11 Set Radio 100 passi: in dialogo con Danilo Sulis
di Ivana Margarese
La prima domanda che vorrei farti riguarda il ruolo della memoria. Quanto, al di là di commemorazioni e giornate dedicate, la memoria e l’attenzione alle proprie radici può essere a tuo parere alimento e volano per le speranze e per il futuro? Quanto l’utopia necessita comunque di un luogo – di tracce ed esempi – da cui procedere?
La memoria è importante soprattutto per coinvolgere i giovani in pezzi di storia che non hanno vissuto e comunque a loro poco conosciuti. Ma parlo di memoria, non di manifestazioni retoriche. Nel nostro statuto c’è scritto: “valorizzazione della memoria storica delle persone che hanno operato contro le mafie, onorando le vittime ricordandole gioiosamente festeggiandone il loro compleanni in alternativa alle commemorazioni in occasione degli assassini”, scelta risultata lungimirante visto poi la presenza in eventi ufficiali di politici poi condannati per collusione con ambienti mafiosi. Per i ragazzi la memoria può essere volano per il futuro se chi li incontra, durante la narrazione riesce ad emozionarli, allora quello sarà un semino che potrà far crescere in loro la pianta della coscienza e della consapevolezza.
La seconda domanda riguarda un sentimento che a me sta molto a cuore: l’amicizia. Essere amici tra differenze e affinità ci permette di sperimentare quella fiducia e quella solidarietà da cui spesso prendono avvio le idee e i cambiamenti. Vorrei un tuo parere su questo.
Il concetto di amicizia è mutato negli anni, per la mia generazione è stato motivo di aggregazione che ci ha fatto crescere insieme e con noi le nostre idee. Per questo, anche con persone che non incontriamo da anni rimane un legame forte proprio perché era stato cementato da trascorsi comuni, anche difficili. Erano gli anni dello scontro generazionale anche all’interno delle famiglie, e l’amico era spesso l’unica persona con cui poter parlare e condividere. Ripescando uno slogan degli anni 70 ricorderei, “il personale è politico”, nel mio personale ci sono anche rapporti amorosi che quando sono finiti si sono trasformati in solide amicizie, solide proprio per la grande conoscenza che si aveva l’uno dell’altro e per la comunanza di ideali. Oggi in genere i rapporti mi sembrano più superficiali, credo però che in positivo nelle nuove generazioni ci sia un miglior rapporto uomo donna. Inoltre, visto la presenza nelle scuole e nei posti di lavoro di genti da ogni dove, l’amicizia può sicuramente essere anche strumento di crescita e strumento di fratellanza se nasce tra persone di diverse etnie e culture.
Tu sei musicista, docente, direttore di una radio. Percorsi diversi che si intrecciano nella tua formazione e nella tua attività. In particolare qual è la tua idea di radio? Cosa puoi raccontarci di radio 100 passi?
Se è vero che, il primo amore non si scorda mai…. Dopo le esperienze da musicista degli anni 70/80 il lavoro stanziale non mi ha dato più la possibilità di viaggiare per concerti, ma l’ingresso in sala di incisone ha fatto nascere in me la passione per la registrazione che mi ha portato ad aprire uno studio di registrazione dove ho fatto l’arrangiatore e il produttore artistico. Col tempo, l’impegno con Rete 100 passi (radio, social tv, giornale e circuiti nazionali) ha fatto forzatamente diminuire quello nel settore musicale, ma continuo a comporre e a suonare anche se non in pubblico. Fatalmente il break down mi ha fatto rimettere al piano per postare nei social alcuni interventi musicali solidali. Sempre durante il covid ho messo insieme musicisti di varie parti facendoli suonare insieme, tra questi, i mitici Modena city rambler con i quali io, Giovanni e Luisa Impastato e altri musicisti abbiamo cantato e suonato on line i cento passi.
