13 Dic Intervista a Giuseppe Bellone, direttore artistico di “Capua il Luogo della Lingua”
Di Elisabetta Imperato
Dal 2005 Giuseppe Bellone è un operatore culturale, PM Architempo, che ha iniziato il suo percorso nel settore degli eventi come direttore artistico di Capua il Luogo della lingua Festival, produttore di festival, spettacoli ed eventi culturali ad ampio raggio (laboratori di scrittura, presentazione di libri e incontri con scrittori e artisti). Pubblichiamo di seguito l’intervista rilasciata alla nostra rivista
Buongiorno Giuseppe. Dal 2005 Lei è il direttore artistico di Capua il Luogo della Lingua Festival. Come nasce l’idea di un festival nella città del Placito?
Capua il Luogo della Lingua è il Festival promosso dall’associazione Architempo che dal 2005, con la mia direzione artistica, coinvolge la città di Capua ogni anno e che vede la letteratura attorniarsi di altrettanti validi strumenti: il cinema, il teatro, l’architettura, l’arte visiva, la musica e tutte le sue declinazioni.
È a Capua, altera Roma secondo Cicerone, considerata “Porta del Sud” fino all’Unità d’Italia, che nel 960, si ha il “Placito Capuano”: il “Placito Capuano” è unanimemente riconosciuto dagli storici come il primo documento scritto del volgare italiano. L’idea di ispirarsi a esso per il tema di un festival nasce proprio dall’esigenza di sottolinearne l’importanza per il nostro patrimonio linguistico e culturale. Abbiamo immaginato, ormai venti anni fa, un Festival che fosse l’espressione di una poliedricità che appartiene al linguaggio – anzi ai linguaggi – e che non poteva non essere celebrata a Capua, uno dei luoghi simbolo del patrimonio che prima di ogni altro ci rappresenta e ci unisce: la lingua italiana.
Infatti l’antica e affascinante città, testimone privilegiata del passaggio della grande storia nel nostro territorio, si trasforma nei giorni del Festival in palcoscenico. Cultura, letteratura, teatro, cinema e musica si fondono nei luoghi più suggestivi della città per dare vita ad un unico, grande spettacolo dal vivo.
In che senso in diverse occasioni ha definito “generalista” il festival da lei diretto?
Parlare di cultura dalle nostre parti e non immaginare che questo significasse solo noiose adunate di pochi non era cosa facile all’epoca. Fin dall’inizio abbiamo cercato di organizzare eventi culturali che oltre ai contenuti avessero una veste meno formale. Lo spunto storico del Placito, da cui partiamo, pone come asse portante la scrittura; questo ci ha permesso di avere una libertà nella proposta culturale che toccasse tutti i temi e anche a livelli diversi. Per questo dico che il nostro festival non è tematico ma, per usare un termine televisivo è generalista.
Com’è cambiato il suo ruolo di organizzatore di eventi con la pandemia?
Ma la pandemia ha significato quasi due anni di ferma di tante nostre attività.
Consideri che il festival, oltre alla settimana clou di maggio, lavora tutto l’anno a incontri letterari, proiezioni di cinema d’autore, incontri con i libri e scrittori nelle scuole, reading teatrali, visite guidate drammatizzate al patrimonio della città, e sono tante le persone coinvolte che lavorano in vario modo affinché questi appuntamenti si realizzino e che con noi sono state ferme in quel periodo.
All’epoca reagimmo innanzitutto portando sul web il nostro Laboratorio di scrittura condotto da anni da Marilena Lucente. Dal 2021 è andato on line, ma è la continuazione dei nostri laboratori di scrittura sotto l’egida del nostro festival che dal 2005, fino all’era del covid, si sono sempre fatti “in presenza”. Dai nostri laboratori sono venuti fuori reading, antologie di racconti, spettacoli. Vi hanno partecipato molte persone che poi negli anni hanno scritto, partecipato a concorsi letterari: alcuni di loro hanno pubblicato libri.
Anche dopo il covid abbiamo mantenuto la versione on line.
Ormai abbiamo assaporato il piacere di avere iscritti da ogni parte d’Italia.
Una cosa bellissima.
Negli ultimi tre anni stiamo indagando, con successo, il tema della autobiografia; l’intento degli incontri è quello di liberare le emozioni attraverso la scrittura e saperle veicolare.
Il laboratorio “Raccontarsi” è rivolto a tutti coloro che amano soprattutto leggere e che trovano nella scrittura un modo per indagare a fondo dentro di sé. Noi proponiamo moduli di quattro lezioni, ogni mese, e ogni incontro indaga dei punti chiave. Sta funzionando bene.
Durante il covid abbiamo poi realizzato sui nostri canali social i live streaming (sotto l’egida del festival), condotti dalla giornalista Mariamichela Formisano che condivide da sempre con noi l’organizzazione e la comunicazione de Il Luogo della lingua.
In diretta dalla libreria Circolo dei Lettori – Cose d’interni, i live sono diventati un appuntamento periodico per parlare di territorio e delle cose che ci piacciono, con tanti ospiti tra i protagonisti della letteratura, della musica, del teatro, del cinema, dell’imprenditoria e dei nostri beni culturali.
Abbiamo poi approfittato della pausa per ristrutturare il sito del festival, (www.capuailluogodellalingua.it) che si è trasformato in un magazine che parla di cultura con un occhio più attento alla provincia di Caserta.
Insomma fin dall’inizio, da questa esperienza fatta di restrizioni abbiamo lavorato per rafforzare tutto l’aspetto “virtuale” del nostro festival.
L’esperienza però ce la siamo portata anche dopo che è passata l’emergenza, quando gli eventi dal vivo sono tornati, uno sguardo altro si era spalancato ancora di più. Oggi, il web c’è più che mai.
