Elba Book Festival 2024: in dialogo con Marco Belli su attenzione e consapevolezza nel centenario della morte di Giacomo Matteotti.

Elba Book Festival 2024. In dialogo con il direttore artistico Marco Belli.

a cura di Angela Anconetani Lioveri, Mauro Barbetti e Manuel Omar Triscari

 

Taglio del nastro per Elba Book Festival 2024, festival dedicato all’editoria e alla cultura indipendente. Da martedì 16 a venerdì 19 luglio Piazza del Popolo e i vicoli del borgo medievale di Rio ospiteranno scrittori, artisti, giornalisti e operatori culturali, rinnovando l’appuntamento con gli editori che negli anni hanno costruito una vera e propria comunità. Tra gli ospiti di quest’anno anche Carlo Lucarelli, Daniela Lucangeli ed Ermete Realacci.

È l’attenzione il fil rouge della decima edizione. Molteplici le sfumature in cui il tema sarà declinato, in quello che è ormai il ritrovo culturale dell’estate sul Tirreno: attenzione all’uso consapevole delle parole, al territorio, all’ambiente, all’educazione. Soprattutto, attenzione come consapevolezza. Gli studi di psicologia cognitiva condotti sin dalla fine degli anni Cinquanta ci hanno consegnato un quadro di riferimento comunemente accettato, secondo cui l’attenzione umana si dividerebbe in tre funzioni principali: 1) Attenzione sostenuta: capacità di mantenere un livello appropriato di concentrazione per completare un singolo compito complesso; 2) Attenzione selettiva: capacità di raccogliere e selezionare tra le varie informazioni quelle più rilevanti; 3) Attenzione divisa: capacità di gestire contemporaneamente più compiti. Chiunque lavori in campo educativo sa quanta importanza rivesta la funzione attentiva nel processo di istruzione e quanta cura richieda l’ambiente di apprendimento e l’eliminazione, l’attenuazione o, nel grado più alto di consapevolezza, l’autocontrollo degli stimoli distraenti. Certo oggi l’influenza di sorgenti esterne è molto aumentata rispetto alle generazioni precedenti (basti pensare all’aumento dell’inquinamento sonoro nella nostra vita, inquinamento dato non solo dal semplice rumore di sottofondo, magari controllabile attraverso l’allenamento della cosiddetta attenzione selettiva, ma da tutta una serie di dispositivi e apparecchiature che riempiono a vario titolo la nostra vita quali tv, pc, dispositivi di riproduzione sonora, smartphones ecc.) e che ci coinvolgono quasi a rendere impossibile una condizione di assenza di stimolo o di quiete, vissuta ormai come anticamera della solitudine o dell’isolamento personale.
Recenti studi sulla modificazione delle capacità attentive nella generazione dei nativi digitali, condotti soprattutto durante quel periodo di laboratorio coatto che si è rivelato essere la pandemia da Covid e la conseguente necessità di ricorso alla didattica a distanza, ci dicono di una perdita sensibile nella durata media dell’attenzione dei giovani e/o di una sua diversa qualità funzionale, con diminuzione di capacità di attenzione sostenuta e aumento, invece, dell’attenzione divisa, dunque di una sempre maggiore abilità nel saltare tra lavori diversi e di una minore capacità nell’approfondire il singolo compito (Riva, 2019). Tutto ciò pare aver avuto un suo corrispettivo anche in campo letterario: il post-modernismo, infatti, sembra esaltare la capacità di ibridare e toccare generi diversi, di aumentare le trame all’interno di un testo a scapito di uno sviluppo più classico e lineare, di privilegiare un impianto più ambiguo e concettuale rispetto ad uno più basato sul sentimento e sull’assertività di un messaggio da parte dell’autore.

Ringraziamo il direttore artistico Marco Belli per aver dialogato con noi sul concetto di attenzione rispetto al moderno insegnamento che Giacomo Matteotti ha rivolto ai giovani, proprio nel centenario del delitto del politico e giornalista italiano trucidato il 10 giugno 1924.

Matteotti era un moderno, per il suo antifascismo e per la lucida capacità di analisi del suo tempo. Perché queste caratteristiche riflettono il tema dell’attenzione del festival di quest’anno?