Per passare alla tua seconda domanda il mio concetto di radio sta tra quella degli anni 70 e quella recente delle web radio. La regia di Radio 100 passi è proprio l’espressione di questa fusione, banco mixer da studio di registrazione, regia e sala ripresa separati dalla classica finestra vetrata e trasmissioni web radio, podcast e video nei social. Ci sarebbe tanto da raccontare sulle radio libere degli anni 70 che sono state fondamentali per la crescita culturale e musicale in Italia e luogo di libertà di parola per la mia generazione. Di questo, e della mia collaborazione con Peppino Impastato, che è frutto dell’intreccio di cui parli nella domanda, racconto proprio mio libro, “da radio aut a radio 100 passi”.
Potresti parlarmi della tua esperienza con le comunità migranti e in particolare con la comunità tamil?
Proprio nel periodo di cui ti dicevo prima, quando avevo lo studio di registrazione, ho registrato e prodotto il cd della comunità Tamil. Una bella esperienza che mi ha fatto conoscere attivisti impegnati nella lotta di liberazione e tanti musicisti provenienti per l’occasione da varie parti del mondo. Ho rapporti anche personali con migranti e lavoratori che vivono a Palermo e quando posso li aiuto anche per risolvere piccoli problemi.
Con le comunità di migranti ho un progetto che nasce da una delle iniziative nate durante il covid di cui ti ho parlato. E’ la nascita di “100 passi music ensemble” con trentadue tra musicisti e cantanti da varie parti del mondo, https://youtu.be/bHnm3L8tQxs esperienza occasionale che ora diventa stabile a Palermo. Si tratta di un collettivo musicale multiculturale e multietnico la cui musica è influenzata dalle esperienze musicali e dalle provenienze dei musicisti partecipanti. Attorno ad un gruppo base la formazione dell’orchestra muta ospitando musicisti e cantanti provenienti da tutto il mondo, abbracciando così l’idea di Peppino Impastato che vide musica e cultura veicoli per mutare la società.
Vorrei farti una domanda sulla scuola e sullo stato dell’educazione oggi, argomento secondo me importantissimo che richiederebbe un’indagine approfondita e dei profondi cambiamenti, a partire dai luoghi e dai corpi che li abitano. C’è un gran parlare di educazione ma una cecità, a mio parere, verso i contesti in cui si fa scuola e verso coloro che insieme danno vita alla scuola ogni giorno.
Quando con Francesco e Giovanni Impastato ho deciso di riaprire la radio, allora radio aut ora radio 100 passi, non l’ho certo fatto per rimettermi a trasmettere alla mia età, ma per creare uno strumento da mettere a disposizione dei giovani. Non a caso al nostro interno anche “radio 100 passi ragazzi” in collaborazione con il garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Ho molti contatti con giovani e giovanissimi, ricevendo spesso scolaresche provenienti da varie parti d’Italia, ma anche insegnando nei corsi PCTO dove i ragazzi imparano l’uso di attrezzature audio e video, dei software, elementi di giornalismo, come condurre una trasmissione e un’intervista in esterna, ti assicuro che il coinvolgimento e l’entusiasmo è notevole in almeno l’80% dei partecipanti. Girando l’Italia, quando vado nelle scuole, faccio sempre il paragone tra il bullo e il piccolo mafioso suscitando spesso reazioni nei ragazzi. La scuola è sensibile alle problematiche che trattiamo, fondamentale è ovviamente il ruolo di presidi e insegnanti. Credo però che manchi poi il collegamento con le famiglie e anche un approfondimento sull’uso della rete, per questo stiamo partendo con la trasmissione genitori connessi per sfruttare le opportunità del web riducendo al minimo i rischi e i pericoli per i figli.
L’ultima domanda la dedico ai tuoi progetti futuri.
La mia testa frulla anche la notte, idee e utopie si rincorrono e a volte si concretizzano, ma l’unico vero progetto è, continuare a fare la formichina, per proseguire il cammino, incontrando e aggregando gente sui nostri passi, tanti ancora da fare per arrivare a 100.
No Comments