Diomede postmoderno

di Emiliano Sabadello

 

Alle volte, è necessario scendere nelle profondità degli abissi dell’essere umano e, facendolo, è necessario sempre chiedersi due cose: se è giusto farlo e se a quelle profondità è ancora possibile parlare di umanità. Ora, rispetto agli eventi che formano l’oggetto del presente articolo è passato del tempo, la polemica si è in maniera postmoderna raffreddata, il processo all’omicida è iniziato e si è giunti al giudizio di secondo grado: ergastolo1. Stiamo parlando dell’omicidio di Carol Maltesi, avvenuto nel gennaio del 2022 a Rescaldina (Milano), scoperto nel bresciano più di due mesi dopo, con il rinvenimento del cadavere fatto a pezzi e riconosciuto per via dei tatuaggi; e di ciò che un comico, Pietro Diomede, vi ha costruito sopra. Ora, il fatto che Carol Maltesi facesse la pornostar, o la sex worker come sarebbe forse più giusto definirla, non è di per sé un tratto fondamentale, cosa che invece ha attratto lo sguardo disattento dell’opinione pubblica2, ma lo diventa proprio per il bailamme instaurato da Diomede, con la sua battuta postata su Twitter subito dopo il riconoscimento del cadavere della giovane donna. Ma, vuoi o non vuoi, quando si sente parlare di pornostar in qualche modo si accende qualcosa di incontrollabile e di pruriginoso, sia a livello individuale e sia, soprattutto, a livello sociale e non si fa per niente attenzione a un fatto fondamentale: per una donna, il mondo della pornografia (una vera e propria industria) è, almeno nei primi anni, durissimo, perché c’è dentro a tutti gli effetti come un oggetto e, anche se molte ragazze vi entrano coscientemente, molto frequenti sono i casi di forte depressione, che possono anche portare al suicidio, o a morti sospette e violente3.

Scendere nelle profondità degli abissi nel caso qui in oggetto vuol dire tante cose: ripetere la battuta di Diomede; informarsi un minimo sul mondo della pornografia; pensare intorno a diversi tipi di violenza contro le donne. Dunque, Carol Maltesi, una giovane mamma single ventiseienne, viene uccisa e fatta a pezzi da un ex fidanzato di quarantatre anni, Davide Fontana, il quale dapprima la tiene in un congelatore e poi si ingegna per disperdere i pezzi della ragazza4. Nel frattempo, usa il cellulare di lei per mandare messaggi a familiari e fans, allo scopo di tranquillizzarli e di guadagnare tempo. Una storia davvero raccapricciante, fatta di violenza, di una donna vista come un oggetto sessuale e pertanto buttabile, ma anche fatta di solitudine e di presenza sul web. Ed è qui che si inserisce Pietro Diomede, che il 29 marzo twitta: “Che il cadavere di una pornostar fatto a pezzi venga riconosciuto dai tatuaggi e non dal diametro del buco del culo non gioca a favore della fama della vittima”5. Da molte parti la battuta è giudicata irripetibile, e senz’altro lo è, ma qui andava riprodotta, perché se ne deve mostrare l’interna violenza, una violenza che forse non è intenzionale, ma che è innegabile. Dietro a questa battuta che, oltre a essere infelice e fatta per sgomitare sul web e nella vita reale, è davvero mal concepita, si cela un mondo fatto quantomeno di complicità sessista.

Come si diceva, il primo problema della battuta di Diomede è che non fa ridere, perché quella finalità viene in essa perseguita in maniera errata. Ma, ci si potrebbe chiedere, se la battuta fosse stata fatta in un modo più elegante, se fosse stata strutturata in maniera migliore, allora sarebbe stata quantomeno lecita? Insomma, il problema è soltanto che è una battuta brutta o che non si possa fare satira su tutto lo scibile umano, nella fattispecie una ragazza ritrovata fatta a pezzi, che solo per accidente faceva la pornostar? Per rispondere a tutto questo, che è però soltanto uno dei lati della scabrosa questione, si deve per forza di cose andare a parlare un po’ della satira e di come la intende lo stesso Diomede, allargando leggermente, se sarà possibile, il campo di indagine.

