05 Set Recensione di Animale, il romanzo d’esordio di Giuseppe Nibali
Animale di Giuseppe Nibali, abitare i ricordi trasformandosi in animali
di Noemi De Lisi
Animale (Italo Svevo Edizioni, 2022) è il romanzo di esordio di Giuseppe Nibali, autore di origini siciliane, classe ’91. Il giovane autore è un nome già famoso nel panorama della poesia contemporanea, nel 2021 ha pubblicato una raccolta di poesie Scurau (Arcipelago Itaca). Cosa succede quando un poeta approda al romanzo? Voi non dovete pensare a Nibali come a un poeta che fa “un esperimento”, che gioca con la prosa tra un verso e l’altro, no. Nibali si scopre anche prosatore oltre che poeta. Tutto qui.
La genetica da poeta di Nibali piuttosto che apparire come una sorta di ostacolo allo sviluppo della prosa (esistono diversi esempi di poeti che approdano al romanzo prediligendo le forme ibride, non distaccandosi mai totalmente da una certa metrica personale riconducibile alla poesia) si colloca invece come un fattore di potenziamento. I versi che l’autore ha scritto negli anni, prima del suo esordio in narrativa, non hanno fatto altro che allargare il suo immaginario e soprattutto moltiplicare gli strumenti stilistici per descriverlo. Nibali, nato poeta, dunque, mostra incredibile controllo e abilità nel manipolare anche la metrica della narrativa (perché di metrica non si parla solo in poesia) con descrizioni suggestive e precisissime di volti che sembrano paesaggi, di paesaggi che sembrano volti e di animali che sembrano uomini.
Quale storia racconta il romanzo
Ma cosa racconta questo romanzo di esordio dal titolo così suggestivo, qual è la storia di Animale? Giuseppe Nibali è il protagonista di questa storia. Sì, il personaggio è omonimo dell’autore, ma solo per coincidenza, per automatismo, poiché non si può parlare, in questo caso, di autobiografia, piuttosto di autofiction (e neanche completamente). L’avvertenza a inizio romanzo parla chiaro: “Leggendo queste pagine non bisogna pensare alla storia di Giuseppe come a quella dell’autore, le due vite si assomigliano ma non coincidono, tracciarne i nessi sarebbe una questione piuttosto complicata”. Dunque, una storia che non assomiglia abbastanza a quella personale dell’autore per essere chiamata autobiografia, ma per certi versi fin troppo simile a quella dell’autore per essere chiamata totalmente autofiction.
La sinossi del romanzo è semplice: Giuseppe Nibali, un trentenne copywriter, che vive a Bologna, un giorno viene raggiunto da una chiamata spiacevole proveniente dalla Sicilia: suo padre, Sergio Nibali, è ricoverato dopo aver avuto un ictus. Giuseppe così attraversa l’Italia e torna nei luoghi della sua infanzia, ai Giardini Naxos, per andare a trovare il padre in ospedale, anche se non si parlano né vedono più da diversi anni. Attraverso le pagine del romanzo, dunque, seguiremo le giornate di Giuseppe, il suo andirivieni tra l’alloggio e la camera d’ospedale del padre, i video di YouTube che guarda in modo compulsivo (tipico delle ultime generazioni), e i ricordi che s’innescano, agiscono sull’immaginario e il corpo in modo involontario, come i movimenti che si fanno nel sonno.
Animale: un romanzo di ricordi e luoghi
Animale è un romanzo di ricordi e luoghi. Laddove ogni luogo innesca un ricordo e ogni ricordo si definisce come luogo, in senso proprio fisico e spaziale. Ricordi che si abitano o si abbandonano (eppure senza la nostra presenza, i luoghi, i ricordi, continuano a esistere e a ridefinirsi nello spazio di continuo tramite una forza autonoma, che ci oltrepassa e dimentica). Giuseppe e Sergio vivono lo stesso ricordo-luogo, solo che sembrano non incontrarsi mai, non all’inizio, almeno. Pensiamo a due persone che vivono la stessa grande casa, ma che lungo i percorsi da una stanza all’altra comunque non ci incontrano mai. Due persone che possono solo percepire la presenza dell’altro nel luogo attraverso piccoli rumori, spostamenti. Giuseppe e Sergio, figlio e padre, allo stesso modo abitano un ricordo-luogo identico senza incontrarsi mai, ma percependosi soltanto.
