09 Mag La vita segreta dei fiori
Amy Mindell. La vita segreta dei fiori
Cura, introduzione e traduzione di Sara Manuela Cacioppo, AnimaMundi edizioni, 2021
La vita segreta dei fiori è un libro illustrato in cui prosa e poesia si alternano a opere d’arte floreali: fiori e piante umanizzati che ripropongono la vita dell’uomo e i suoi diletti.
Di seguito ne riportiamo l’introduzione e un estratto dell’intervista.
le miche di fuoco
coi lunghi tuoi petali
chiudi nel cuore
tu leso, o poeta
dei pascoli, fiore
di croco!
Giovanni Pascoli, “Il croco” in Canti di Castelvecchio, 1903
Introduzione
Fiore (dal latino flōs flōris, calco del greco ἄνϑος) è la “parte migliore” o superiore della pianta che contiene gli organi della riproduzione. Nell’uso alcuni fiori portano il nome della pianta (es. una rosa) al contrario di altri (un fiore di pesco). In botanica per fiore si intende un germoglio (asse caulinare con le relative foglie) che porta gli sporofilli, ossia foglie fertili adibite alla funzione riproduttiva in quanto creatrici di spore. Dunque definiamo fiore il complesso degli sporofilli, differenti dalle foglie normali anche per forma e grandezza, che termina i rami di alcune Pteridofite (equiseti, licopodi, selaginelle).
In termini figurativi un fiore designa la “parte scelta”, pensiamo ad esempio alle espressioni: il fiore della nazione o il fiore della gioventù. In senso più astratto troviamo invece espressioni quali il fiore degli anni o il fiore della vita, volte a indicare la preziosità della gioventù.
La simbologia associata al concetto di fiore è molto vasta, passando dalla connotazione di bellezza (essere un fiore) o di eccellenza (un fior di uomo) a quella di simbolo delle nozze e di castità (fiori d’arancio, fiore verginale o della verginità). La verginità stessa è talvolta immaginata poeticamente come un fiore che si coglie nell’atto della deflorazione. Il fiore appare dunque spesso legato alla sfera della femminilità (in lingua francese il termine fleur è di genere femminile).
Nell’Ottocento nasce la florigrafia o linguaggio dei fiori, un modo di comunicazione non verbale attraverso cui gli stessi comunicano un significato particolare che affonda le proprie radici nella mitologia. Fiori e allestimenti floreali venivano usati per esprimere il sentire dell’individuo, soprattutto quelle emozioni che non potevano essere espresse liberamente nel periodo vittoriano a causa della clausura. Per sfuggire all’oppressione venne dunque elaborato un vero e proprio codice segreto. Ne scaturì un’editoria specializzata nella stampa dei flower books, opere accuratamente illustrate con incisioni e litografie.
La florigrafia arrivò in Europa grazie alla poeta femminista Lady Mary Wortley Montagu, trovando il consenso di una grande cerchia di lettori colti. Si diffusero rapidamente libri e dizionari dedicati al tema floreale, tra questi l’Abécédaire de flore e il Flowers: their Use and Beauty, in Language and Sentiment.
In breve tempo la florigrafia divenne una moda, in Francia ad esempio diventò d’uso comune regalarsi degli almanacchi floreali, ovvero degli acquerelli o disegni a matita di fiori stagionali seguiti da poemi o racconti.
La florigrafia si è riversata in tutte le arti, dai pittori Preraffaelliti ai poeti e scrittori di ogni tempo e luogo. In letteratura anglo-americana ricordiamo ad esempio Jane Austen ed Emily Dickinson, per le quali il giardino era un’inesauribile fonte di ispirazione. Nel 1892 al St James’s Theatre di Londra andò in scena la prima di Lady Windermere’s Fan di Oscar Wilde, il quale chiese ai suoi amici di indossare un garofano verde come simbolo di apparenza al dandismo e di omosessualità. Passando alla letteratura francese non possiamo non citare Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire, raccolta lirica pubblicata nel 1857 il cui titolo è fortemente emblematico: il poeta intende servirsi della poesia per “estrarre la bellezza dal male”.
