19 Apr Doris Bellomusto, inediti
a cura di Giorgio Galli
Sono prive di qualsiasi artificio le poesie di Doris Bellomusto. Nuda è il titolo di una sua recente raccolta, e nude sono queste poesie. Si concedono solo qualche rima e qualche allitterazione. Non temono di nominare il cuore e l’amore, la nostalgia e il trascorrere del tempo. Eppure non sono ingenue: basta osservare la citazione petrarchesca incastonata e quasi nascosta nell’incipit di 11 dicembre (“Oggi ho ragionato d’amore / e misurato queste stanze / a passi lenti”) per avere più di un dubbio sulla semplicità esibita dall’autrice. Una poesia elementare, ma anche elementale, attraversata da un forte senso del decadimento e della fine, ma anche dalla resistenza contro il decadimento e la fine. Il suo spazio ideale è l’umano. Non c’è paesaggio se non in funzione del problema umano che i versi si pongono. La poesia è il mezzo attraverso cui la poeta mette in atto la sua resistenza alla consunzione. Se il tempo “scalfisce” il vivente, il dire poetico lo eterna. Ma nulla basta a lenire la nostalgia della vita che accompagna ogni istante del vivere, giacché ogni momento appena vissuto scivola nell’eternità di ciò che è stato e mai più sarà, e pertanto la vita stessa è una perenne nostalgia.
*
Nel lago del cuore
Quante mute creature
di cenere e vento
nascondo nel lago del cuore?
Quante sono le gocce che piove il cielo
quando con tocco lieve
la paura cede il passo alla nostalgia.
*
11 Dicembre
Oggi ho ragionato d’amore
e misurato queste stanze
a passi lenti.
Ho aspettato che il cielo
poco a poco si oscurasse,
per sentirmi al sicuro
nel blu dell’imbrunire.
La luce di Dicembre
contiene il cieco incanto dell’inverno
e sordo il mio stupore
concede al cuore
silenzio e meraviglia.
*
La tana della volpe
Il graffio del tempo
scalfisce i giorni,
la tana della volpe
li nasconde,
astuta li consuma
con lenta parsimonia
ma il cuore non si sazia
e resta ingordo.
Non basta la somma dei giorni
ci vuole il tempo eterno.
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