Il confronto tra madre e figlia ne “La sconosciuta” di Marise Ferro

Il confronto tra madre e figlia ne “La sconosciuta” di Marise Ferro

 

a cura di Ivana Margarese

 

 

 

Marise Ferro è una giornalista, scrittrice e traduttrice che non è entrata nel canone e rimane, nonostante il successo ottenuto nel corso della vita, poco conosciuta. La sua vasta produzione è stata tuttavia di recente riscoperta, grazie al lavoro e alla cura soprattutto di Francesca Sensini, docente di Italianistica all’Université Côte d’Azur di Nizza.
La sconosciuta
 (1978), vincitore del Premio Stresa di Narrativa, è l’ultimo romanzo da lei scritto, in cui affronta un tema delicato come quello del rapporto tra madre e figlia, dalla prospettiva del personaggio narrante: Valeria. Due donne a confronto, legate naturalmente tra loro, ma in buona misura sconosciute l’una all’altra. Ed è proprio un’indagine, alla ricerca della madre e della sua vita con lei, quella che Valeria intraprende poco dopo la morte di Luisa, che la lascia smarrita e piena di dolore. Dare ordine alla storia che si è vissuta può offrire riparo nei confronti di ciò che non si comprende:

Mia madre morì nel 1960 a settantacinque anni. Le piansi con lagrime roventi. Il mio dolore non sapeva sfogarsi che in lagrime. Non pensavo, non sentivo, come se la facoltà di avere sentimenti si fosse prosciugata con le lagrime. Piangevo ed il pianto non mi dava nessun sollievo. Quel dolore muto, senza un grido, senza un ricordo, misurava, toccava le radici della mia età e mi avvicinava alla tomba dove mia madre aveva voluto essere sepolta. Non andavo alla sua tomba, quel tumulo nel quale il suo corpo ancora intatto era scomparso mi faceva orrore. Era un tumulo ai piedi di un cipresso, in un piccolo cimitero di campagna dove non esisteva la magniloquenza del mausoleo o la cappella dei ricchi. Una croce di granito con il suo nome inciso era il solo segno del suo passaggio sulla terra.

Valeria vorrebbe conoscere chi è sua madre e dal momento che non trova una risposta cerca di fare luce fra i suoi ricordi. Il rapporto con la madre non è sin dall’infanzia un rapporto dolce: Luisa le appare bella e distante. Da bambina, nella grande casa ligure di Ventimiglia – paese di nascita della scrittrice – Valeria trova maggiore conforto nelle braccia della bambinaia Rosina o nel giardino, in cui trascorre quasi tutte le sue giornate. Un giorno per caso legge un passo dell’Alcyone di D’Annunzio e scopre la metamorfosi di Dafne in albero e l’immagine la colpisce al punto che vorrebbe essere lei: “avere braccia di fronde, agitarle nel vento, spandere un profumo vegetale”.

Da adolescente il difficile rapporto tra i suoi genitori la allontana dalla madre e una voglia istintiva di fuga verso un luogo capace di accogliere la sua volontà di espressione.
Luisa detesta il marito da cui ben presto si separa. Il risentimento profondo che la madre prova per il padre è una costante del romanzo e viene messo in luce anche con riferimenti espliciti ai rapporti carnali, che aprono a una dimensione spesso protetta o occultata e che invece può rivelare molto sulla stessa condizione femminile:

Ella seguitava a giacere con mio padre e ciò mi stupiva. “Se io fossi al suo posto pensavo gli direi chiaro e tondo che le sue carezze mi fanno schifo.“ Non conoscevo né immaginavo la sottomissione atavica della femmina al maschio, e ciò che per secoli le mogli avevano considerato un dovere. Mia madre, nonostante le impennate del suo carattere, le sue ire e le sue ribellioni, apparteneva al secolo delle succubi, delle prigioniere del gineceo, era stata abituata all’obbedienza passiva dei sensi[…]. Mia madre figlia del suo secolo, benché avessero un’indole indocile non osava ribellarsi al maschio per una oscure e ancestrale sottomissione. Forse anche vendere accettato in casa, cercava di vedere in lui il capo famiglia.

Eugenio Montale, nelle Lettere a Clizia, scrive di aver conosciuto Marise Ferro a Londra, dove viveva con il primo marito Guido Piovene, corrispondente del «Corriere della Sera», e di essere rimasto sorpreso per averla sentita parlare schiettamente nei salotti e alle cene ufficiali di sesso e orgasmo femminile. Nella maturità la scrittrice, peraltro in un breve saggio intitolato La donna dal sesso debole all’unisex (1970), sostiene che donne e uomini sono vittime di ruoli: “Le malattie nervose delle donne, i complessi, la frigidità, sono nati dalle lunghe insoddisfazioni sessuali e sentimentali create da anni di conformismo e di prigionia fra le mura domestiche”. Questa attenzione verso la sessualità femminile la Ferro la condivide anche con un’altra scrittrice fuori dal canone, Laudomia Bonanni che in Il bambino di pietra. Una nevrosi femminile scrive:

 

Il sesso all’origine di ogni nevrosi. Anche la santità un prodotto erotico, figurarsi. Purché non sia diventato seguace dello spaventoso Reich. Magari ti domandano ex abrupto se hai l’orgasmo. Freud almeno dichiarava che la vita amorosa della donna è (era?) avvolta in un’oscurità impenetrabile. Per quanto me ne rimane di letture fatte, per così dire, con un occhio solo: paura di scoprire chissaché. E non mi si parli di rimozione, lì per lì confondo con soppressione.
Ha percepito la mia resistenza. Sono una donna emancipata e sotto certi aspetti spregiudicata, ma ho delle difficoltà.