Internet ha eroso, dapprima con lentezza e poi con sempre maggior velocità, il potere della satira, o meglio, ha eroso la preponderanza che i grandi comici detenevano al suo interno. Così, anche la satira si è mondanizzata e ha allargato i propri orizzonti, secondo qualcuno, o li ha trivializzati, secondo qualcun altro. E se Daniele Luttazzi nel 2010 poteva dire che la satira italiana godeva di ottima salute, oggi riaffermare questo è un po’ più arduo. Qui, comunque, la situazione viene lasciata aperta, anche se grandi maestri come Grillo, Benigni, lo stesso Luttazzi, solo per citarne alcuni, non avrebbero mai e poi mai prodotto la battuta di Diomede. A proposito di Luttazzi, che come sappiamo è (ingiustamente, a parere di chi scrive) finito in una sorta di dimenticatoio a orologeria, è suo uno degli argomenti sulla satira che sono più stringenti, nel nostro caso: “L’umorismo è sospensione del sentimento e può arrivare fino al cinismo; ma se sei cinico a spese di una vittima e ne prendi in giro la sofferenza, fai umorismo fascistoide, cioè eserciti una violenza”6. E il punto, al di là di quello che infatti ne pensano a La Zanzara7, non è soltanto il fatto che la battuta di Diomede non faccia ridere, quanto capire quali piani vada a smuovere, che tipo di complicità instauri e cosa lascia dietro di sé. Perché forse quello che Diomede ha detto per giustificare l’efficacia e soprattutto l’esistenza della sua battuta è tipico di un contesto individualistico-anarcoide che non prevede la presenza reale delle altre persone, se non come pubblico.

Sollecitato da più parti nel chiedere scusa alla famiglia di Carol Maltesi, Diomede ha sempre negato questa eventualità: “No, della mia battuta non chiedo scusa. Quando pubblico sono consapevole che farà male e che potrebbe creare delle conseguenze”8. Nella stessa risposta, si preoccupava di aggiungere che il suo intento non era quello di offendere e allora bisogna chiedersi che cosa muove una persona a mettere in conto di fare del male con una battuta, ma senza offendere nessuno. Inoltre, intervistato a La Zanzara, Diomede dice che gli dispiace per il figlio di Carol Maltesi e poi, infine, anche per lei stessa. Ma, ancora una volta, non è questo il piano del discorso e non lo è proprio per la battuta stessa di Diomede, che è una battuta che non tiene in conto la vittima e che anzi la deride, facendola vedere, anche da morta, come soltanto un oggetto sessuale e non come una ragazza: perché una pornostar, secondo quanto è contenuto nell’autodifesa diomedea, può essere cinicamente ridotta ai diametri dei suoi orifizi più intimi e può essere impunemente separata dal suo essere una donna.

