14 Dic DIACRONIA MINIMA DEL TARANTISMO
DIACRONIA MINIMA DEL TARANTISMO
Storia di un rituale mediterraneo
di Tullia Conte
Fotografie Francesca Grispello
Il paesaggio simbolico del tarantismo è composto da archetipi opposti, durante i giorni dedicati al rito si genera una nuova armonia. Al centro di tutto c’è la taranta, l’insetto-anima che ha le sembianze di una donna e fa i mestieri più disparati (maestra, ballerina, etc.), uno dei volti poco noti della Signora del Tempo – giovane matura o vecchia – che, nella cultura tradizionale del Sud Italia, incarna il ciclo naturale vita-morte-rinascita. Il tempo, il luogo, lo spazio, la percezione tutta alla luce della taranta diventa un altrove dove il corpo – in un presente estatico – trasfigura luoghi, gesti e diventa esso stesso storia. Il corpo estatico, il tocco sublime del morso riorganizzano equilibri e scenari profondissimi. Il respiro diaframmatico, la pelle del tamburo, la resistenza alla rigidità degli equilibri tra istituzioni e persone, permettono di immaginare e osservare nuovi scenari, geografie non normate di un tempo futuro, un futuro che viviamo adesso.
La taranta diventa femmina in Diacronia minima del tarantismo, il nuovo libro di Tullia Conte, regista, performer e insegnante di casa a Parigi. Il libro presenta una rilettura storica dei rituali collegati al fenomeno del tarantismo, abbracciando la questione di genere: l’estromissione praticamente totale delle donne dalla comunità scientifica che per secoli si è occupata di questi accadimenti, oltre che l’attribuzione del fenomeno al genere femminile come prerogativa congenita e negativa. Caterina Naselli, Clara Gallini, Amalia Signorelli, sono alcune delle studiose che hanno contribuito in maniera fondamentale agli studi di settore, che il testo ripercorre dalla prima testimonianza storica nel 1064, arrivando ai giorni nostri. “La taranta dice (…) noi siamo tutte sorelle”. Altra necessità è quella di ottenere una narrazione, agile e scevra da pregiudizi e campanilismi, che sia capace di comprendere tutti i territori dove queste pratiche sono state messe in atto, per distruggere lo stigma della donna salentina morsa dalla taranta. Attraverso le testimonianze fornite, si configura un orizzonte simbolico vasto e vitale, difficilmente inquadrabile in stereotipi.
Negli anni Cinquanta dell’Ottocento la ballerina e avventuriera Lola Montez diffuse una danza di sua invenzione, Il ballo del ragno, fino in Australia. Lo spettacolo proponeva una sorta di tarantella, nella quale la Montez si contorceva per scacciare finte tarantole. La danzatrice aveva cominciato la sua carriera nel 1843, debuttando con uno spettacolo dove eseguiva varie danze, tra queste « la morte del ragno » colpì pubblico e critica, che considerava « la questione del ragno » una superstizione appartenente alla cultura spagnola.
La ballerina, attrice, femminista, ed inoltre la prima donna a farsi fotografare nell’atto di fumare, all’anagrafe Elizabeth Rosanna Gilbert, nacque a Grange, in Irlanda, nel 1821. Nel 1843, reduce da un viaggio in Spagna, decise di farsi passare per una ballerina spagnola, vedova di guerra, prese il nome di Lola Montez. La prima esibizione, nel giugno 1843 a Londra, in seguito a San Pietroburgo, a Dresda, a Varsavia, a Parigi, a Riga, a Berlino. Entrò come ballerina nel Teatro dell’Opera. Nel 1846, fu ingaggiata dal Teatro nazionale di Monaco di Baviera, quando il direttore vide l’esibizione la licenziò su due piedi. Lei (secondo la sua versione), con l’abito di scena ancora indosso, si diresse verso la Residenz, il palazzo di re Ludwig. Si intrufolò nel suo studio e chiese giustizia.
Il vecchio sovrano la squadrò e le chiese se fosse una vera donna o un oggetto d’arte. Lei afferrò un paio di forbici e si tagliò il vestito fino alla vita, lasciando scoperto il seno. Ludwig non volle sapere altro: ordinò che il direttore fosse licenziato e che a Lola fosse fatto firmare un contratto al Munchner Hof-und Nationaltheater. L’effetto di Lola sul re fu devastante, il sovrano le fece attingere soldi dalle finanze di Stato, costruì per lei un palazzo e cedette a ogni suo capriccio. Nel 1847 la nominò contessa di Landsfeld: il governo si dimise per protesta, nonostante lei avesse preso l’incarico sul serio: aveva creato un suo gabinetto politico, introdotto il codice napoleonico, ridimensionato il potere dei gesuiti, alzato gli stipendi degli insegnanti. Si fece tantissimi nemici. Si sospetta che i moti studenteschi contro di lei, nel 1848, fossero sovvenzionati o istigati dall’estero. I disordini si estesero. « Fuori la puttana », ruggiva la folla. A quel punto Ludwig accettò di firmare l’espulsione. Lola fuggi di notte in treno, il 12 febbraio 1848. Il 20 marzo Ludwig abdicò e lasciò il trono al figlio Massimiliano II.
Lo storico Michael Cannon ne scrisse:
« Nel settembre 1855 si esibì nella sua fortemente erotica « danza del ragno » al Theatre Royal di Melbourne, sollevando talmente in alto la gonna che il pubblico poté vedere come non portasse affatto biancheria intima. Il giorno seguente l’Argus tuonò che la sua esibizione era stata «apertamente sovversiva verso ogni ideale di pubblica moralità». Le famiglie rispettabili smisero di frequentare il teatro, che subi ingenti perdite. »
A Castlemaine, in Australia, nell’aprile 1856, venne « selvaggiamente » richiesto un bis della « danza del ragno » da un pubblico di 400 minatori, ma la Montez scatenò l’ira dei presenti insultandoli a causa dei loro rumoreggiamenti. Si guadagnò ulteriore notorietà a Ballarat quando, dopo aver letto la stroncatura di un suo spettacolo sul The Ballarat Times, insegui il redattore con una frusta.
Biografie
Tullia Conte regista teatrale, attrice e performer, è impegnata da anni nello studio delle danze popolari secondo una prospettiva di antropologia teatrale. Nata nel Cilento ma trasferitasi in tenera età a Napoli, e legata alla sua terra; internazionale perché vive a Parigi, passionale e “scientifica” in nome dei suoi studi antropologici, si occupa di tarantelle tradizionali ma con un sguardo teso al presente, al contemporaneo. Tra i suoi spettacoli Tarantella Cruda, Storia di Maria, Antidotum, san Tarantella, SUDD. Nel 2010 fonda con Mattia Doto “SUDANZARE”, associazione basata a Parigi che si occupa di cultura e promozione della danze e delle culture dell’Italia del Sud. Nel 2019 ha pubblicato “L’altra taranta – Annabella Rossi e il tarantismo nel Cilento”.
Francesca Grispello lavora come giornalista e come ufficio stampa (Synpress) per artisti ed eventi, si occupa di cultura e spettacoli, di fotografia e letteratura, di editoria e di tutto ciò che si muove in ambiente espressivo.
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