 

Il corpo delle due protagoniste de La sconosciuta  viene raccontato come un corpo reso radioso dall’innamoramento, spesso vissuto all’interno di relazioni “ pure”, libere da schemi e costruzioni:

Ne era innamorata fino allo spasimo, animata da una continua fiamma che la abbelliva. Ne osservai il viso, l’umore, il comportamento. Sul suo viso non vi era più l’espressione irritata che aveva quando viveva con mio padre. Era sempre di buon umore, sembrava non sentisse neppure la tragedia della guerra e delle complicazioni, delle violenze, dei lutti che portava.

Il romanzo si svolge nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale e il padre Gustavo, capitano dei bersaglieri, è un militare fascista, la cui figura si contrappone alle idee di Luisa, del padre di lei, e della stessa Valeria. Numerosi sono i riferimenti all’insofferenza delle due donne verso il fascismo, tanto che quando Luisa decide per la seconda volta di interrompere ogni relazione col marito non può non farne esplicito richiamo:

La nostra convivenza non può durare per ragioni molto più gravi di quelle sessuali. In ogni matrimonio c’è una vittima; a volte il uomo, a volte la donna. Mi sarei adattata alla mia parte di vittima carnale se il tuo carattere, la tua maniera di pensare potessero accordarsi con il mio carattere, con la mia maniera di pensare. Ma non sei cambiato, come speravo. Tutto ci divide, persino l’ideologia politica. Sono stufa di vedere in casa dei fascisti.

Uno scontro tra onore e volontà di comando da una parte e libertà di pensiero e espressione dall’altra, tra rigidità e bisogno di contatto. Conflitto che rimane irrisolto all’interno della psicologia dei personaggi. Luisa, ribelle e emancipata, impone infatti alla figlia varie restrizioni:prova a combinarle un matrimonio con un ottimo partito, si frappone tra lei e un ragazzo, del quale Valeria è innamorata, perché lui è un povero studente incapace di darle una posizione:

Sei una ragazza povera, che deve lavorare, non puoi permetterti amori che non abbiano una conclusione pratica economicamente. So che il tuo giovane amante è uno studente squattrinato, non fa per te. Non lo devi vedere e mai più […]. Gli amori alla tua età passano presto, la tua rinuncia non ti spezzerà il cuore.

 

Luisa stessa rimane una figura irrisolta, sospesa tra volontà di emancipazione e pigrizia, incapace di andare al di là della ammirazione maschile per la sua bellezza e il suo fascino. Luisa appare negli ultimi anni della sua vita come una donna triste, irritata dal suo aspetto non più giovane. Delusa per non avere trovato ciò che vagheggiava, si chiude sempre di più, divenendo amara e sempre più criptica per la figlia.
Nel romanzo le due donne condividono fragilità e ribellioni, eppure questa loro condivisione viene a essere ridotta dal ruolo o dalle forme sociali dell’essere madre e dell’essere figlia, sostituendo alla complicità la sfida e le incomprensioni. L’analisi di Marise Ferro è lucida e sottile. Per lei i progressi politici, la possibilità di lavorare e guadagnare denaro, non modificano la condizione femminile se non muta l’idea di sé. Quello che le donne rivelano nell’intimità attraverso i loro timori e desideri dice che molto poco è cambiato e che le figlie rischiano di essere prigioniere della stessa trappola in cui sono state rinchiuse le loro madri. La sconosciuta non soltanto è Luisa, ma rischia di essere anche Valeria per se stessa. Ha un matrimonio felice, a differenza della madre, con Oscar, un uomo di buona famiglia che la ama di un amore incondizionato e che lei inizialmente non ricambia e che impara a poco a poco a amare, quasi che attraverso la sua forza trovasse quella fiducia in se stessa che non aveva potuto coltivare, probabilmente anche a causa delle irresolutezze della madre. Dice Oscar a Valeria:

 

E poi io ti conosco, nulla di te mi sfugge, neppure quando dormi. Io sono il tuo compagno che dice con sincerità ciò che pensa e ciò che sente. Le madri non parlano mai con i figli, se non per suggerimenti pratici. E come potrebbero? Se hanno una parte da recitare per sostenere quel fatto sociale che è la famiglia. Perché dovrebbero parlare?

 

Perché dovrebbero parlare? Forse, pare suggerire Marise Ferro, perché parlare, scrivere, confrontarsi è l’unico modo per osservarsi, conoscersi e crescere con maggiore consapevolezza, al di là dello sguardo maschile che racchiude e presume, lui, al posto nostro, che nulla di noi gli sfugga.

 

 

1 Comment
  • Pingback:Donna Noble: La Figlia Sconosciuta - Una Storia di Ricerca e Rivelazioni - GOSSIP ITALIA24
    Posted at 17:27h, 28 Novembre Rispondi

    […] In conclusione, l’esplorazione del legame tra Donna Noble e sua figlia sconosciuta è stata una storia di ricerca e rivelazioni che ha portato a momenti significativi di connessione e comprensione reciproca. Attraverso l’amore e il sostegno, hanno creato un rapporto speciale che va oltre il legame biologico, dimostrando la forza e la bellezza del legame madre-figlia. [24][25][26][27] […]

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