«Inauguriamo l’edizione 2024 proprio in Piazza Matteotti, una delle due principali di Rio nell’Elba insieme alla piazza del Popolo. Vuole essere una sorta di omaggio al politico antifascista, a quest’uomo che vigilava meticolosamente su quello che il regime stava facendo. Non a caso al centro del festival c’è il tema dell’attenzione, anche pubblica. Matteotti ne è un esempio: era un attento uomo di legge, non faceva sconti a nessuno, sapeva leggere e interpretare quanto stava accadendo in Italia. E non piegava la testa».

Il suo intervento sarà incentrato su Matteotti e i giovani. Cosa ha da dire, questo messaggio di grande modernità, ai ragazzi di oggi?

«Leggerò alcune parole che Matteotti pubblica in una piccola rivista dei giovani socialisti nel marzo 1924, tre mesi prima di essere assassinato.
Scrive: “E un solo consiglio va dato oggi ai giovani, quello di
essere giovani, di non diventare precocemente vecchi e prudenti! C’è già tanta gente prudentissima intorno, quando la prepotenza trionfa, che non v’è proprio bisogno di predicare la prudenza. Ci sono sempre tante schiene ricurve sotto il dominatore, che non v’è proprio bisogno di insegnare la pieghevolezza”. Matteotti insegna che quando prevale la prepotenza non bisogna essere prudenti, bisogna rispondere. Chi governa ha tutto il diritto di farlo, ma ci sono anche le minoranze e la propaganda civile, cosa che al fascismo dava fastidio».

Si celebra quest’anno un doppio anniversario. Il centenario di Matteotti, ma anche i 10 anni di festival. Cos’è cambiato in questo decennio?

«Siamo cresciuti, abbiamo gettato qualche seme, anche se non tutti hanno germogliato. Dopo dieci anni c’è un momento di riflessione, ad esempio sui temi trattati. Dall’attenzione dell’edizione che sta per iniziare alle mappe, ma anche la meraviglia, la fatica, il vuoto, i luoghi, la rigenerazione. Nell’arco di un decennio abbiamo dato vita a una rete di festival [la Rete Pym, ndr] che moltiplica i nostri sforzi, ricercando uno sviluppo diverso della comunità locale e inserendoci nella linea del turismo lento e sostenibile. Rio nell’Elba è un luogo pieno di risorse, dove le espressioni intellettuali e artistiche potrebbero rappresentare un volano culturale ed economico anche nel periodo invernale».

L’edizione 2024 sarà incentrata sul concetto di “attenzione”, sul processo cognitivo da allenare affinché si impari a selezionare i tanti stimoli che arrivano in ogni momento, ma di più, a ignorarne altri, in una società congestionata da informazioni spesso opportunistiche e fuorvianti.

«In una società in cui la fretta scandisce i tempi e si viene facilmente sopraffatti da una moltitudine di informazioni e immagini, la possibilità di riuscire ancora a prestare attenzione può aiutare l’individuo a non vivere in un tempo sclerotizzato, troppo simile allo scroll di immagini dei social network. Ma “attenzione” non è solo questo: è anche prendersi cura dell’altro contro ogni prevaricazione. Prestare attenzione significa scegliere, interpretare, cogliere l’universale nel particolare, focalizzarsi su un significato non più privato, ma collettivo. Per usare le parole di Weil, l’attenzione è una vera arma bianca di difesa, in tutte le sue diverse forme».

Buoni propositi per le prossime edizioni…

«La rete di relazioni si è infoltita di anno in anno. Se Elba Book è cresciuto organicamente sino alla decima edizione, lo deve soprattutto all’editoria indipendente italiana che lo ha sostenuto da principio, accanto ad un approccio turistico lento e sostenibile. Mi piacerebbe però che questo festival fosse molto più popolare, coinvolgendo i riesi, ma anche gli altri sette comuni dell’isola. Si potrebbe così portare avanti un lavoro che duri per tutto l’anno, valorizzando le risorse isolane senza disperdere le specificità dei singoli territori: se ricevessimo sostegni da parte di nuovi sponsor, magari locali, vorrei portare anche serate di musica: ciò permetterebbe alla rassegna di raggiungere la sua massima espressione. Vorrei che fosse sempre più una grande festa di pubblico e del pensiero».

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