“Il giocatore”. Romanzo di Fëdor Dostoevskij del 1866. Il trampolino di lancio per amare un grande autore classico.

di Marco D’Alterio

 

La lettura dei classici è considerata di primaria importanza per l’evoluzione socio-culturale. Eppure, per un lettore alle prime armi p risultare di difficile comprensione con la conseguenza di spaventarlo e, dunque, di soffocare quello che magari poteva diventare, nel tempo, un potenziale buon lettore. Fatte le dovute eccezioni, è preferibile, dunque, iniziare con letture che appassionano innanzitutto e che siano compatibili con l’età del lettore. Un giovane adolescente, ad esempio, può approcciarsi alla lettura con i classici di avventura (E. Salgari – M. Twain) o ai fumetti, di cui esistono varie forme, tipologie e qualitativamente validi.

Tra i classici fa parte, a pieno diritto, Fëdor Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881), un autore che rappresenta un faro della letteratura dell’occidente e, dunque, assolutamente da leggere. Tuttavia, il suo pensiero, la sua poetica esistenzialista che abbraccia più campi: dal sociale alla psicologia, dalla fede alla politica, può essere considerata, al primo approccio, poco intellegibile. In questo senso ci viene incontro un romanzo che rappresenta, a mio avviso, la chiave di lettura per approcciarsi al famoso autore russo e si tratta de “Il giocatore” (1866). Romanzo dalla trama semplice, scritto con uno stile di scrittura colloquiale, ma, nello stesso tempo, capace di rappresentare la matrice del suo pensiero, in cui sono presenti tutti i canoni dell’opera Dostoevskijana.

La sua genesi è già di per sé un romanzo. L’autore, difatti, aveva il vizio del gioco d’azzardo e aveva contratto dei debiti. Chiede una somma di denaro di anticipo all’editore per pagarli. Da questi accetta una sorta di scommessa: scrivere un romanzo in un mese, altrimenti l’editore si sarebbe guadagnato i ricavi dei suoi romanzi per i prossimi anni (sembra 10) mandandolo, di fatto, in rovina.

L’impresa era ardua, ma non per un genio come Dostoevskij. Certo fu determinante l’aiuto della stenografa Anna Grigorevna Snitikina che scriveva sotto dettatura facendogli guadagnare molto tempo. Anna divenne in seguito sua moglie.

Dostoevskij riuscì a veder pubblicato dopo un mese il suo romanzo che ottenne molto successo salvandolo da un sicuro tracollo finanziario.

Nonostante ciò, “Il giocatore” non si pone come scopo principale la critica al “Demone del gioco” che certo sarà analizzato. In questo senso possiamo citare una frase dell’autore contenuta nel libro:

“Tutti perdono, ma i giocatori si sentono dei vincitori” e aggiunge: “Ancora non ho vinto, ma mi comporto, sento e penso come se fossi un riccone e non posso immaginarmi in altro modo.”

L’obiettivo di Dostoevskij è ben altro: mettere sotto accusa l’Europa dell’epoca. Quella votata al progresso e fatta di inglesi, francesi, tedeschi di piccolo conto, senza risparmiare gli stessi russi che hanno rinnegato la propria terra d’origine, nonché la propria religione abbracciando l’ateismo o la religione ortodossa e trasferendosi altrove (sperperano il loro denaro in casinò) per esaltare, invece, i russi che rimangono legati alla loro terra, quelli che si salveranno grazie alla fede cristiana. Dunque, la salvezza, per i russi, non arriverà dallo pseudo progresso occidentale o dalle idee socialiste che egli rinnega, ma nella Russia conservatrice legata alla fede cristiana.

Il romanzo è ambientato in una fittizia città termale della Germania: Roulettenburg, il cui casinò attira molti turisti. Aleksej Ivànovic, il narratore, svolge la professione di “Precettore” di due bambini presso una famiglia stravagante, composta da un vecchio generale russo dalle finanze dissestate perdutamente innamorato di una giovane francese, mademoiselle Blanche. Il generale ha anche una figliastra: Polina Aleksàndrovna, della quale Aleksej è follemente innamorato senza essere ricambiato. Per compiacerla, difatti, inizia a giocare alla roulette ottenendo per ella, oltre che per sé, delle vincite importanti, ma quando ritenta la fortuna perderà tutto. Da quel momento in poi, si interesserà al gioco in maniera ossessiva fino a mettere da parte la donna che ama.

Attorno a questo nucleo familiare, gravitano Mr. Astley, un ricco inglese, onesto e timido, anch’egli innamorato di Polina, e il marchese francese des Grieux, amato da Polina. Quest’ultimo, rigoroso e manipolatore, ha portato il generale a ipotecare una grossa parte del patrimonio familiare.

L’unica via di salvezza consiste nella morte della ‘baboulinka’ (in russo “nonnina”), Antonida Vasil’evna, l’anziana nonna proprietaria della futura eredità. Il colpo di scena consisterà nell’arrivo in città della nonna e non del telegramma della sua morte che tutti aspettavano.

Il romanzo spiega i diversi modi che hanno gli europei di rapportarsi con i soldi e rappresenta, in questo senso, una critica aperta ai più importanti popoli europei.

Secondo l’autore, la roulette è stata creata apposta per i russi in quanto, non essendo in grado di acquisire capitali, o comunque di disperderli facilmente, giocano alla roulette allo scopo di procurarsi denaro facile. Di contro i tedeschi sono degli accumulatori, criticati in quanto spilorci, mettono da parte denaro rifiutando i piaceri della vita. Sui francesi, invece, avrà a dire che non sono per natura gentili, lo sono per calcolo, come a comando. Per sua natura il francese è un composto di qualità tra le più borghesi, meschine e comuni che esistano.

Il romanzo tratta il tema dell’amore, ricorrente anche negli altri capolavori del romanziere russo (A Dostoevskij è stato dedicato un cratere sul pianeta Mercurio). “Si è schiavi della sorte del desiderare denaro” dirà in un colloquio con Polina. Tuttavia egli considera la schiavitù come una gioia se proviene dalla donna amata. “C’è gioia anche nell’infinito grado dell’avvilimento e della miseria morale.” “Il giocatore”, dunque, può rappresentare la chiave di lettura per appassionarsi a un gigante come Dostoevskij.

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