La Natura è un tempio ove pilastri
viventi lasciano sfuggire a tratti
confuse parole.
Charles Baudelaire, “Corrispondenze” in I fiori del male, 1857
La letteratura italiana è ricca di poeti che si sono ispirati alle piante o ai fiori attribuendo loro i significati più vari. Tra questi si sceglie di citare Giovanni Pascoli, Umberto Saba ed Eugenio Montale.
I fiori e la natura si trovano in tutta la letteratura mondiale. Ricorrente è l’immagine del fiore come metafora dell’esistenza umana, talora testimone della sua brevità e fragilità, così come incarnazione dell’Io poetico esule e inquieto in marcia verso l’ineluttabile destino di morte; talaltra incarnazione di natura salvifica che rischiara e mite consolazione dell’animo.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Eugenio Montale, “Portami il girasole” in Ossi di seppia, 1925
La consolazione data dalla natura è sacra e fuggevole come il sentimento amoroso. Il fiore si fa talvolta specchio dell’amata fino a fondersi con lei, in un tutt’uno in cui la natura fiorisce insieme all’amore degli amanti.
Anche tu eri una Piccola foglia
che tremava sul mio petto.
Il vento della vita ti pose lì.
Dapprima non ti vidi; non seppi
che camminavi con me,
finché le tue radici
perforarono il mio petto,
s’unirono ai fili del mio sangue,
parlarono per la mia bocca
fiorirono con me.
Pablo Neruda, “Epitalamio” in I versi del Capitano, 1952
Nella poetica di Amy Mindell il desiderio di ricongiungimento col mondo naturale arriva al suo massimo compimento. I fiori hanno anche qui potere salvifico e illuminante. Il mondo segreto dei fiori appare a metà fra la vita e la morte, collocato in un non luogo mistico a cui l’uomo può imparare ad accedere.
E quando le luci si attenuarono
E il mondo ancora dormiva
I nostri petali in libertà parlarono
Mentre d’ardore il nostro cuor bruciava.
Seguirò il sole quando il nuovo giorno sta per nascere
Seguirò il sole
Amy Mindell, “Seguirò il sole” in La vita segreta dei fiori, 2021
La vita segreta dei fiori offre allora una chiave per rispristinare il legame sacro fra uomo e natura, permettendoci di colmare la mancanza di senso che affligge la contemporaneità. Amy Mindell spiega che per armonizzare il nostro corpo con il mondo naturale da cui proveniamo dobbiamo sentire il richiamo dei fiori, lasciarci guidare verso la luce. I fiori si fanno dunque simbolo di chiarificazione del sé e del reale.
Nella prima parte del libro la scrittrice racconta di essere quasi ossessionata dalla bellezza dei fiori, dalle loro forme cangianti e nuances di colore. Mentre passeggia per la strada, Amy raccoglie i fiori e le foglie trovati per caso, al fine di dar loro nuova vita in un’opera d’arte in cui il fiore diventa persona e viceversa: avviene un riconoscimento che porta l’individuo all’acquisizione di una nuova consapevolezza, la quale si traduce in nuova forma dell’organismo vegetale plasmata a somiglianza dell’essere umano. Il libro contiene infatti una serie di originali creazioni artistiche realizzate con foglie e fiori, intervallate da poesie e canzoni. Esse mettono in scena l’esperienza umana, i suoi sentimenti e tipicità: dall’abbraccio alla danza del corpo, dalle chiacchiere al riso. L’umanizzazione dei fiori ci induce a ripensare al legame uomo-natura allontanando quell’estraneità sempre più radicata nei secoli.
Amy Mindell ci invita quindi a recuperare l’antico legame col mondo naturale, a conversare con i fiori, a udirne il canto segreto, ad ammirarne lo spettacolo festoso e allo stesso tempo ci spiega come la natura non sia solo qualcosa da contemplare da lontano ma un’amica e una preziosa alleata per il genere umano.