Il problema, stando a quanto dice lo stesso Diomede, risiederebbe nella sua propria cifra stilistica. Più volte, cercando riparo o viceversa visibilità, cioè a dire non ripudiando la sua battuta, Diomede ha ribadito che lui le battute le fa in quel modo, che quello è il suo stile e che, ciliegina sulla torta, ne ha fatte anche di più cattive rispetto a quella su Carol Maltesi. Il che, intanto, è già una resa, perché se per scatenare qualche risata sei costretto a fare del male o a essere cattivo, vuol dire che tutto sommato o non hai un’arte da curare, oppure non hai voglia di farlo: un po’ quello che accade, anche se per altri motivi, con il film del 2011 Killer Joe, che ha una deriva praticamente pornografica inserita in una sorta di thriller, una deriva del tutto gratuita, messa a bella posta per fare scalpore e per rovinare una discreta idea di base, nonostante sia un film scritto da un premio Pulitzer come Tracy Letts, diretto da un premio Oscar come William Friedkin (L’esorcista) e abbia vinto il Mouse d’oro (cioè il premio della critica online) al Festival del Cinema di Venezia. Il problema, tornando al qui e ora, è che Diomede non fa davvero ridere ed è un degno rappresentante di un mondo in decadenza, intendo quel mondo del tutto quantitativo che sta ormai inglobando ogni tipo di aspetto qualitativo del reale. Diomede viene definito come un comico, ma è in realtà soltanto un umorista, uno che la satira non riesce a farla, proprio per il modo (o il mood) con il quale architetta e lancia le sue battute. Ma poi che cosa vuol dire che “con la mia cifra stilistica faccio umorismo su questa cosa”? Che cosa vuole dire che “io faccio la battuta” 9? Che sono o posso essere al di sopra del rispetto, della decenza e della legge? Forse, qualcuno potrebbe anche essere portato a pensarlo, visto ciò che viene pubblicato sul web, o ciò che lo stesso Diomede ogni tanto partorisce. Leggiamo però, prima di chiudere, qualche altra sua battuta, per andare a vedere dove si trova questa fantomatica cifra stilistica. “Occhi rossi, lacrimazione costante, desquamazione della pelle del volto questi sono i sintomi di sospetto avvelenamento di Roman Abramovich. Vuoi vedere che quella di Bebe Vio non è meningite?”. È un’altra battuta piuttosto infelice, che fa passare sotto burla la sofferenza, che in questo caso ha lasciato segni più che evidenti, di una persona. Inoltre, è una battuta mal congegnata, perché sposta la malattia di Bebe Vio al presente, quando invece è una cosa del passato. E, ancora, ma che c’entra poi Bebe Vio con le modalità di avvelenamento che usano i Servizi Segreti Russi? Come dice ancora Luttazzi, “la satira deve commentare un fatto vero”10 e in questa battuta di fatti veri non ce ne sono molti. Ma andiamo avanti. “Danika Mori [un’altra pornostar…] vince il Pornhub Awards 2022: l’Italia si aggiudica un premio nell’Olimpo del porno. La migliore performer Squirting dell’anno. L’ultima siciliana ad aver vinto quel premio fu Lucia Borsellino quando arrestarono Totò Riina”11. Questa battuta Diomede ha cercato perfino di spiegarla, sempre a La Zanzara, con esiti davvero nefasti. Ma anche qui, il meccanismo della satira non entra in funzione, perché da una parte la battuta allude a qualcosa di non comune, diciamo così, mentre dall’altra attribuisce sentimenti di vendetta a Lucia Borsellino, sentimenti che non sembra le siano così congeniali. Insomma, non stiamo parlando di una battuta che metta a tema questioni del tipo la trattativa Stato-mafia, o che faccia interrogare sulle modalità prima della latitanza e poi dell’arresto di Riina, questioni cioè che avrebbero a che fare con la satira: qui stiamo parlando di una battuta che collega arbitrariamente mondi del tutto scollegati e che, anche per questo, non fa per niente ridere.

Come già avevo fatto notare, c’è un dibattito aperto sulla questione se la pornografia favorisca o meno l’insorgere della violenza di genere e non è possibile concludere nettamente per una parte del corno o per l’altra12. D’altronde, le ricerche sul mondo della pornografia e sul suo potere sulle menti sono attive da una cinquantina di anni, anche in Italia13, e nel frattempo la società è andata avanti e le tecniche persuasorie della pornografia si sono raffinate. Però, se non è possibile decidere in maniera definitiva sulle colpe della pornografia, è possibile senza problemi affermare che i modi nei quali le donne vengono in essa trattati sono quantomeno discutibili (e sono gli stessi modi che le fanno considerare degli oggetti), ingenerando altresì nelle menti giovani e meno giovani una modalità di viversi la sessualità del tutto fuorviata, una modalità che, partendo dalla fiction, tende a sovrapporsi a quelle che dovrebbero essere invece basate sul reciproco rispetto delle diversità.

Così, dalla civiltà che Diomede, grande e valoroso combattente, nonché uomo di grande intelligenza, che fu fatto immortale per il suo enorme valore, dalla civiltà che Diomede aveva contribuito a diffondere, ormai il nostro tempo prende commiato, probabilmente in maniera definitiva, se è lecito da un lato inondare il web di filmati hardcore, protetti praticamente soltanto da un click, e dall’altro non tenere nel giusto conto, nelle proprie battute, l’umanità dei destinatari, interni ed esterni, delle stesse. Battute che, senza questa doverosa cura, devono essere destinate alla dimenticanza per l’eternità.

