Colapesce: Messina

Colapesce: Messina

Intervista a Venera Leto

a cura di Giovanna Di Marco e Ivana Margarese

 

Iniziamo con il chiedere del vostro nome “ Colapesce” che fa riferimento a una bellissima storia legata all’isola e alla Sicilia.

Secondo il mito, Colapesce , abile nuotatore, notò che una delle colonne che reggevano l’isola era danneggiata. Coraggiosamente non risalì più in superficie ma continuò a reggere l’isola con le proprie braccia per evitare che la Sicilia sprofondasse. Mi piace immaginare che quella colonna portante (un po’ crepata, ahimè) sia la cultura e che anche la mia piccola libreria, nel suo piccolo, contribuisce a sorreggere uno dei pilastri della nostra splendida isola.

La libreria è un luogo di narrazioni e incontri che si intreccia con la vita della città, dei suoi abitanti, dei suoi visitatori. Che relazione c’è tra “Colapesce” e Messina?

Io sono un architetto e per me l’architettura non risponde solo ad una ricercata qualità estetica ma è soprattutto sostenibilità sociale, intesa come creazione di spazi della comunicazione, dell’integrazione, spazi di relazione; é contenitore di valori, espressione di cultura, testimonianza di impegno intellettuale e civile da parte dei progettisti. Ad un certo punto del mio percorso ho compreso che era arrivato il momento di impegnarmi direttamente e gestire uno spazio che potesse contribuire alla riqualificazione della città innescando processi di rigenerazione urbana.
Colapesce è uno spazio di confronto. Sulla scia dei caffè letterari del passato non è un semplice bar, né una semplice libreria. Io tengo molto a questo aspetto. Chi frequenta Colapesce deve essere consapevole di appartenere ad un movimento culturale, deve saperlo riconoscere e deve contribuirvi, altrimenti non ne ha compreso assolutamente il genius loci.

Vostro intento è creare rigenerazione urbana e inclusione sociale attraverso la cultura.In che modo promuovete le nuove uscite e i nuovi autori? Vi attivate anche nella promozione dei classici?

La presentazione del libro è sempre un tassello importante per collegare gli autori ai lettori. Al momento, essendo impossibilitata ad organizzare gli eventi in presenza, ho spostato innumerevoli presentazioni sul web. Utilizzo molto la diretta consentita dai social, sia per dialogare direttamente con gli autori, sia per promuovere le nuove uscite e i nuovi autori. Dedico, attraverso una diretta facebook, almeno 10 minuti alla settimana alle nuove uscite.
Le librerie indipendenti sono un po’ dei vestiti cuciti su misura sulla taglia del libraio. Alcuni classici, che per me sono indispensabili continuano ad essere proposti con lo stesso entusiasmo delle novità.

In che modo avete gestito e state gestendo i problemi legati alla pandemia? Qual è la reazione dei vostri clienti rispetto alla lettura?

In pieno lockdown mi sono dedicata a creare una mappatura delle librerie indipendenti (“Le allitterate” perché con riferimento alla figura retorica sottolinea come le librerie pur avendo “suoni simili” abbiano ciascuna un proprio timbro) presenti sul territorio italiano e ho disegnato il ritratto di ogni libraio. L’intento era quello di rendere visibile e rafforzare una rete esistente e sottolineare, attraverso il mio piccolo contributo, l’importanza che questi luoghi hanno costituendo il tessuto culturale più vivace del paese.
Siamo stati vicini ai nostri lettori, creando un format che consentiva di leggere in streaming coinvolgendo , attraverso un link aperto, chiunque lo volesse a parteciparvi. Abbiamo ascoltato varie voci ogni settimana.
Ho attivato immediatamente la consegna a domicilio, servizio ancora attivo, accreditandomi alla protezione civile insieme ai ragazzi dei deliveroo cibo, al fine di poter consegnare i libri direttamente nelle abitazioni.
Abbiamo aderito a bookdealer, un e-commerce che consente la spedizione dei libri mantenendo il rapporto diretto tra libreria e lettore.
La risposta dei lettori è stata abbastanza positiva, anche se speriamo sempre di crescere ancora e creare lettori indipendenti che non c’erano.

Puoi raccontarci infine di un libro che ha cambiato il tuo modo di guardare?

Specie di spazi di Georges Perèc. Questo libro ha influenzato fortemente il mio modo di osservare i luoghi. Li ha resi fragili, mutevoli, vulnerabili. Mi ha insegnato come il tempo modifichi continuamente lo spazio e quanto è importante la mia percezione di esso per poter intervenire in questo processo inesorabile. Pensare addirittura di modificarlo, definirlo, disegnarlo e lasciare un segno nel vuoto.

Biografia

Venera Leto (Castroreale, 1983) impara a leggere a tre anni e da quel momento non smette più. Affascinata dal potere dei segni e delle immagini cresce riempiendo fogli bianchi. Si laurea in architettura, consegue un dottorato in architettura del paesaggio, studia e lavora all’estero ma decide di tornare a Messina. Convinta della relazione tra architettura, tra luogo e relazioni sociali diventa imprenditrice nella città in cui vive: “Secondlife Concept Store” un luogo per promuovere un nuovo stile di vita ecologico basato sul riciclo e sul riuso, “Retronouveau” sala concerti e palcoscenico di live internazionali dove i sogni si trasformano in musica e infine “Colapesce libri, gusti, idee”. Instancabile curiosa non vuole mai smettere di imparare e si cimenta in avventure sempre nuove: Qual è la differenza tra l’essere insegnante di storia dell’arte al mattino o preparare un gin tonic la sera ? Nessuna, la passione nel fare le cose è identica.

No Comments

Post A Comment