Abbiamo, come festival, una finestra aperta tutto l’anno sul ilmattino.it, che riporta tutte le videointerviste che realizziamo per ogni nostro ospite, non c’è evento che facciamo, che non venga documentato con reel e video sulle nostre pagine social e il nostro sito, mettendo la voce “Capua” su Google è talmente indicizzato che compare prima della Treccani e appena dopo Wikipedia.
In cosa consiste la versione Junior del festival?
Questo evento, dedicato ai giovani dai 5 ai 14 anni, si è svolto dal 9 al 17 novembre 2024 a Capua, città storicamente importante per il Placito Capuano, il primo documento in volgare italiano. La città, che da vent’anni celebra la Parola con il festival Capua il Luogo della Lingua, ha ospitato per la prima volta una versione dedicata ai più giovani, grazie al fondamentale supporto degli Istituti comprensivi locali, al Museo campano, il museo delle madri, le famose Matres Matutae, ex voto che vanno dal VII a l I sec a.C, che il museo custodisce.
L’iniziativa si è svolta in concomitanza con la settimana di #ioleggoperché, la più grande campagna nazionale per la promozione della lettura, organizzata dall’Associazione Italiana Editori e dal Ministero della Cultura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il progetto è nato dall’esperienza consolidata di Capua il Luogo della Lingua festival e dalle competenze specializzate dei professionisti coinvolti, e si è inserita, inoltre, nel quadro delle attività sostenute dal Patto per la Lettura di Capua, coordinato per il Comune dall’organizzazione del nostro Festival, che ha ottenuto, dal 2020, il riconoscimento di “Città che legge” dal Ministero della Cultura.
Noi abbiamo sempre promosso una forte sinergia educativa sul territorio, in collaborazione con le scuole locali, al fine di coinvolgere attivamente il mondo scolastico nelle iniziative culturali.
Questa prima edizione di Capua il Luogo della Lingua Junior ha ribadito l’importanza della lingua come veicolo di cultura, accoglienza e condivisione. La parola, infatti, rappresenta un valore che attraversa il territorio e, attraverso la lettura, cerca di sensibilizzare un pubblico sempre più ampio, con un’attenzione particolare ai ragazzi dai 5 ai 14 anni.
La sfida educativa che il festival ha proposto si gioca sul confronto tra autori tradizionali e nuove forme di espressione e comunicazione, coinvolgendo non solo i giovani lettori, ma anche famiglie, insegnanti ed educatori, ai quali Capua il Luogo della Lingua Junior si è rivolto con un ruolo da protagonisti.
Che ruolo svolge in relazione al festival la libreria Circolo dei lettori di Capua?
La libreria Circolo dei lettori Cose d’interni è uno spazio polifunzionale. Uno studio di progettazione d’interni, una libreria e un bistrot.
È la nostra base operativa, il quartier generale, nostro punto di partenza e di approdo.
Un luogo che ospita eventi e dove si svolgono i nostri vari laboratori legati all’arte e alla cultura in generale. Un luogo dove oltre a progettare gli spazi, progettiamo il tempo.
A maggio il festival compirà vent’anni. Come pensa di festeggiarlo?
Sicuramente è una data importante, pensiamo di allungare sicuramente i tempi, magari produrre una pubblicazione o un documentario, con il racconto delle varie edizioni.
A quale ricordo del passato è più affezionato?
Agli esordi. Nella città del primo documento scritto in volgare, consapevoli dell’importanza di questo primato, in un festival letterario che ad esso si ispira, ci è sempre sembrato opportuno porre un’attenzione particolare agli esordi letterari.
Ne abbiamo ospitati di esordi che poi, nel tempo, si sono rivelati scrittori di fama: Roberto Saviano, Maurizio de Giovanni, Silvia Avallone, Ivan Cotroneo, Antonella Lattanzi, solo per citarne alcuni, scrittori che poi, sono rimasti sempre molto legati a noi.
Caserta legge Scrittori in città è un altro progetto di Capua il Luogo della Lingua festival curato insieme a Maria Michela Formisano. Come si svolgono gli incontri? Quali scrittori sono stati ospiti negli ultimi tempi?
“CasertaLegge – Scrittori in città”, è la rassegna letteraria itinerante, curata da me (organizzazione) e Mariamichela Formisano (comunicazione), che da ottobre e fino a maggio accenderà i riflettori sulle librerie casertane Giunti al Punto, La Feltrinelli e Pacifico Libri, crocevia imprescindibili per il dialogo con i protagonisti del panorama letterario nazionale.
L’intento è quello di riportare l’attenzione del pubblico sulle librerie della città e valorizzare la vocazione culturale del centro storico di Caserta.
La rassegna ha di fatto ha ampliato e potenziato quella che, prima e subito dopo l’emergenza Covid, coinvolse solo la libreria Giunti. Un successo che confermò la necessità di restituire centralità a tutte le librerie che, soprattutto se ben conosciute e rispettate, restituiscono agli incontri con gli autori di rilievo il prestigio di una selezione accurata. A maggior ragione in un periodo in cui gli eventi letterari si sono moltiplicati in modo disorganico, senza riflettere il valore collettivo che la città di Caserta può offrire.
Una riflessione intorno alla quale hanno fatto rete tutte le librerie della città che, ciascuna con la propria identità, stanno rivendicando il ruolo fondamentale, culturale e sociale, di essere luogo di incontro, confronto, formazione e informazione.
Nell’ultimo mese abbiamo ospitato Francesca Maria Benvenuto, Alessio Forgione, Diego De Silva, Lorenzo Marone, Sabrina Efionayi e Daniela Gambaro, ma siamo solo all’inizio, proseguiremo fino a maggio, poi ci dedicheremo al Festival.
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