Kairos di Jenny Erpenbeck

 

a cura di Ivana Margarese

 

 

Kairos di Jenny Erpenbeck è il romanzo vincitore dell’International Booker Prize 2024. «La storia intima e sconvolgente di due amanti che attraversano le rovine della loro relazione, mentre sullo sfondo l’Europa vive uno dei periodi più difficili della sua storia», questo il riassunto che del libro si legge sul sito dell’International Booker Prize.
Un romanzo che come un tessuto talvolta morbido talvolta scabro intreccia memorie personali e storiche.
A Berlino Est, Katharina ha diciannove anni, Hans oltre cinquanta. Si incontrano in una giornata di luglio del 1986 e scivolano,  si insinuano, man mano l’uno nell’altra dando forma concreta a quello che con le parole di Angelus Silesius la scrittrice annuncia in epigrafe: “Nulla c’è tranne l’Io e il Tu: e se noi non fossimo due, Dio non sarebbe più Dio, e il Cielo precipiterebbe”.

 

“Non sarà mai più come oggi, pensa Hans. D’ora in avanti sarà così per sempre, pensa Katharina”. Non a caso “la santa duplicità” è il secondo termine del loro vocabolario comune. Ogni cosa ha sempre due facce, tuttavia ti auguro di essere felice – dice, con una frase che più volte si ripeterà, la madre a Katharina.
Da tutti i loro pensieri scaturisce una verità che ha molti volti e che racconta la coercizione, le asimmetrie di potere e la violenza, tanto nelle relazioni personali quanto nei sistemi collettivi: “Ogni cosa ha sempre due facce. Solo due? Colpa e merito s’incontrano sotto lo stesso nome più spesso di quanto si creda. Attenti a non accrescere o diminuire uno a spese dell’altro. Bisogna lasciarli in una reciproca dipendenza, perché è solo dal dislivello che forse un giorno nascerà il movimento. Così s’immagazzina energia, nella discrepanza, nella pendenza, nell’attesa, così nel silenzio crescono speranza e collera. Se si considerano le cose da questo punto di vista, accrescere l’insopportabile sarebbe dunque un atto rivoluzionario? Oppure una forma di opportunismo?”.

I due amanti sembrano a tratti incarnare la dissoluzione della realtà politica della Germania dell’Est e la fine dell’utopia comunista. La scrittrice ha scelto di raccontare questo particolare periodo storico per osservare come una grande visione utopica si possa trasformare man mano in qualcosa di coercitivo: “Il rovesciamento della quantità in una nuova qualità, così Hegel ha descritto uno dei principi base della dialettica, e dopo di lui Engels e più tardi anche Lenin hanno ripreso il concetto”. Tuttavia nella storia del rapporto tra Hans e Katharina – così come nella Storia – inganno e verità, segreto e racconto, formano un intreccio difficile da districare, dove ogni contraddizione, “la collera ammutolita così come l’amore ammutolito”, le cose di cui ancora abbiamo il ricordo e quelle cadute nell’oblio o spezzettate, fanno parte di un’unica composizione: Lo sapevi – chiede Hans –  che fra gli antichi Greci alcuni credevano che, durante la notte, il sole si muovesse sottoterra, da ovest a est, attraverso il mondo infero, per tornare ad affacciarsi l’indomani mattina?
Non è possibile emettere una sentenza definitiva su ciò che abbiamo vissuto, l’unica cosa che resta da fare è un’inversione di marcia: “Kairos, il Dio dell’attimo fortunato, ha -dicono- un ricciolo che i ricade sulla fronte, e da quello soltanto lo si può trattenere. Ma non appena il Dio passa oltre con i suoi piedi alati, ci offre solo la parte posteriore del capo, che calma e liscia, senza alcun appiglio da cui poterla afferrare”. Da questa prospettiva pare che Erpenbeck  riesca in una conciliazione tra due aspetti del tempo diversi: l’ordine del tempo cronologico e l’ordine del tempo logico. Kairos pur immergendosi nella vita privata dei due protagonisti, racconta elementi che, per quanto profondamente singolari, restano anche di natura comune, dal momento che la realtà  non ha la solidità che immaginiamo o l’ordine necessario che vogliamo darle ma è formata da tratti aerei, astratti, comuni, dove i fatti realmente accaduti e i fatti non accaduti restano in equilibrio e compresenti tra loro, dove ciò in cui abbiamo creduto resta e si trasforma.
Kairos è un libro poetico e crudele, mette insieme tagli e punti di sutura. E il lettore entra in un moto ondoso, in un’atmosfera, che lo trasporta in una dimensione sospesa, intima, in cui le parole cadono addosso e come scalpelli ci plasmano e si fanno strada intimamente.

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