è proprio lui che inaspettatamente entra in conflitto con lei dopo avere scoperto che è incinta per un irragionevole sentimento di gelosia che gli fa temere di perderne l’affetto: “Per me, lei doveva essere giudicata: era un cattivo genitore perché aveva desiderato altro oltre a noi”.
Quello che mi premeva raccontare era il radicale cambiamento nel modo di vedere i propri genitori nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Nella prima parte del racconto è il fratello del protagonista a manifestare una assurda gelosia nei confronti della madre e a rifiutarsi di accettare le sue relazioni. Tommaso inizialmente non capisce: ha 12 anni, è ancora un bambino, non sa cosa significhi quel vedersi che suo fratello Bruno non accetta. È proprio nel momento del risveglio della sua sessualità – si innamora di una compagna – che Tommaso si accorge della gravidanza. La scoperta improvvisa del segreto che sua madre custodisce (e che invece a suo fratello è noto) lo offende e lo costringe a vederla per la prima volta con gli occhi degli altri. Gli sembra crudele che la sua felicità non rappresenti più una priorità per lei, lo preoccupa che la sua opinione non sia stata nemmeno presa in considerazione. È solo dopo il parto, dopo il terrore di perderla, che si riconcilia con la madre, accettando anche la propria crescita.
Come sei arrivata alla scrittura? Hai partecipato ad altri concorsi? Hai progetti futuri che ti piacerebbe realizzare?
Ho iniziato a scrivere durante il primo anno delle superiori. Erano perlopiù stralci di testo, tentativi di continuare opere che avevo già letto e di cui amavo i personaggi (quelle che comunemente vengono chiamate fanfiction). Nel momento in cui mi sono accorta che scrivere era diventato una parte fondamentale della mia giornata, ho deciso di frequentare il corso di scrittura creativa di Antonella Cilento. Era l’ultimo anno del liceo: lottavo continuamente contro il tempo e cercavo di mettermi in luce tra gente più grande di me. Avevo già vinto per due anni il premio letterario della mia scuola.
In realtà il Campiello è il primo concorso nazionale a cui ho partecipato e l’ho scoperto quasi per caso. Leggevo un racconto di Eva Mascolino contenuto in un numero dell’Elzeviro e, nella sua biografia, ho scoperto che era stata vincitrice del Campiello Giovani 2015. Era giugno dell’anno scorso, avevo già scritto Meduse e mi è sembrato il momento perfetto per testare le mie capacità.
Di progetti futuri ne ho tanti, molto vaghi, ma so per certo che a breve impiegherò tutte le mie forze per scrivere altri racconti. Spero di riuscire a comprenderli tutti in una raccolta oppure di concludere un romanzo che avevo iniziato a scrivere a maggio.
Biografie
Michela Panichi nasce a Napoli nel 2000 da madre napoletana e padre genovese. Abituata fin da piccola a viaggiare, vive fino ai quattro anni a Trapani, per poi stabilirsi definitivamente a Napoli. Ha un forte legame con la Toscana, terra di origine del suo cognome e della famiglia paterna Frequenta il terzo anno della facoltà di Lettere moderne della Federico II. Ama la letteratura, la fotografia, l’arte, il colore giallo e i gatti. Nel 2020 vince il Campiello Giovani con il racconto ‘Meduse’, ambientato ad Ischia a fine anni ’80.
Stefania Onidi è nata in Sardegna. Laureata in lingue e letterature straniere all’università di Cagliari con una tesi sulla poesia spagnola contemporanea, vive a Perugia, dove insegna. Si dedica alla pittura e alla scrittura. Dopo gli studi letterari prosegue la sua formazione artistica frequentando corsi al liceo artistico, laboratori e seminari sul colore, composizione e illustrazione. Ha esposto in collettive d’arte contemporanea nazionali e internazionali. In poesia ha pubblicato diverse sillogi tra cui Quadro imperfetto (Bertoni, 2017) e Archivio del bianco (Terra d’ulivi, 2020). Altri suoi testi sono stati pubblicati in riviste letterarie e raccolte antologiche. È stata tradotta in spagnolo, armeno e rumeno. Collabora a Menabò, quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria (Terra d’ulivi).
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