Gli animali, a differenza dell’uomo, sembrano avere i sensi più sviluppati per percepire e, in alcuni casi, presagire la presenza dell’altro o del mondo. Sono gli animali quelli che presagiscono l’arrivo di un temporale, ad esempio, oppure l’arrivo di un terremoto. Questo perché il loro livello percettivo si muove su piani diversi che oltrepassano le capacità sensoriali dell’uomo. Animali che sentono e comunicano attraverso versi misteriosi e incomprensibili. Così, allo stesso modo, in questo ricordo-luogo, figlio e padre si percepiscono a un livello misterioso, si sentono e si richiamano attraverso versi primordiali, versi animali. Si stanno cercando.
Padre e figlio, la perdita dei ruoli
Giuseppe e Sergio, reduci da un trauma legato alla madre di Giuseppe, nonché moglie di Sergio, sembrano aver perduto il loro ruolo. Sembrano non aver più strumenti per definirsi reciprocamente come figlio e padre, il loro legame di sangue (un legame antico, animale) pare distrutto, fatto a pezzo nel loro ricordo-luogo comune. Giuseppe aiuterà il padre, la memoria labile e confusa del padre dopo l’ictus, a ritrovare questi frammenti identitari. Dall’atro canto, anche il padre aiuterà il figlio, raccontando continuamente la propria storia, una storia remota che si arricchisce di dettagli ogni volta, una storia che comincia sulla riva di un fiume con una mandria di cavalli. Animali, ancora. Figlio e padre, padre e figlio, lo stesso richiamo animale per ritrovarsi, un ululato per ritrovare il loro passato, la loro identità, i loro nomi, in un mondo dove gli uomini sono costretti a vivere come animali, amare come animali, per sopravvivere e non perdersi.
La capacità di Nibali di indicare una nuova via
Giuseppe Nibali, stavolta l’autore, descrive la drammaticità dei rapporti famigliari, di certi traumi che le generazioni dei figli (e a loro volta quella dei padri) fanno fatica a rielaborare. Traumi di un passato ingombrante, che ogni giorno si cerca di dimenticare, di rinnegare, ma che continua a esistere invisibile, perché certi ricordi-luoghi ci pre-esistono, ci plasmano e ci superano, continuano a essere anche senza di noi, come dicevamo. Per abitarli senza smarrire il proprio nome, Nibali traccia la via dell’animale, suggerisce una trasformazione in una forma vivente comunicativa diversa, più istintiva e reale. Lasciando il proprio corpo-luogo, la forma umana, è possibile accedere, così, al ricordo-luogo senza quella paura tipica insita nelle parole degli uomini. Il padre e il figlio possono comunicare solo così nel romanzo di Nibali, attraverso il verso animale. Padre e figlio l’uno accanto all’altro, come cavalli vivi, al galoppo, finalmente; e dietro di loro, adesso lontano, il tumulto sordo e la polvere alta, soffocante di tutte le loro paure e silenzi.
“Sì. Erano i loro corpi a essere maledetti e selvaggi… Quei figli di puttana ci sentivano arrivare metri prima. Bestie di Dio erano. Mai visto niente come quelle cosce, come quei muscoli… Centauri parevano per quanto erano alti. Scendevano per pascolare lungo il crinale dell’altopiano, a valle arrivavano, la valle che prende pace tra i Nebrodi e il vulcano. Scendevano a decine. Cavalli selvaggi, una folla. Ci puoi credere?”.
(G. Nibali, Animale, p. 45)
Giuseppe Nibali è nato a Catania nel 1991. Si è laureato in Lettere Moderne e in Italianistica a Bologna dove è stato membro del Consiglio Direttivo Centro di Poesia Contemporanea dell’Università. Giornalista Pubblicista, dal 2017 al 2019 è stato direttore editoriale della rivista online Midnight Magazine. È direttore responsabile di Poesia del nostro tempo e curatore del progetto Ultima. Collabora con Le Parole e le cose, La Balena bianca e con il magazine Treccani. Ha pubblicato i libri di poesia: Come dio su tre croci (Edizioni AE, 2013), e Scurau (Arcipelago Itaca, 2021). Animale (Italo Svevo Edizioni, 2022) è il suo primo romanzo.
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