“L’isola spettrale. Guida immaginifica ai fantasmi di Sicilia”. Dialogo con Beniamino Biondi

Intervista di Giovanna Di Marco

 

L’isola spettrale è una guida immaginifica che raccoglie storie, leggende e misteri sui fantasmi  in Sicilia. Beniamino Biondi racconta di luoghi che conservano tracce di queste ineffabili presenze: castelli, palazzi storici, ville, chiese, ma anche torri e monasteri che compongono un atlante degli arcani di Sicilia. Tutto il territorio dell’isola è setacciato dall’autore: dal triste spettro della Baronessa di Carini, ai fantasmi che affollano i castelli di Milazzo, Mussomeli, Caccamo e Leucatia a Catania; dalla celebre villa infestata di Mondello, alla casa dei fantasmi di Agrigento rievocata da Luigi Pirandello; dalla maledizione della suora che abita i sotterranei del Teatro Massimo a Palermo, alle urla di donna sulla Torre San Filippo nel ragusano, fino a giungere a Enna, al centro dell’isola, al galoppo con il fantasma di Federico II. Il libro contiene in allegato anche una mappa della Sicilia spettrale.
Scrive Rosario Battiato nella prefazione: “c’è un filo ectoplasmatico che attraversa le storie di questa guida spettrale, cucendole le une alle altre, fino a realizzare una specie di galleria fotografica in negativo della Sicilia. Anfitrione di questo occulto museo degli orrori è Beniamino Biondi che incanta e seduce con una collezione di fantasmi che sorgono dagli scantinati del racconto popolare, s’inerpicano sulle lastre scivolose della storia e s’abbarbicano su alcune delle più cruenti tragedie della memoria collettiva dell’isola. È qui, in questo interstizio tra la vita e la morte, che s’insinua la scrittura pregiata e levigata di Biondi, ritmata da rimandi a echi lontani e alla sontuosità di uno stile che pare materia sulfurea esso stesso; le sue parole ingozzano le ombre di sostanza viva e contemporanea, ricollocando i fantasmi nella meraviglia e nel raccapriccio del lettore di oggi”.

Come è nato questo tuo lavoro? Raccontalo ai nostri lettori.

L’isola spettrale è il mio primo libro di narrativa, e con esso ho tentato la strada del racconto che muovendo da un preciso dato storico volge  a una cronaca d’immaginazione, attraverso l’elemento invariante dei fantasmi intesi come “spiriti dei luoghi”. L’ho scritto più per dare ordine ad alcuni miei appunti e indagini nel modo di una guida insolita e bizzarra di Sicilia. Ho sempre amato le storie di spettri e i racconti popolari, e ho cercato di offrire una radiografia compiuta di alcune più significative tradizioni orali dell’isola che in qualche maniera inventano l’invenzione, cioè costruiscono una storia su un pretesto che è già fantastico e ideale.

Le storie spettrali di cui parli prendono spunto da luoghi e fatti storici, ma soprattutto da leggende. Non mancano peraltro storie spettrali che sono raccontate anche in opere letterarie. In quale di questi ambiti e perché hai riscontrato maggiori difficoltà nella stesura del tuo lavoro?

Per convenzione romantica ogni castello ha il suo fantasma, ma in realtà alcuni spettri hanno un fondamento storico reale, trasfigurato in leggenda nei casi di morte violenta o di fatti di sangue che hanno provocato la coscienza di intere comunità. Talvolta la leggenda ha una sua funzione politica, servendo come atto di contestazione a un’idea di potere assoluto, o come antidoto morale. In ogni caso i fantasmi in Sicilia sono numerosi, come una lunga tradizione di testimonianze locali ci riconsegna alla memoria della piccola storia. La tradizione siciliana di storie spettrali è ampia e diffusa, soprattutto a cavallo tra i due secoli passati, ed ha proseguito da Capuana a Bonaviri fino all’estromissione letteraria che il romanzo giallo – che in Sicilia è di mafia, cioè poliziesco – ha compiuto privilegiando l’indagine e la trama sul mistero delle percezioni.

Da cosa nasce, secondo te, questa necessità recente di tracciare mappe o atlanti nella saggistica, ma anche nelle opere di narrativa o in libri che si presentano in forma ibrida, come se la letteratura importasse il lessico e l’ordine dal mondo geografico?

Intanto una certa tendenza all’ibridità contemporanea, e poi il bisogno di offrire al lettore una mappa immediata del libro, un tracciato visibile e decodificabile. È l’esigenza, talvolta faticosa e costringente, di ritrovare un ordine, cioè di afferrare le cose privando il libro dell’aura misteriosa che pur sempre possiede. E proprio per questo, al di là dell’organizzazione dei testi, il contenuto sfugge di continuo, sorretto da una meravigliosa ineffabilità che scompone l’ordine del mondo. In altri casi, invece, questa necessità accade per l’abitudine a comporre testi di cumulazione organizzativa, rinunciando ai sacri azzardi del pensiero, o per l’eccessivo valore che si affida alla trama che rassicura il lettore a una scansione logica e razionale dei fatti e delle cose.


Qual è la storia spettrale da te raccontata che ti ha maggiormente sconvolto?

Sono molte, per la verità, ma la storia di una delle tre sorelle di Federico III D’Aragona, ritrovata morta dopo mesi di clausura forzata con una scarpa fra i denti, in un estremo tentativo di sfamarsi, mi ha sedotto con angoscia proprio per le dinamiche atroci che l’hanno presieduta e per il suo espediente inconscio di mortificazione, una forma tragica e tristemente poetica di espiazione morale.

Perché abbiamo bisogno dell’invisibile e perché soprattutto qui in Sicilia?

I fantasmi sono degli ossimori simbolici esemplari, in quanto esistono a un livello percettivo non probante. In questa incertezza fatale si coglie il significato più profondo dello spettro come immagine speculare di una coscienza collettiva non emersa: il fantasma è il sintomo della paura e quindi del bisogno di esorcizzarla, il referente occulto della verità vera di ciascuno di noi, l’orizzonte non inibito del potere dell’immaginazione. In Sicilia l’invisibile esiste alla luce del sole e se ne ha esperienza in quella lunga storia dell’isola che ha reso misterioso ciò che era chiaro, fino alla sua negazione. Del resto, come ha scritto Simone Weil, “il profondo è un rapporto con il superficiale”.

Parlaci dei tuoi nuovi progetti nell’immediato o dell’argomento di cui sogni di scrivere.

Sto lavorando a un nuovo libro su alcuni misteri siciliani e sto rivedendo le bozze di un volume che conterrà tutta la mia produzione poetica dal 2005 al 2017, dispersa in tante edizioni oramai esaurite e fuori commercio. Ho terminato un libro che prosegue la mia ricerca sul cinema giapponese, a cui ho dedicato molti anni, e sarà il lungo frutto di ampie ricerche d’archivio e di reperimento di materiali inediti. Infine, sto mettendo in ordine numerosi appunti per un libro sui borghi fantasmi in Sicilia, una sorta di guida romanzesca ai luoghi dimenticati e meno accessibili dell’entroterra contadino, nel profondo silenzio che più amo.

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