
30 Mar Tessere è umano: le mistiche alleanze con Isabella Ductrot
a cura di Francesca Grispello
Siamo abituati a condurre la nostra vita su parole che indicano un mettere insieme: costruire o edificare, parole virate al maschile, ma – e non per spocchia di ordine femminista – se osserviamo la vita, le relazioni e il nostro errare, tessere è la parola più adeguata.
Se costruiamo un muro, abbatterlo comporta macerie in quanto ogni pezzo perderà la sua integrità, il filo no, il filo si sfila dalla sua trama tenendo per se la memoria di ciò che ha ordito.
L’esistenza è una trama e per dirlo con Tim Ingold siamo linee.
Sono profondissime e sottili, ma luminose e ampie le riflessioni che dona Tessere è umano, che approfondisce e istoria la mostra Tessere è umano, Isabella Ducrot… e le collezioni tessili del
Museo delle Civiltà di Roma, dove le opere della Ducrot dialogano con le collezioni tessili del museo, è un chiaro esempio di come il tessere possa essere utilizzato per creare un dialogo tra passato e presente, tra culture diverse e tra arte e artigianato. Edito da Electa per la collana Pesci rossi il testo oltre al saggio della Ducrot, si avvale dei contributi di Anna Mattirolo e Andrea Viliani. Il volume ha un compendio di immagini che rendono preziosa l’esperienza e fanno appuntare il Museo tra le tappe da percorrere.
“La trama è una serie di fili orizzontali – scrive Anna Mattirolo – che tracciano il proprio percorso sopra e sotto ogni ordito. L’ordito è il progetto, il principio ordinatore, ovvero ciò che sta all’interno e sotto la trama e che racchiude, custodendolo, il potere di una storia”.
Nel tessuto, nella “pezza” l’ispirazione, nello spazio ridotto di un nulla, materia dove l’arte si celebra. “Tessere è umano, è un titolo denso di significati, filo per filo arriviamo all’omonimo poema di Patrizia Cavalli dedicato a Isabella Ducrot.
Straccio o broccato,
ogni tessuto è dunque il risultato
di questo stringersi costretti insieme
da un progetto il cui concepimento è dato
solo all’ingegno umano: un matrimonio
che mai in natura potrebbe avere luogo.
Prendete il ragno, poveraccio. Imbroglia.
Il ragno mica tesse, il ragno incolla.
“Mistica alleanza” quella tra la civiltà umana e l’invenzione della tessitura, l’una causa dell’altra: Isabella Ducrot istoria così i suoi viaggi, le sue scoperte sul tessuto e le sue azioni poetico metamorfiche sullo stesso. Mistica appunto la celebrazione della porzione, della tessitura di opere sacre e funzionali come scoperta e preghiera. La Ducrot evoca con le sue opere e con il suo pensiero parole che intelaiano i suoi collage, tele, scoperte: piccole o grandi tutte custodi di viaggi, scoperte, civiltà, usi. Indossiamo abiti che hanno il compito di coprire le nostre “vergogne”, quando in realtà siamo composizioni, trasformazioni, ibridamenti.
Non è semplice “tenere il filo” per tutte le connessioni linguistico/poteiche/pratiche che si innescano: incastri, tesserini, intrecci, tasselli, intrigare, macchinare, produrre. Un gran farsi e da farsi di esseri umani e organismi che partecipano nel divenire, coautori – homo humus. Di etica, bioetica e antispecismo rilancia Andrea Viliani in cui offre una riflessione profonda e articolata – sostenuto dalle tesi di Rosi Braidotti e Donna Haraway sul significato del tessere, esplorando le sue implicazioni culturali, sociali e artistiche dove si mira ad un Museo multispecie, in unione della differenza. Il tessere , la tessitura rende l’umano co-creatore grazie alla materia naturale, l’atto del tessere dunque trasforma l’umano “l’ancestrale alleanza fra testo e tessuto, fra pensiero e materia”.
L’atto del tessere sia intrinsecamente legato alla condizione umana, rappresentando la nostra capacità di creare connessioni, intrecciare storie e costruire identità. La traccia in cui si rinuncia all’unicità dell’autore per far emergere intelligenze e sensibilità del collettivo.
Supporto matrice, in cui il tessuto ci ricorda cosa sapevamo fare prima dell’AI, prima del palmare, digitale, dell’intelligenza generativa, ma l’atto del tessere, con i suoi schemi e le sue ripetizioni, può essere visto come una forma di algoritmo primordiale. In questo senso, ci sono delle analogie tra il tessere e i processi computazionali e generare pattern e creare tessuti digitali e la “Ducrot non fa altro che continuare a tessere uno sconfinato, infinito, ancestrale tessuto connettivo”. Questa poiesis tessile tutta umana potrebbe lasciare ammirati ragno e computer, non solo per la magnificenza di alcuni tessuti, ma anche nei nostri brandelli, brandelli di civiltà umane.
Il filo del rasoio, il filo dell’equilibrista, il filo del pensiero, appare chiaro che la mente si istori ricamando, cucendo, strappando, tagliando. Il pensiero si tesse e la figura arabesco.
Per continuare a tramare, con Ingold possiamo dire che “siamo linee” che si intrecciano dentro il mondo naturale e infiliamo elementi diversi delle nostre esistenze in questa trama dinamica e compiere la nostra vita è segnarla nella nostra e nelle vite dell’altro: Disegnare – affermava l’artista Paul Klee – è come portare una linea a fare una passeggiata.
Info:
https://www.museodellecivilta.it/
Il libro:
https://www.electa.it/prodotto/isabella-ducrot-tessere-e-umano/
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