Tre poesie di Lucio Zaniboni

a cura di Giorgio Galli

Cupe e venate da una corrosiva accettazione del corrompersi di tutto, queste poesie di Lucio Zaniboni presentano un singolare impasto di riferimenti alla tradizione letteraria e all’attualità attraverso l’uso di un linguaggio che è al tempo stesso colto e spicciolo e che trova le sue radici nell’ultimo, disincantato Montale. Totalmente pessimistica è la visione del presente che ne emerge, segnata dai sentimenti della sconfitta e della disaffezione e da immagini che fanno pensare a bestialità e declino, cui l’autore oppone un’ironia che, pur lucida, non può cambiare il corso delle cose ed è destinata a sua volta al fallimento.

Pazienza

Un nuovo mondo vede Juppiter dall’Olimpo

non gli piace, ma è stanco e a nulla

valgono i suoi fulmini.

Inventato il parafulmine, ha perduto potere,

almeno pare;  allora piove e si acquieta

In fondo non c’è gusto a imperversare

su una massa di vipere che striscia

entro lamiere colorate verso le case.

Come lui ora tutti gli dei hanno deciso

di non scendere più fra gli umani

e non nascono eroi.

Pazienza! È eroismo già la sofferenza:

miseria, fame, covid, guerra, perduti amori

e umori.

Coraggio, vecchio Giove, datti da fare,

limitandoti col carro a tuonare.

Almeno spunteranno funghi e lumache

e tutto finirà in scorpacciate.

*

Al Convivio?

Muri sbrecciati e così i sogni.

purpurei fiori dalle ferite.

Al Convivio del mondo non fu avaro

il nostro piatto di dolore.

In grembo le madri tennero il capo

dei figli, mormorando parole senza senso,

nell’urlo delle sirene.

Poi venne la pace, allevammo colombe

e intrecciammo ghirlande.

Eravamo liberi di accendere fuochi

nella notte, di cantare la speranza

e abbracciare senza sospetti gli amici.

Ora i fuochi sono accesi dalle prostitute.

le colombe le hanno ghermite i falchi.

Torneremo al Convivio del pianto?

*

Guerriglia del tempo

Guerriglia del tempo, all’angolo i pensieri:

il passato è  lontano come la cima.

del monte.

Scacco matto, atto, scena, manfrina

che il giorno traduce a gesto.

Resto a contemplare residui del consumo,

assumo concezione del dopo.

Un topo guastafeste inzacchera il bidone

e propone la soluzione del cosmo

in denti bianchi, voracità espressiva

priva di qualsivoglia spoglia.

Lucio Zaniboni è nato a Modena ma vive a Lecco. Ha insegnato in scuole di ogni ordine e grado. Le molte raccolte di poesia hanno avuto le prefazioni di: Bellezza, Cappi, Esposito, Lanza, Manacorda , Martelli, Moretti, Pazzi, Piromalli, Rea, Ruffilli, Sanesi, Squarotti, Ulivi e Valli. È stato segnalato al Premio Internazionale Montale, Ha vinto premi importanti e due volte il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha pubblicato sette Antologie dei migliori poeti contemporanei e sulla sua opera sono state svolte due Tesi di Laurea. È stato tradotto in francese, inglese, greco, spagnolo, portoghese, cinese e albanese. È stato inserito in Storia della letteratura ItalianaIl Secondo Novecento 1993. e in Poeti latini tradotti da autori Italiani (Bompiani.) A 17 anni iniziava la collaborazioni con il giornale letterario (Gastaldi) Milano. A 24 era tra i giovanissimi nella: Antologia “Poeti del nostro Tempo” (Primo poeta inserito Giovanni Papini) Edizioni Cinzia Firenze. Numerose collaborazioni a riviste prima del primo libro edito per iniziativa di un gruppo di colleghi della scuola”.

No Comments

Post A Comment