Utopia:  intervista a Gerardo Masuccio

Utopia:  intervista a Gerardo Masuccio

di Ivana Margarese

 

 

Inizio con il domandarti del nome “Utopia” che avete scelto per la vostra casa editrice, un nome ricco di richiami e rievocazioni filosofiche e letterarie. Utopia è anche un’isola, un luogo di speranza e raccolta e in tal senso lo sentiamo particolarmente affine alla nostra rivista.

Un nome evocativo, è vero, che coniuga disincanto e speranza. Una casa editrice letteraria, nel 2020, mi sono detto. Basta entrare nelle librerie e osservare le classifiche di vendita per scoraggiarsi.
Perché gli uomini sono spesso disperati ma poi, se si propone loro un grande scrittore di pensiero, che può suggerire percorsi, indicare orizzonti, gli preferiscono l’ennesimo romanzo d’evasione?
Utopia fiorisce nel terreno arido di questa perplessità.

Da quali esigenze è nato il vostro progetto editoriale?

Da una vocazione. La ricerca e la scelta dei libri per me non sono un lavoro; preferisco questo a qualsiasi vacanza. Un’attività che dà l’illusione che la vita si espanda oltre i perimetri dell’esistenza, oltre lo spazio, il tempo, le prigioni della quotidianità. Il progetto editoriale si è sviluppato a partire da questa consapevolezza.

A breve sarà in libreria il libro di Anne Carson, Economia dell’imperduto. Vorrei qualche parola sulla scelta di questa poetessa e sui progetti futuri della vostra casa editrice in ambito poetico.

Anne Carson è una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea. È tradotta in tutto il mondo, ha vinto i massimi premi letterari. Utopia ne curerà l’opera saggistica, a partire da “Economia dell’imperduto”, un saggio che valuta le ripercussioni finanziarie e politiche di ciò che è inquantificabile: la poesia, la solitudine, la memoria, la negazione. Per il momento la casa editrice si occupa di narrativa e saggistica, ma la prosa di Anne Carson, così come quella di Piero Scanziani, in uscita il 22 ottobre, vibra di una carica poetica straordinaria.

 

“Utopia” si ispira al metodo del montaggio che nel Novecento da Benjamin a Warburg ha tracciato un modo di procedere. Ha infatti l’intenzione di trasformare ciascun volume pubblicato in un capitolo di un’opera più grande. Potresti spiegare meglio?

La coerenza è una garanzia di qualità. Le grandi case editrici sono spesso costrette, per ogni libro di valore, a pubblicarne dozzine insignificanti. Il catalogo di Utopia è progettato come un’opera d’arte: vive di una propria poetica, ha una trama, uno stile, una lingua. Credo che l’arte di far libri si distingua in questo dall’industria editoriale.

 

È possibile da parte di autori contemporanei inviare alla casa editrice delle opere inedite?

Sì, leggo tutto. Ma la selezione è attentissima: scrivere non è necessario. E così pubblicare.

Quali le tue utopie?

Una. Che i lettori si affidino e prendano i libri di Utopia, senza leggerne neppure la sinossi. Un atto di fiducia assoluto. Avrei raggiunto l’obiettivo precipuo del progetto: un libro può piacere o meno, ma chi ha gusto letterario ne riconosce sempre la grandezza, anche quando non intercetta i propri gusti. Una casa editrice ha ragion d’essere se, e solo se, il lettore ne intuisce il pensiero, ancor prima di leggere i paratesti dell’ultima pubblicazione. E, sì, questa non è un’epoca di pensiero.

Biografia

Gerardo Masuccio è nato a Battipaglia, in provincia di Salerno, nel 1991. Dopo gli studi classici a Eboli, nel 2010 si è trasferito a Milano per frequentare l’Università Bocconi. Ha conseguito due lauree, in Giurisprudenza e in Economia, con tesi sul diritto d’autore e sull’editoria libraria. Negli anni universitari ha fondato il salotto letterario degli studenti. Poeta ed editor, lavora per Atelier e Bompiani. Dal 2020 è il direttore letterario di Utopia.

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