La versione di Elsa. Elsa de’ Giorgi e Italo Calvino in dialogo con Rosa Maria Manenti

 

a cura di Ivana Margarese

 

La versione di Elsa di Rosa Maria Manenti, con Arianna Ninchi e Filippo Trentalance, è una lettera per dar voce a una grande esclusa: Elsa De Giorgi (1914-1997), attrice e scrittrice, osservatrice attenta delle vicende del suo tempo. Le sua testimonianza si rivela oggi preziosa e lucidissima.
La narrazione prende spunto da Ho visto partire il tuo treno, il libro che De Giorgi scrisse nel 1992, consegnando ai lettori le memorie del suo incontro con Italo Calvino, le sue considerazioni sulla vita e sull’amore.
Elsa De Giorgi conosce Calvino nel 1955 a Firenze, dove abita con il marito Sandrino Contini Bonacossi. Segue un incontro, organizzato dalla casa editrice Einaudi, intenzionata a pubblicare il libro (I coetanei) che Elsa ha scritto sulla Resistenza. Da quel momento lei, attrice famosa, affascinante e bellissima, entra nella vita di Italo Calvino, rompendone le grigie abitudini da «funzionario d’industria, sia pur poeta».
Il loro rapporto trova testimonianza in più di quattrocento lettere, che la grande studiosa Maria Corti ha definito «il carteggio d’amore più bello del Novecento italiano». Il carteggio è conservato nel Fondo Manoscritti di Pavia, in piccolissima parte diffuso nel 1990 da  E. De Giorgi attraverso la rivista «Epoca», e mai pubblicate in volume per volontà degli eredi di Calvino.
La versione di Elsa ha dunque il merito di portare  a teatro la voce potente di questa donna colta e coraggiosa. L’autrice è Rosa Maria Manenti con cui qui abbiamo dialogato.

 


Elsa de’ Giorgi  è una figura poliedrica e originale, che a lungo è rimasta confinata in uno spazio senza voce. La versione di Elsa intende restituirle questa voce e riportarla in scena. Come è avvenuto il tuo incontro con lei e come è nata l’idea di questo pezzo per il teatro?

Ho avuto sempre un’attrazione per le figure di donne storicamente maltrattate, emarginate o non adeguatamente ricordate e avendo, come tutti quelli della mia generazione, vissuto una speciale attenzione per Italo Calvino, mi aveva sempre incuriosito, nella sua biografia, quella riga scarna scarna in cui si accenna alla relazione con Elsa De Giorgi, attrice, durata qualche anno.
Ho cercato di saperne subito di più e quando mi è stato chiesto di scrivere una cosa su Calvino in occasione di una rassegna teatrale per il Centenario, non ho avuto dubbi; avrei scritto di Elsa o meglio avrei scritto sul carteggio d’amore tra lei e Calvino. La prima idea era quella di farli dialogare in scena. Due anni prima avevo lo avevo fatto con Shakespeare e la Dark Lady su quei 27 sonetti a lei dedicati.
Mi sono divertita a immaginare una storia d’amore, di passione, di tradimenti, di abbandono e di risentimento. Dico immaginato perché sulla Dark Lady storicamente si sa pochissimo, ma il personaggio, sia pure al limite della leggenda, risulta gigantesco, non fosse altro perché Shakespeare le ha dedicato parole  indimenticabili.
Ritornando ad Elsa, sapevo che c’erano stati problemi per la pubblicazione delle 400 lettere che Calvino le aveva scritto, anche se dopo tanti anni credevo fossero stati risolti.
Preso quindi atto del fatto che non lo erano, ho pensato che comunque lei aveva il diritto di raccontarci la sua versione sulla storia d’amore di cui nessuno pareva volere parlare e così che Elsa si è presa tutta la scena, giustamente dico io, perché ci troviamo di fronte a un personaggio dai mille talenti, una donna su cui si è creata e alimentata una sorta di damnatio memoriae che soltanto da pochissimo sembra destinata a dissolversi.
Sembra, perché per una parte della critica Elsa è stata e ancora è un’ombra da cancellare sulla vita di Calvino.

Elsa sposa Sandrino Contini Bonacossi, che tipo di matrimonio è stato il loro?

Sul matrimonio con Sandrino Contini Bonaccossi si sa soltanto quello che lei ha scritto: brillanti, ricchi, sofisticati, lui eroe della Resistenza, vivono una vita privilegiata. Erano coetanei, probabilmente nella relazione lui era più coinvolto di lei. Elsa descrive la loro unione come un’intesa con una forte componente amicale che determinava una reciproca affettuosa protezione, da lei definita materna. Dobbiamo immaginare che dica la verità quando sostiene di essere stata legata a Sandrino da un sentimento che l’ha accompagnata per tutta la vita. Il matrimonio dura otto anni anni, passati tra mondanità, dimore meravigliose, personaggi culturalmente di assoluto rilievo (in casa dei Contini Bonaccossi infatti passava il mondo).
Il matrimonio viene interrotto dalla improvvisa, misteriosa e inattesa scomparsa di Sandrino, che vent’anni dopo si suiciderà in una stanza d’albergo a Washington. Calvino, intanto, è entrato nella vita di Elsa che non ha mai smesso di lottare per impedire che la collezione di opere d’arte, una delle più importanti del mondo, di cui Sandrino era il curatore, venisse dispersa, cosa che invece è avvenuta.


Il monologo si incentra sul vissuto doloroso di Elsa, sui sentimenti da lei provati nei confronti dell’indifferenza di Italo Calvino nei suoi confronti alla fine della loro relazione. Scrivi “vere e crudeli sono state le parole che dicesti a Carlo, il mio amatissimo Carlo Levi, per giustificare la tua fuga da me: Se fosse stata lei a fuggire, l’avrei inseguita ovunque, e se Sandrino fosse tornato sarei impazzito. Così è diverso. L’ho sorpresa. Ora soffre e questo mi dà coraggio. Lei ne ha. Darsi coraggio o averne di coraggio. La differenza è tutta lì”.

