“Nella camera” di Marco Bisanti. Nota di lettura.

di Anna Rita Merico.

 

Se la poesia è forma di comunicazione capace di intercettare mutamenti e forme del sentire della contemporaneità, “Nella camera” di Marco Bisanti (Anima Mundi, Otranto, 2022) offre un punto di vista non scontato, uno sguardo poetico che sa attraversare un evento della vita monitorandone ritmi ed emozioni. L’opera fa parte della collana PGC – Piccole Gigantesche Cose della casa editrice Anima Mundi di Otranto, diretta da Chiara Scardicchio e Giuseppe Conoci, che presenta autori che si propongono di “guardare veramente. Di vedere altre misure”.

 

Il primo suono percepito

ricorda un’eco di vita

in fondo al mare,

poi le acque si rompono

come nel racconto

più antico

di una liberazione

e si diviene terra promessa.

 

Questo il testo della quarta di copertina di “Nella camera. Esercizi dell’attesa”. Plaquette molto delicata e, al contempo, forte per la leggerezza che mostra una situazione di mutamenti radicali, attesi, voluti. Un’attesa: l’attesa di una nuova vita che apre emotività, sguardo e desiderio per un maschile colto nella postura di una cova davanti ad un nuovo che avanza denso, lento. La silloge ritrae il sentire l’origine della forma, dentro di sé, della paternità.

Ciò che Bisanti pennella attraverso versi è l’andirivieni di un flusso di energia mosso nell’attesa attraverso la sintonia con il corpo di lei. È attesa che si compie nell’universo del ventre di lei dove l’accoglienza diviene flusso dell’accogliere. È potenza di un fluire capace di trasformare la presenza maschile in morbido coinvolgimento, in sguardo non separato dal femminile che gesta la vita. È un morbido all’interno del quale si delinea il gioco a due di un universo umido, immenso e antico, universo pronto a ricrearsi ogniqualvolta esso, accadendo, riesce a dirsi nella meraviglia e nella condivisione.

 

L’idea cresce a millimetri / nelle pareti del corpo / e mormora la terra. / La radice lenta / fruga le zolle / che ci inghiottono / i piedi, ancore / fragili alla bufera in arrivo. (pag. 14).

 

Lo sguardo del maschile scova antica sapienza e sa di dover accompagnare il nuovo fissando lei, nutrendone il sonno e avendo cura di una gestazione che non è solo del nascituro: è gestazione di una vita ed è, al contempo, gestazione di lei e di lui, adulti messi al mondo, ancora. È mondo che si rimette al mondo, è mondo che si predispone al mutamento, è mondo che è consapevole di essere composto da parti il cui desiderio di riunificazione predisporrà al gioco fecondo delle armonie provvisorie. È silloge che canta l’estrema intima vicinanza.

All’incanto dell’attesa segue la perdita, la magia si trasforma in favola orrida, la stanza diviene abisso di perdita, il trauma si espande nelle ossa, il muto accade. Perdita al femminile, perdita al maschile: confronto di respiri. Le stagioni s’annullano. Ogni tempo si sospende. Vibrano di suoni di caduta i versi che indicano la rottura del desiderio, la perdita tragica del nascituro.

 

L’attesa rivive davanti alla finestra / nei piccoli abiti di fata / che asciugano sullo stendino, / pentagramma di note / disposte alla prima esecuzione. (pag. 51).

 

Entra il tempo dell’elaborazione della perdita, il tempo dell’evaporazione del cambiamento, il tempo dello stacco dall’energia di mutamento come fosse ala rotta e memoria perduta. Si srotola il tempo della fragilità.

La plaquette è articolata in quattro sezioni: Il sereno, Del sangue, Per la voce, Nella camera. Per ogni sezione un seguire gamme di emozioni, aneliti, mancanze, bisogni. Il contenuto dei versi si presenta di bella freschezza, Bisanti ferma su di un capillare filo ogni mutamento, ogni fragilità, ogni vento d’attesa riuscendo a svelare l’intensità di un universo, quello maschile, dinanzi all’evento della venuta di un figlio. È trambusto che rende il bello e il nuovo dell’esistenza. È un “dalla parte di lui” fatto di aperture e cura capace di indicare una dimensione diversa dell’emotività e delle sue segretezze. Emotività matura perché pronta a dirsi fragile nel vento del cambiamento. È fragile perché fragile è ogni avanzamento evolutivo che necessita una regressione al nudo della vita.

È una silloge che traccia la misura della temporalità in uno scorrimento fatto di tensione all’oltrepassamento e frequentazione con ciò di cui abbiamo perso capacità: il piccolo dell’ascolto che nutre il grande del mutamento.

Un verso elegante, essenziale, di bella precisione formale, di forte vibrazione emotiva. Colpisce, nei testi, la capacità di essenzializzare la complessità umana approcciata come alba scorta nell’impasto di un nuovo non conosciuto ma intimamente accolto in un’apertura d’essere.

Bisanti coglie una sospensione esistenziale della maturità attraverso brevi composizioni inscritte all’interno di un compiuto senso di unitarietà.

 

Romperai la membrana / del massimo segreto, sarai / la conferma di tutte / le scelte che ho fatto e sono / impaziente di vivere / il mondo per la prima volta / ancora senza sapere, / come una nuova amicizia. (pag. 13).

 

Pagine che divengono una lezione bella di attraversamento di una vicenda umana vissuta, con al fianco, la poesia. In Nella camera l’atto poetico si palesa sotto forma di tatto e di vista che consentono di attraversare l’orrido della vita e della morte nella minuzia di fatti apparentemente comuni, piccoli, scontati ma che, in realtà, dipanano mistero umano appena nominabile.

 

 E siamo ancora / vivi uniti e nutriti di buona memoria, / pronti al prossimo natale / di ogni cosa. / Insegneremo la nostra storia a chiunque verrà / a trovarci. (pag. 55).

 

Il non luogo di questa spoglia stanza di Bisanti, al termine svela ciò che è: il dentro dell’anima, nido e parola di caldo mutamento covato in poesia del quotidiano, in poesia del gesto minimo.

 

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