Nonsochè

 

di Giada Brocato

 

immagine di Guillaume Seignac ( dettaglio, Amore e Psiche)

 

C’era una volta, c’era due volte, c’era tre volte, c’era tutte le volte che c’era, e se c’era, c’era per il tempo che ci voleva, quello che bastava, insomma quello giusto, senza sforare di un minuto, né in più né in meno. Quindi, dato che non era mai in anticipo né in ritardo, nessuno si accorgeva che ci fosse e lui c’era senza soddisfazione, senza ringraziamenti, senza essere ricambiato, perché doveva esserci e perché c’era sempre stato, mentre tutti quelli che non c’erano ancora, erano cercati, invocati e aspettati da tutti.
Un giorno chi c’era sempre stato chiamò in gran segreto quelli che ancora dovevano arrivare, declamandone i nomi in un elenco interminabile e noioso. Arrivato quasi alla fine, dovette ricominciare, non una, non due, non tre, non cento, non mille, ma un’infinità di volte, perché l’elenco nel frattempo si allungava di nuovi nomi, nuove richieste e nuove mancanze.
All’alba di un giorno che stentava a cominciare, chi c’era da sempre decise di andarsene e iniziò a camminare. Si dice che non sia mai arrivato da nessuna parte, perché gli fu impossibile ignorare tutti quelli che prima non c’erano e che, solo per fermarlo, incominciarono ad arrivare. Erano milioni, tutti nuovi, puliti, inutilizzati, confezionati, profumati, imballati, luccicanti. Lui, invece, era vecchio, stanco e usato, provava una gran vergogna e voleva sprofondare. Così, al tramonto di quella giornata infinita, si sedette pochi passi più avanti da dov’era partito, incrociò le braccia, abbassò la testa, chiuse occhi, orecchie e bocca e non volle più esserci per nessuno.
Ormai è passato molto tempo, ma tutti noi ancora lo cerchiamo. Ah! Se può interessarvi, credo si chiamasse Nonsochè.

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