22 Gen L’ultima immagine
Riflessioni sull’ultimo libro di James Hillman in dialogo con Silvia Ronchey, ovvero sulla bellezza che nasce dalla fine
di Elisabetta Imperato
L’ultimo libro di Hillman, pubblicato postumo per espressa volontà dell’autore, ha la forma del dialogo socratico, genere letterario fondativo della filosofia greca che unisce la qualità viva dell’oralità alla maggiore permanenza della scrittura. Il testo, sviluppato in un confronto con la bizantinista Silvia Ronchey, rappresenta un ritorno al motivo principale della sua ricerca: il tema dell’immagine. Intriso di platonismo rinascimentale, in un confronto serrato con il sufismo di Corbin e la visione junghiana dell’anima, il saggio presenta una struttura maieutica in cui si inverte, a tratti, il rapporto tra discepolo e maestro, in un impegno di ricerca comune e ascolto reciproco. Il progetto inizia nel 2008 e trova la sua forma definitiva nel 2011. Al cospetto delle potenti raffigurazioni dei mosaici bizantini di Ravenna, muniti di registratori al collo, James Hillman e Silvia Ronchey riflettono sullo statuto filosofico delle immagini e tre anni dopo, in punto di morte, il grande saggista chiede alla Ronchey di raggiungerlo a Thompson, in Connecticut, per completare il libro. In quest’ultima fase di lavoro, vengono sbobinate le registrazioni precedenti e revisionato il testo.
A partire dalle suggestioni estetiche di Ravenna, il lavoro a due mani si traduce in una escatologia dell’immagine che precede per Hillman il dissolversi della coscienza. Il cuore del libro si concentra ancora una volta sull’ attività immaginativa, considerata come costitutiva dell’anima. L’immagine però, come la intende il grande saggista, non va confusa con ciò che è visibile. La sua forma fisica funziona unicamente da trait d’union tra la realtà esterna e la nostra anima. Il riferimento al platonismo di Hillman è d’obbligo anche se non si colloca sul piano metafisico ma psicologico. L’immagine vera non è copia di una realtà trascendente ma è immanente all’anima, mentre in larga misura le immagini che ci circondano, che Hillman definisce pornografiche perché elaborate a scopo di lucro, coincidono con ciò che è mercificato. Da queste false immagini mediatiche dobbiamo liberarci, perché l’intossicazione ermetica (da Ermes, dio dei commerci e dei ladri) agisce come una forza che ci trascina lontano dal centro e attraverso un eccesso di immagini false avviene un vero e proprio furto di anime. Le icone bizantine, in questo contesto di analisi, sono come una soglia, una superficie di passaggio per transitare in una dimensione autentica, che ci permette di immergerci nell’interiorità per scovare le immagini vere. E l’icona stessa, come scrive Silvia Ronchey in un’intervista rilasciata a “L’ombelico d’oro, rubrica culturale diafana per tempi torbidi”, “ è una forma di verità perché, nella sua stilizzazione, nella sua non-volontà rappresentativa del fenomeno, suscita una costruzione psichica dentro di noi”. Qui “ […] c’è solo ciò che la nostra psiche vede, ecco che l’icona, o l’arte bizantina, fornisce una capacità di astrazione che ci salva, ci cura, ci mette in contatto con l’inconscio-compito che oggi viene raccolto dall’arte astratta contemporanea” 1.
Basilica di Sant’Apollinare in Classe – Mosaico dell’abside, dettaglio del verde giardino
Per altra via: l’insegnamento fondamentale di Hillman presenta una valenza politica, indicandoci la via per una soluzione ai grandi problemi collettivi, primo tra tutti la problematica sopravvivenza del pianeta. In questo fare anima, Ravenna si rivela un luogo importante della geografia della psiche. Perché ci insegna la bellezza che emerge dopo la caduta. Come nell’Angelus Novus di Klee (che Walter Benjamin descrive con gli occhi rivolti al passato), dove a molti potrebbe apparire solo una lunga catena di eventi, Hillman vede una catastrofe che accumula rovine su rovine.
La caduta dell’Impero d’Occidente, di cui Ravenna rappresenta l’esito e al tempo stesso la risposta, è messa in parallelo con altre crisi del mondo contemporaneo. Una sincronicità interessante viene colta tra la fine dell’impero romano, il crollo dei mercati mondiali nel settembre 2008 e la crisi globale di più recente memoria. Ravenna, in tale contesto, assume un significato più che simbolico essendo il luogo dove, attraverso i mosaici bizantini, si può vedere come gli antichi reagirono al crollo tramite la bellezza dell’arte e quali immagini furono create dalla psiche collettiva per far fronte alla crisi. In questa ricerca, di una possibile risposta alla caduta, emerge l’eterno femminile, dalla dama che visitò Boezio in De Consolatione philosophiae e che viene accostata alla Diotima del Simposio platonico, a Galla Placidia e a Teodora, che ci guardano con una ieratica fissità dai mosaici di S. Vitale. Nel corteo di Teodora l’immagine che appare è rappresentata dalla stessa interiorità della psiche perché il viso dell’imperatrice, essenziale nei tratti, manifesta negli occhi una profondità rivolta verso l’interno. Affiora così, in tutto il suo splendore, la numinosità femminile del genius loci.