1 https://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/omicidio-carol-maltesi-fontana-xrfn1ui7. La sentenza di primo grado, che era stata di 30 anni di reclusione, è stata in qualche modo ribaltata.

2 Per questo, si può vedere la puntata della Zanzara nella quale, pochissimo tempo prima di essere uccisa, è stata ospite proprio Carol Maltesi. Cfr. https://www.youtube.com/watch?v=47gp9Y8eZaQ

3 Cfr. https://www.mirror.co.uk/3am/celebrity-news/what-killing-our-porn-stars-11700152. Per una testimonianza opposta, si può leggere un’intervista alla pornostar Danika Mori, che ritroveremo sul finire del presente articolo. Cfr. https://palermo.repubblica.it/societa/2022/04/01/news/porno_danika_si_racconta_esploriamo_il_sesso_senza_paura-343714768/

4 È il caso di ricordare Pamela Mastropietro, anche lei fatta a pezzi e abbandonata in due trolley.

5 La battuta, che è seguita dagli hashtag #CharlotteAngie (il nome d’arte di Carol Maltesi), #carolmaltesi e #DavideFontana, può essere reperita sul profilo twitter dello stesso Diomede. Cfr. https://twitter.com/PDUmorista?ref_src=twsrc%5Egoogle%7Ctwcamp%5Eserp%7Ctwgr%5Eauthor

6 Daniele Luttazzi, Mentana a Elm Street, 2009, http://web.archive.org/web/20110303200308/http://www.danieleluttazzi.it/node/389. E ancora, poco oltre: “Il punto non è se una battuta fa ridere o meno. Si ride per il meccanismo comico e l’abilità consiste nell’imparare la tecnica migliore per scatenare il riflesso della risata; ma se questa abilità ti serve a veicolare un’idea razzista, sei un razzista”. Ibidem.

7 Cfr. https://www.youtube.com/watch?v=KRMwqy5ZISo

8 Cfr. https://www.fanpage.it/spettacolo/interviste/diomede-non-chiedo-scusa-alla-famiglia-di-carol-maltesi-sapevo-che-la-battuta-avrebbe-fatto-male/

9 Cfr. https://www.youtube.com/watch?v=rpmDJf_8NwI, dove è lo stesso Diomede a dire queste cose in un’intervista audio. Tutto questo ricorda quando Gino della Marta, storico personaggio di Leonardo Pieraccioni, per sottolineare le battute più pecorecce diceva appunto “ho fatto la battuta!”. Nel monologo di Gino della Marta, la battuta sulla polvere sotto al letto è a dir poco esilarante. Pieraccioni, che comunque non fa satira, ci ricorda come per far ridere non ci sia bisogno di scioccare. Né di fare male.

10 AA.VV., Almanacco Luttazzi della nuova satira italiana 2010, Feltrinelli, Milano, p. 12.

11 Cfr. https://www.notizioso.it/pietro-diomede-charlotte-angie-battutacce-anche-fedez-taylor-hawkins-mihajlovic/ e https://www.diregiovani.it/2022/03/30/441930-zelig-annulla-spettacolo-pietro-diomede.dg/, dove si possono trovare anche altre perle, alcune davvero brutte, del nostro “simpatico umorista”, come dicevano a Bisio.

12 Emiliano Sabadello, Il male maggiore. Stephen King e la violenza contro le donne, Alter Ego, Viterbo, 2010, pp. 40-42. Si vedano queste risorse online sul dibattito: https://www.psychologytoday.com/gb/blog/all-about-sex/201601/evidence-mounts-more-porn-less-sexual-assault – e per la tesi contraria – https://www.ticinonews.ch/svizzera/496360/la-pornografia-violenta-aumenta-il-rischio-di-aggressioni

13 Romano Giachetti, Porno power. Pornografia e società capitalistica, 1971, Guaraldi editore, Bologna. Si può vedere anche il più recente Pietro Adamo, Hard Core: istruzioni per l’uso. Sessuopolitica e porno di massa, 2021, Mimesis, Milano-Udine.

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