PENELOPE: POESIA DI GRAZIA FRISINA

PENELOPE

di Grazia Frisina

Immagine in copertina di Greta Pasha

 

 

Senza lasciare segni

la passione ha avuto il tempo di morire

dentro a un letto tarlato dalle notti più fredde

Ho posato la testa su guanciali d’autunno

lasciando che le musiche i colori

i desideri cadessero come foglie

e i fantasmi giocassero con i silenzi

 

Eccomi davanti all’orizzonte

a non sospirare più gli arrivi

Il tuo ritorno

In questa spiaggia ho sotterrato

lo sciame dolente dei giorni dell’attesa

Tante albe m’hanno visto

accogliere il brivido del mare

E ora che senso la tua venuta?

Come puoi ancora conoscere

le linee del mio corpo? le movenze? le cicatrici?

Quella terra che si faceva luna per te

oggi non ha che canali scavati dalla sete

Che suono avrebbe

nel tuo orecchio la mia voce?

Cimbalo flauto stonato

Zampogna desolata – Questo mio salmodiare triste

Molto di più ne sa il rosmarino

che profuma anche delle mie lacrime

In ogni sua foglia ho contato

le forme dell’assenza

E il mio nome? Nome di sposa abbandonata

Non trova più nettare nella tua bocca

Sposa? Sì – di un principe crudele

Tu – non io – lasciasti orfana la casa

nudandola di pane e calore

 

Sullo specchio scivolano i ricordi – come pioggia sabbiosa

Al tempo – mai avvenuto? – in cui i miei capelli

odoravano di vento e del tuo desiderio

Era il mese senza giorni

pure le api cantavano l’inverno

e s’addobbavano per l’incontro nuziale

quando sulla tua barba

migravano le mie stanchezze

E intanto dalle tue carezze

sporgevano cadenze di addii

Di mare erano bagnati

già i tuoi baci

Nelle tue vene scorreva il bagliore dei cieli stellati

e la malia di fiori e sirene sconosciute

E io per non restare onda sotto la tua chiglia

mi scesi nel discorso lungo di un telaio

 

A te gli dei diedero l’avventura

A me donna l’esilio in questa casa

 

Certo ad altri uomini avrei concesso i miei sorrisi

se solo tu avessi sciolto

i lacci dei tuoi abbracci – bugiardi!

con cui avevi deliberato la mia sudditanza

prima che inchiodassi la mia veste

sulla soglia d’oro del palazzo

e mi lasciassi per compagna la notte

col suo secco labbro

 

Non voglio più conoscerti

Non c’è posto per i tuoi ormeggi – Neppure nel cuore

Qui – Sei straniero nel mio porto

Torna là dove hai sparso i tuoi semi

da cui mai coglierai i frutti

 

È questa l’ora per le tue lacrime

Anche delle tue lacrime

( Poesia contenuta in Questa mia bellezza senza legge, Sassoscritto ed. Firenze, 2012)

Biografia

Grazia Frisina è siciliana dorigine, vive in Toscana. Gdocente di Lettere nelle scuole superiori. Le sue pubblicazioni: il romanzo A passi incerti (2009 finalista “Premio Firenze” 2009), il dramma poetico sulla Shoah Cenere e cielo (2015- rappresentato al museo della Deportazione di Prato), le raccolte poetiche Foglie per maestrale (2009), Questa mia bellezza senza legge (2012), Innesti (2016 – opera vincitrice alla XVI ed. Premio Carver, 2018). Madri (2018) pref. di Marinella Perroni, tre pièces su alcune figure femminili del mondo biblico. È presente, con alcuni suoi componimenti, in varie riviste letterarie nazionali. Nell’ambito del progetto La solitudine: il pieno e il vuoto (2012), organizzato dall’Associazione Oltre l’orizzonte di Pistoia, ha partecipato, come poeta, alla mostra Faccia a faccia con le opere di Edoardo Salvi. Presso la biblioteca San Giorgio di Pistoia ha curato La gioia diventa un dipinto, incontro sulla poesia di Emily Dickinson, tra arte e musica (2014), e i dialoghi poetici Ricordi come raccoglievamo i narcisi sulla storia d’amore fra Sylvia Plath e Ted Hughes (2015). Presso la casa-museo Guidi di Firenze ha ideato e curato il dialogo poetico Il mare nel vento – Una voce dentro l’altra, sull’amore fra Elizabeth Barrett e Robert Browning (2017).

 

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