28 Nov Scrivere la natura ai tempi delle catastrofi ambientali
a cura di Daniela Maurizi
Attention is the beginning of devotion
Mary Oliver
Quale natura prendono in considerazione gli scrittori?
Quale figurazione concreta assume il parlare estetico di natura ai tempi dell’Antropogene?
A queste e molte altre domande prova a rispondere il libro “Welche Natur, Welche Literatur”, curato da Tania van Hoorn, Ludwig Fischer et al., un volume che raccoglie gli atti di un workshop tenuto nella Stiftung Kunst und Natur di Bad Heilbrunn nell’ottobre del 2021 e che vuole offrire un quadro d’insieme di un ambito letterario contemporaneo di così lunga e vasta tradizione.
I curatori ci conducono in un’ampia ricerca attraverso il genere del natur writing, facendo riferimento a scrittori e scrittrici di lingua inglese che tradizionalmente vengono considerati fondanti di questo genere, come Thoreau per la letteratura americana o Von Humboldt e i romantici della letteratura tedesca , presentando istanze filosofiche e di storia della biologia e dando poi uno spazio rilevante a opere dell’ecocriticismo tedesco contemporaneo.
Scrivere oggi la natura, dice Tania van Hoorn, significa chiedersi cosa sia la natura quando questa smette di essere uno sfondo sentimentale dell’io, armonioso e consolante, e diventa un luogo conflittuale che ci interroga e del quale facciamo parte non più come dominatori, ma, al pari degli altri esseri viventi, ne viviamo le trasformazioni e le gravi crisi ambientali.
Questo sguardo sulla natura obliquo e non più antropocentrico ci costringe oggi a non dare più per scontata la tradizionale contrapposizione natura-cultura, a non indugiare più in uno approccio idillico e distanziato ma a rendere visibile l’intreccio indissolubile fra vita umana, animale e vegetale, promuovere un kritisches Naturdenken (ripensare la natura in modo critico) e come conseguenza offrire un cambiamento di prospettiva, senza perdere di vista l’alto potenziale di conflitto che ne scaturisce. Tutto ciò comporta un processo di riflessione, scoperta e successiva azione, non solo da un punto di vista di attivismo ecologico ma anche ripensamento sul proprio modo di vivere.
E questo è uno degli obiettivi più importanti di molte scrittici e scrittori che ad esempio, in una prospettiva postcoloniale, su tutte Robin Wall Kimmerer (1), ecologa botanica americana, che rivendica i saperi antichi, indigeni sulle piante e la loro visione del mondo di reciprocità, rispetto, relazione e responsabilità. O ancora molti poeti e narratori sollecitano una nuova sensibilità verso gli animali , spinti nelle periferie dei nostri mondi urbanizzati e resi marginali (2) , per tutte le voci cito Mara Daria Cojocaru, vincitrice del premio Nature Writing 2021, che con le sue liriche e le sue posizioni teoriche ne è una delle voci più significative. Ma la natura, che noi siamo e condividiamo con gli altri esseri viventi su questa terra, può essere anche minacciosa e luogo del pericolo, perché l’uomo è anche una preda e un corpo che può essere pasto per altri animali: questa componente di rischio la troviamo nelle riflessioni di Val Plumwood (3) sull’essere preda; l’invasione di confine del regno dei predatori, oggi considerata normale perché il mondo è dominato e gestito dell’essere umano, è forse un’invasione reciproca in quanto anche noi siamo animali predatori.
Infatti, e questa è una conseguente considerazione significativa, l’essere umano non è solo integro, volitivo e assertivo ma sottoposto alle leggi della natura e quindi mortale e vulnerabile: la fragilità umana è intrinseca nel suo essere e non deve essere espulsa come indesiderata (4). Il pendolo fra uomo e natura oscilla ed è proprio in questo attimo di passaggio che gli scrittori contemporanei cercano un varco per parlarne.