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo – Il Corteo delle Sante Vergini (dettaglio)
E ancora: il corteo di Teodora della basilica di S. Vitale e il corteo delle vergini in Sant’Apollinare Nuovo, rimandano alle processioni pagane, ai misteri eleusini e agli affreschi della villa dei Misteri di Pompei. A Ravenna Hillman sente la presenza di Artemide e di Afrodite e il viaggio compiuto ai limiti estremi della vita assume il carattere visionario delle cose ultime. I mosaici di Ravenna e il linguaggio delle icone bizantine appaiono intessute di corrispondenze spirituali che indicano, concetto ripetuto più volte nel corso del testo, una possibile via di salvezza.
Basilica di San Vitale – Il Corteo di Teodora (dettaglio)
Da sottolineare come al centro del pensiero di Hillman si collochi il mito come luogo eletto, laico, pluralista e pagano, di manifestazione dell’anima. Impossibile accedere alle profondità della psiche senza un confronto tra gli opposti. Come nei famosi aforismi di Eraclito, “ una è la stessa via all’in su e la via all’in giù”; “Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l’armonia più bella e tutto si genera per via di contesa”. Le immagini di Afrodite ed Ares, amore e morte, trasmigrano l’una nell’altra senza soluzione di continuità così come accade nei processi alchemici, governati da principi opposti eppure unitari, della coagulatio, la coagulazione della vita nel tempo, e della dissolutio in cui eternamente la prima si dissolve. “Non faccio altro che pensare-scrive Hillman- che mi sto dissolvendo” (pag. 51)
Il potere femminile che emerge dai mosaici di Ravenna è potere di cucitura degli strappi e di composizione dei conflitti. Questa è la visione salvifica che Bisanzio ha consegnato all’ Occidente. Insieme al grande disco blu che sovrasta la natura verde in Sant’Apollinare in Classe. Questa immagine, simbolo universale di interconnessione, fragilità e bellezza, ritorna nelle ultime pagine del libro quando Hillman ricorda l’incontro ad un convegno con un astronauta che gli racconta l’esperienza della visione della terra dal cielo, vissuta come un’esperienza mistica. Da questa rimembranza nasce una riflessione sul processo per cui sempre ab extra ad intra: ciò che è fuori è dentro e ciò che è dentro e fuori. Siamo parte dell’anima mundi che ingloba le nostre anime individuali e al tempo stesso le nostre anime inglobano il mondo. È un invito a riflettere sulla nostra relazione con il pianeta e sull’interconnessione di tutti i viventi. Presente anche nelle cupole delle grandi moschee, il grande globo blu delle absidi di Sant’Apollinare in Classe e di San Vitale, sovrasta un verde giardino. L’immagine viene interpretata in maniera visionaria, la stessa che sorregge l’ideazione dei mosaici di Ravenna.
È questa l’ultima immagine di Hillman: Il globo blu, anima mundi, la nostra madre terra, che deve essere protetta. Perché come pensava Parmenide di Elea (concetto ripreso da Michael Talbot nel titolo di un suo libro) “tutto è uno”. E Il verde giardino che appare nei mosaici di Ravenna è pensato da Hillman alla maniera giapponese, come proiezione stessa dell’interiorità. É questa l’immagine che appare nel momento della caduta, e che ha permesso un tempo all’umanità di salvarsi. In un controcanto al Fedone platonico, che descrive gli ultimi istanti della vita di Socrate in dialogo con i suoi allievi, il libro si conclude con una immagine femminile di salvezza, quasi testamento pagano di un’ars moriendi, nell’ ultimo possibile rito di passaggio, prima della dissolutio. Bisogna ritrovare le immagini vere dell’anima e fare pace con la terra. Sembra essere questo il cuore del messaggio di Hillman: un testamento spirituale che ci mostra un’immagine di bellezza interiore prima di attraversare la soglia dell’ultimo rito di passaggio concesso agli esseri viventi.
Battistero degli Ariani – Cupola, il battesimo di Cristo (dettaglio)
P.S. Nella prima edizione del saggio (Rizzoli 2021) l’immagine di copertina, scelta da Hillman, raffigura una delle miniature di Ildegarda di Bingen (1098-1179), mistica e visionaria, autrice di opere medico-naturalistiche. La figura mostra un occhio ipnotico, un mandala che simboleggia i livelli dell’universo, in un’armonia tra micro e macrocosmo, fisico e spirituale, potente rappresentazione simbolica di connessione tra l’interiorità dell’individuo e il mondo esterno. Nella seconda edizione, BUR psyché 2023, l’immagine di copertina (Stanze sul mare di Edwar Hopper), mostra una stanza in cui, attraverso una porta aperta entra la luce e alla vista appare il cielo e il mare blu. I confini tra esterno e interno sono quasi annullati, con l’acqua che lambisce la stanza. In questo caso è raffigurata una soglia, una apertura di passaggio, metafora dell’incontro tra il dentro e il fuori, l’anima e il mondo.
Basilica di San Vitale – Catino absidale con Cristo Cosmocrator
1 La frase di Silvia Ronchey è stata tratta dall’intervista pubblicata su Immagine e Psiche. L’ombelico d’oro/ Silvia Ronchey e “L’ultima immagine” dialogando con James Hillman: immagini vere e false, femminilità di Ravenna, centralità di Bisanzio. In ravennanotizie.it di Iacopo Gardelli – 27 Maggio 2022
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