Quando Calvino dice a Levi quella frase terribile sul coraggio di Elsa, penso che, nella sua inaccettabile crudeltà, dica una verità assoluta. Lo testimonia tutta la vita di Elsa, la sua forza indomita spesa nella battaglia per l’eredità Contini Bonaccossi e combattuta con tutte le sue forze, il suo essere a fianco nei momenti difficili agli amici più cari sempre che comunque, Pasolini non ultimo, anche per questo l’hanno adorata: il cuore oltre l’ostacolo,sempre senza paura. Ho conosciuto piuttosto bene dei suoi lontani parenti, mi hanno raccontato che di lei due cose colpivano oltre alla bellezza: l’eleganza e il dire sempre la verità, e dire sempre la verità richiede molto moltissimo coraggio.
D’altra parte l’enigma della scomparsa di Sandrino avrebbe potuto distruggerla non fosse stata la donna coraggiosa che era. Certamente, e lei lo riconosce, l’amore di Calvino l’ha sicuramente aiutata a non crollare, ma c’è voluto coraggio anche nella scelta di accondiscendere a quell’amore, cosa che lei ha fatto in assoluta consapevolezza, dopo le prime naturali titubanze.
E coraggio c’è voluto per tagliare i fili che la tenevano legata a quell’amore nel momento in cui le fu chiaro che per Calvino quella passione che sembrava eterna si era appannata, stinta. Fu doloroso, lei lo ha confessato, ma inevitabile per una che rincorreva la verità. Del resto Calvino di una donna come lei io credo avesse paura, per l’esuberanza della sua intelligenza prima di tutto. Da qui l’indifferenza, che era già una fuga. In una delle lezioni americane, Calvino scrive del desiderio e della tensione a pensare il suo stile come una linea retta. Elsa è colta, intelligente, coraggiosa, troppo per lui. Spesso gli uomini, anche i più intelligenti, scappano da donne che possono metterli in ombra.


A un certo punto Elsa dice: “senza rete, come il correre di Cosimo sugli alberi per inseguire Viola. Giochi d’equilibrio, quelli a cui ti costringe l’amore, e di pazienza, quella che permette a Psiche di ricostruire il volto del suo Amore dopo averlo per curiosità perduto, frammento dopo frammento, pianto dopo pianto, per riaverlo infine perfetto. Amore e Psiche è il mito sotteso alle tue fiabe, dove gli innamorati si perdono”. È un passo molto bello e profondo. Vorrei una tua considerazione in merito.

Credo che questa frase racchiuda il senso che Elsa aveva dell’amore e della vita: senza rete, idea oltremodo coraggiosa in un mondo in cui non sempre è il coraggio a vincere. La citazione del quarto libro delle metamorfosi non è casuale, Elsa lo ricorda in Ho visto partire il tuo treno a proposito delle fiabe italiane di Calvino e non a caso in effetti Amore e Psiche è il racconto d’amore per eccellenza in cui sono racchiuse le storie di ogni amore possibile. L’incipit è classico erant in quadam Civitate Rex et regina che avevano tre figlie, l’ultima delle quali di oltraggiosa bellezza, tanto perfetta da offendere Venere stessa.
Da questo inconsapevole peccato di hybris ha inizio l’avventura della povera Psiche, giovane ingenua dalla bellezza ritenuta dalla dea dell’amore illecita, che diventa il motore di tutta la storia. L’intero mito è permeato da questo senso assoluto di bellezza, bellezza di Eros nascosto allo sguardo di Psiche, bellezza di Venere oltraggiata dalla bellezza di una umana… è un gioco concentrico in cui alla fine dopo infinite traversie e infinita pazienza si arriva all’happy end.
Ma quanta fatica e quanto dolore sulla strada della giovane amante la cui curiosità ci intenerisce e avvince! E come ci irrita l’invidia delle due sorelle, da cui non sa difendersi la tenera fanciulla e che la porterà a perdere ogni cosa conquistata. Cattiveria, invidia, mistero, vendetta, pericoli mortali, amore che alla fine Omnia vincit agiscono in questa favola che è il cuore delle metamorfosi e il cuore della vita intera, come dice Elsa a Calvino, mi si passi un autocitazione, “ma non è così la vita tutta caro?”

Infine ti chiedo perché a tuo parere Elsa de’ Giorgi è una figura che merita di essere ricordata.

Elsa de’ Giorgi è stata una figura di primissimo piano. A casa sua sono passate le più belle intelligenze del tempo da Berenson a Salvemini, Carlo Levi, Longhi, Carrà, Gadda, Gianfranco Contini, Savinio, Pasolini e si potrebbe continuare all’infinito. Riscoprirla oggi, rileggere i suoi libri, è importantissimo perché la sua è stata la vicenda di una donna che ha saputo raccontare il suo tempo con assoluta sincerità, senza il velo di qualche ideologia. Le sue parole sulla Resistenza, sui fatti avvenuti negli anni dopo, sui sogni perduti di una generazione che pure aveva combattuto con ogni mezzo pur di raggiungerli e il suo sguardo acutissimo ci hanno regalato parole illuminanti. donna coltissima, Adele Cambria ne sottolinea la cultura profonda la sua conoscenza del greco e del latino, rara ai tempi della sua giovinezza. Donna dai troppi talenti, difficile da mettere in una casella, ha spesso illuminato con coraggio zone poco esplorate. Come privarci delle sue parole?

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