Attraverso il corpo, la fisicità, con le percezioni sensoriali evocate dalla natura-altro da sé l’essere umano può tentare di riappropriarsi della sua parte silenziata e questo accade non per mezzo dell’io ma nell’ascolto silenzioso dei suoni, dei rumori, nello sguardo consapevole, in un atteggiamento di attenzione alla scoperta del visibile ma anche dell’ignorato (5).
Scrivere sulla natura è quindi un progetto linguistico politico, con il quale si reagisce alla sconvolgente mancanza di parole nei confronti dei fenomeni naturali, creando una lingua della risonanza per l’esperibilità delle relazioni al di là dell’uomo, e questa risonanza interiore rappresenta quella possibilità della natura di farsi scrivere dalla lingua umana (6).
Come si esprimono allora queste riflessioni nella scrittura? Le scrittrici tedesche prese in considerazione partono dal presupposto che la lingua forma il nostro pensiero e di conseguenza la realtà e dunque lo scopo della scrittura è quello acuire la percezione.
Per Marion Poschmann scrivere la natura è un progetto etico, scrivendo di un albero è consapevole dello iato insuperabile fra lingua e mondo: “ Cerco da anni di scrivere un albero. “Albero” sta qui pars pro toto per la natura. L’albero, questo sarebbe il nucleo del progetto, dovrebbe risultare nella sua arborescenza, essere per se e non per qualcos’altro” (7) .
Judith Schalansky (8) che nel suo suo romanzo impartisce attraverso la protagonista l’insegnante Inge Lohmark lezioni di biologia o Radio Sound di Ulrike Draesner, testo registrato durante un’escursione nell’Artico e prodotto in Podcast ma non pubblicato, è un’opera d’arte parlata, dove l’autrice parla ma anche la natura parla con lei in un atteggiamento di reciprocità.
Esse descrivono alberi, nominano animali, fiori, erbe perché il vedere è una questione di verbalizzazione e in questo modo vogliono opporsi da un lato alla scomparsa della natura nella lingua, dall’altro promuovono l’emergere di mondi non conosciuti; conoscere i nomi di fiori, erbe, insetti ci permette di vederli e interrogarsi. “Scrivere, parlare della natura, percepire attraverso il parlare, costringere con l’aiuto del parlare a spalancare gli occhi”.
Attraverso la risonanza emotiva spingersi poi ai confini fra dicibile e indicibile, attraverso le parole scaturite dallo spazio emozionale aiutare a formare una nuova consapevolezza e responsabilità e a spingere all’azione in una posizione ecocritica. In conclusione scrivere la natura oggi ha il compito di sconfinare in territori non umani, di abbandonare il dominio e la sottomissione di altri esseri viventi e di immaginare un altro modo di essere al mondo nelle parole e nella vita.
RIFERIMENTI NEL TESTO:
(1) Robin Wall Kimmerer, Braiding Sweetgrass, Milkweed Edition, 2013
(2) Nel libro si da spazio anche al tema della rinaturalizzazione e della reintroduzione di animali selvatici in via di estinzione come nuovi potenziali di conflitto e sfida.
(3) Val Plumwood, The Eye of the Crocodile, Canberra, 2012
(4) E questo cambio di paradigma ci costringe a pensare la fragilà umana con condizione permanente e quindi il corpo- bambino, vecchio o disabile sono aspetti ineludibili degli esseri viventi .
(5) “ Il vedere è ampiamente una questione di verbalizzazione”, Annie Dillard.
(6) Malkmus Bernhard, Die Poesie der Erde ist nie tot, in Neue Rundschau 131/1, 2020.
(7) Marion Poschmann, Laubwerk. Zur Poetik des Stadtbaums. Rede zur Verleihung des Deutschen Preises für Natur Writing, 2017.
(8) Judith Schalansky, Der Hals der Giraffe, 2011.
Le illustrazioni proposte sono dipinti originali di Sibylla Merian, (Francoforte sul Meno, 2 aprile 1647 – Amsterdam, 13 gennaio 1717), naturalista e pittrice tedesca, considerata una pioniera dell’entomologia
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