Amy ci esorta a fermarci per osservare la bellezza intorno: le foglie cadute sulla radura, i fiori rivolti al sole, le gocce di rugiada sul verde rigoglioso, i grandi alberi secolari. Dobbiamo imparare a sentirci parte del creato e salvaguardarlo, dobbiamo sdraiarci per terra ad ascoltare, parlare con la natura e lasciarci ispirare.
Non basta aprire la finestra
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi
per vedere gli alberi e i fiori.
C’è solo una finestra chiusa
e tutto il mondo fuori;
e un sogno di ciò che potrebbe esser visto
se la finestra si aprisse
Fernando Pessoa, “Non basta aprire la finestra”, in Versi sciolti, 44 poesie, Mondadori 1996
Intervista all’autrice
Qual è il rapporto tra il tuo lavoro di artista e quello di psicoterapeuta?
Il mio lavoro di artista è fondamentale per quello di terapeuta. Per me la terapia è un atto creativo, non solo una questione di risoluzione dei problemi. Uso spesso la creatività nel mio lavoro. A volte, ad esempio, utilizzo delle marionette con i miei pazienti, oppure le creiamo insieme. Le marionette ci aiutano a esprimere il nostro mondo interiore in maniera sicura e giocosa. Altre volte sperimentiamo il disegno spontaneo, il movimento o la danza. In questa maniera emergono di frequente intuizioni e direzioni nascoste, importanti per la vita di una persona.
Il mio spirito artistico influenza tutto ciò che faccio in maniera sottile ma decisa. Questa dimensione del sentire è uno degli aspetti più importanti a sostegno del mio lavoro terapeutico. Molti anni fa, ho chiamato “metacompetenza” questa sottile attitudine emotiva che sta dietro qualsiasi abilità pratica noi utilizziamo in quanto terapeuti, artisti o professionisti in genere. Nel mio lavoro terapeutico, la “metacompetenza dell’artista” è un’attitudine orientata non solo ad aiutare qualcuno a risolvere i problemi, ma a concepire l’individuo come un essere sorprendente, in possesso di un processo interiore ricco e creativo.
continua…
Qual è il legame tra mitologia e natura?
I miti raccontano spesso del nostro legame con la natura, si tratta di sogni fondativi a lungo termine che cercano di organizzare la nostra vita. Se riuscissimo a sintonizzarci con essi, saremmo più a contatto con noi stessi, con gli altri e con il mondo naturale. Molti miti si riferiscono agli elementi del mondo naturale quali piante, tuoni, vento, ecc. come se fossero presenze vive e animate. In quanto artista, ne sono davvero attratta poiché riecheggiano con il mio sentire a proposito dello spirito nascosto negli oggetti animati o apparentemente inanimati. Quando inizio a lavorare con gli oggetti, infatti, percepisco che il materiale stesso ha una forza vitale che mi influenza mentre vi interagisco.
Come possono l’arte e la creatività aiutarci nei momenti di crisi personale e collettiva?
Credo che l’arte e la creatività siano particolarmente importanti nelle crisi personali e in quelle collettive. Quando siamo dentro a una crisi, il nostro processo interiore può indicarci la strada da percorrere. […]
L’arte può aiutare in tempi di crisi collettiva? Sì, gli artisti sono stati nel tempo veicoli preziosi per l’espressione dei movimenti sociali e politici. Dalla musica di protesta alle marionette, dalla danza al canto e al teatro, gli artisti hanno sempre utilizzato l’arte per generare maggiore consapevolezza e fornire nuove prospettive per il nostro mondo. Arny e io, di frequente, ci occupiamo della risoluzione dei conflitti nelle grandi organizzazioni e nelle comunità in contesti di grande tensione. Quando le questioni sono troppo forti o senza via d’uscita, ci atteniamo a ciò che viene detto, ma cerchiamo al contempo di distaccarcene per monitorare impulsi, gesti ed esperienze impreviste sia in noi stessi che nelle persone con cui lavoriamo, per poter trovare intuizioni e soluzioni nuove.
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