Giovanna D’Arco. In dialogo con Silvia Ajelli

 

a cura di Ivana Margarese

 

* la foto di copertina è di Marta Vultaggio

 

In Giovanna D’Arco Maria Luisa Spaziani riscrive la storia della Pulzella d’Orleans rifacendosi ad una corrente di pensiero francese secondo cui Giovanna D’arco era la figlia adulterina di Isabella di Baviera, moglie di re Carlo VI, la quale, separatasi dal marito afflitto da una forma di follia, era diventata l’amante del Duca di Orléans, fratello del re, e aveva concepito una figlia nel 1407. Questa bambina scomodissima viene mandata a balia dalla famiglia D’Arco.

Maria Luisa Spaziani va oltre questa versione della storia: rilevando che da tutti i documenti disponibili riguardo alla famiglia di Giovanna D’Arco l’unica figura di cui non si sa nulla è la sorella maggiore di Giovanna, Caterina, l’autrice ha ipotizzato che fosse Caterina la figlia della regina Isabella mandata a balia, e che Giovanna D’Arco, istruitasi insieme alla misteriosa sorella, si sia sostituita a lei nella missione orchestrata dalla corte per risollevare la sorte della Francia.

Lo spettacolo di Silvia Ajelli si sviluppa attorno a queste due sorelle, due voci che in un primo momento si alternano e si confrontano, e poi si confondono fino a diventare una sola voce in un gioco di specchi in cui si trovano a vivere l’una la vita dell’altra.


Come hai incontrato la Giovanna DArco di Maria Luisa Spaziani e cosa ti ha spinto a metterla in scena?

E’ stata la passione per Katherine Mansfield a portarmi a conoscere la poesia di Maria Luisa Spaziani: stavo scrivendo lo spettacolo Pictures, dai racconti di Katherine Mansfield, quando mi sono imbattuta in un articolo su Maria Luisa Spaziani in cui si citava la sua poesia Canzonetta a Montmartre, i cui versi Sei passata di qui, Katherine cara, sei passata anche tu? , mi hanno fatto pensare che la poetessa si rivolgesse a Katherine Mansfield. Naturalmente non ho nessuna certezza che sia così, ma questa idea mi ha portato a leggere Maria Luisa Spaziani e a conoscere il suo romanzo popolare in ottave su Giovanna D’Arco. E subito mi sono appassionata al mito di Giovanna D’Arco, che ha attraversato i secoli, e che l’autrice, con lingua colta, racconta come fosse una ballata popolare.

Lo spettacolo si sviluppa attorno a due sorelle, due voci che in un primo momento si alternano e si confrontano, e poi si confondono come partecipassero a un gioco di specchi. La storia di Giovanna, Pulzella dOrleans, si intreccia a quella di Caterina e per eccessi o sottrazioni le due donne tracciano la vita l’una dell’altra. Cosa ti interessava rappresentare del loro rapporto?

L’idea da cui sono partita per mettere in scena il testo è stata proprio quella di far parlare le due sorelle, Giovanna e Caterina, di farne un racconto a due voci, invece che ad una, per tracciare un ritratto di due aspetti del femminile: Giovanna è tutta azione e determinazione, Caterina al contrario si sottrae all’azione e si nasconde, ma forse è proprio lei a tirare i fili del destino della sorella, in un gioco di chiaro scuro che illumina e definisce il ritratto di entrambe. Ho voluto raccontare un rapporto profondo che le tiene unite anche a distanza, e in questo rapporto sta la forza di Giovanna. Il personaggio di Caterina, che nel testo fa da sfondo a quello di Giovanna, comparendo solo nel primo canto e nell’epilogo, nello spettacolo segue la storia da vicino, si fa narratore e aiutante magico, fino a prendere il posto di Giovanna sul rogo.

Il testo è anche una riflessione sulla verità e sul suo velarsi, svelarsi, capovolgersi. Potremmo secondo te anche parlare di destino?

Sì, senz’altro, il destino è un elemento determinante nel testo: Giovanna decide di prendere il posto di Caterina nel piano ideato a corte per inscenare la profezia di Merlino, secondo cui una profetessa vergine avrebbe salvato la Francia dalla sconfitta. E nel momento in cui Giovanna si sostituisce a Caterina ecco che il piano falso diventa la vera realizzazione della profezia di Merlino, perché Giovanna è davvero una profetessa in dialogo con Dio, e il destino si compie, la Francia si risolleva dalla sconfitta nella Guerra dei cent’anni. Ma allo stesso tempo Giovanna è guidata a sostituirsi a Caterina dalla profezia dell’Arcangelo Michele, quindi forse è lui a giocare col destino delle due sorelle.

La scena è costituita da pochi elementi essenziali che permettono alla voci delle protagoniste di prendere ampiamente forma. Che ruolo ha in questo la musica?

L’autrice definisce il suo testo “romanzo popolare” e mi pare che la ballata sia il genere musicale più vicino a questa definizione: ho chiesto ai musicisti Ermanno Dodaro (contrabbasso e chitarra) e Raffaele Pullara (chitarra, mandolino e bouzouki) di comporre e suonare ballate antiche e moderne.

Dopo le Orestiadi di Gibellina dove porterete Giovanna d’Arco? Stai lavorando a qualcos’altro? Grazie.

Giovanna D’Arco sarà in scena al Teatro Akrai di Palazzolo Acreide il 5 agosto e al teatro dell’area archeologica di Morgantina il 6 agosto. A settembre lavorerò al riallestimento di uno spettacolo su alcune figure femminili di Dacia Maraini a partire da Isolina, dall’omonimo romanzo, fino a Santa Rosalia, su cui la Maraini ha scritto un recente testo.

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