
08 Apr Elsa De Giorgi. In dialogo con Roberto Deidier
a cura di Ivana Margarese
Immagine di Stefania Onidi
A Roberto Deidier, poeta, saggista e docente di Letteratura italiana all’Università di Palermo, è affidata l’introduzione de I coetanei e di Ho visto partire il tuo treno di Elsa de’Giorgi, entrambi editi da Feltrinelli. Deidier ha, a più riprese, sottolineato come qualsiasi discorso critico intorno alla figura di Elsa de’ Giorgi non possa prescindere da una considerazione preliminare: nella vicenda biografica e artistica di quest’attrice e scrittrice, attorialità e autorialità appaiono come dimensioni contigue, complementari, profondamente intrecciate tra loro. Sarebbe quindi un errore prospettico ritenere che vi sia stato un passaggio, un cedere il testimone dal cinema al teatro alla scrittura. Si potrebbe piuttosto concepire tutta la vita di Elsa de’ Giorgi come “un teatro della scrittura, talvolta un po’ eccessivo o folle, com’era nel suo temperamento”.
Elsa de’ Giorgi è stata una figura femminile lucida e poliedrica, attrice e poi scrittrice, che pur avendo partecipato in varie forme alla vita culturale italiana dagli anni Trenta agli anni Novanta del Novecento, per lungo tempo non ha trovato una collocazione stabile e duratura nel panorama letterario. Non so se sia corretto parlare di ostracismo ma di certo c’è stato e c’è nei suoi confronti un qualche fenomeno di resistenza. Qual è la sua visione al riguardo?
Credo ci siano due modi di rispondere, entrambi oggettivi. Il primo, più volte accennato nei libri della stessa de’ Giorgi, riguarda il pregiudizio dell’insostenibilità del connubio bellezza-intelligenza. Fa specie che nonostante molto sia cambiato, nella visione della cultura delle donne, alcune personalità ancora stentino a recuperare il posto che spetta loro. Il secondo coinvolge il milieu calviniano, ovvero quella parte consistente dell’intellighenzia italiana che si schierò apertamente dalla parte di Calvino quando il rapporto con la de’ Giorgi si concluse. Elsa non poté più pubblicare da Einaudi e per lungo tempo fu ostracizzata presso gli editori maggiori. Fu lasciata sola e denigrata. Vorrei solo aggiungere, infine, che il confronto tra la sua figura e quella di Calvino, se condotto con una certa serenità, lascia intravvedere appieno il peso culturale e l’importanza del contributo intellettuale che Elsa riversò su quella relazione. Non si comprende infatti il veto che ancora grava sulla pubblicazione del loro epistolario.
Il nome di Elsa de’ Giorgi è noto anche perché legato a quello di Italo Calvino. Elsa incontra lo scrittore nel 1955 a Firenze, dove abita con il marito Sandrino Contini Bonacossi, a seguito dell’intenzione della casa editrice Einaudi di pubblicare il libro (I coetanei) da lei scritto sulla Resistenza. Da quel momento lei, attrice famosa, affascinante e bellissima, entra nella vita di Italo Calvino, rompendone le grigie abitudini da «funzionario d’industria, sia pur poeta». Il loro rapporto trova testimonianza in più di quattrocento lettere, che la studiosa Maria Corti ha definito «il carteggio d’amore più bello del Novecento italiano». In Ho visto partire il tuo treno la scrittrice racconta la loro relazione e il loro vissuto di quegli anni. Mi ha molto colpita la conclusione in cui la scrittrice accosta Calvino a Conrad. Qual è a suo parere la ragione di questo accostamento?
Conrad è lo scrittore della nostra parte oscura e anche dell’avventura di esplorare tale parte. Calvino aveva scritto la sua tesi di laurea su di lui, quindi c’era già un antico interesse che Elsa poi ha tradotto in un’identificazione.
Sia ne I coetanei che in Ho visto partire il tuo treno è presente la straordinaria figura di Anna Magnani, descritta nella sua esplosiva contraddittorietà e profonda umanità. Come nasce l’amicizia tra due donne apparentemente così diverse?
C’era in Elsa, nella sua compitezza, qualcosa di naturale, quasi di selvatico. Nella sua casa al Circeo le piaceva che la chiamassi Mamma Circe, con riferimento anche alla Mamma Roma della Magnani. Sì, c’era in lei un’animalità seducente proprio perché vissuta in una sorta di panismo; al mare Elsa recuperava quella dimensione di spontaneo disporsi tra le cose della natura e si mostrava in modo inedito, per chi aveva potuto frequentarla solo in società. Credo che questo tratto potesse accomunarla alla Magnani, di cui ha sempre sostenuto la grandezza e insieme l’umanità, la verità oltre il personaggio.
Elsa de’ Giorgi possiede un vero talento nella descrizione fisica e insieme psicologica dei personaggi che racconta. Tratteggia efficacemente un carattere, una postura, un modo di stare al mondo. Potrebbe secondo lei essere una capacità che le deriva dalla sua professione di attrice?
Anche, certamente. Ma bisogna tenere presente che attorialità e autorialità, in lei, sono difficilmente separabili. L’attrice e la scrittrice restano una sola persona.
Sandrino Contini Bonacossi, marito di Elsa, è uno dei personaggi raccontati ne I coetanei, figura ribelle e affascinante, al contempo metodica e risoluta. Come descriverebbe lei Sandrino Contini Bonacossi e il rapporto con la de’ Giorgi?
Quello che so di Sandrino è nei memoriali di Elsa e nei suoi racconti, che li ricalcavano alla perfezione. Si aggiungano una certa timidezza, un pudore e un riserbo forse più evidenti nella realtà che nel tratteggio del personaggio.
Gaetano Salvemini scrisse la prefazione de I coetanei, come si arrivò alla scelta di affidare la prefazione all’allora ottantaduenne storico antifascista?
Per la sua autorità, per ciò che Salvemini poteva ancora rappresentare agli occhi di una generazione difficile come quella descritta nei Coetanei. Soprattutto perché Salvemini non apparteneva a quella generazione e il suo sguardo di storico poteva essere più ampio e critico, come in effetti fu.
Vorrei chiederle infine se ritrova nella scrittura di Elsa de’ Giorgi, oltre una notevole lucidità, una certa dose di amarezza o di disillusione o forse ancora la percezione di non essere stata adeguatamente compresa o ricordata.
Sì, qualche segnale in questa direzione possiamo coglierlo. È una sorta di pregiudizio che l’accompagna fin dai suoi esordi come attrice, ma non la condiziona. La sua intelligenza del mondo si muoveva su ben altra lunghezza d’onda. Devo però ammettere che gli studi anche notevoli che stanno iniziando a ricontestualizzare la sua figura vengono da parte delle donne, e ancora poco si fa da parte maschile. Tra i suoi estimatori sicuri, però, c’era un intellettuale come Oreste del Buono, che ai tempi della sua collaborazione con l’editore Baldini & Castoldi avrebbe voluto ripubblicare ogni libro di Elsa, poi la scomparsa di entrambi interruppe il progetto. Ancora oggi si fa molta fatica a rieditare le opere di Elsa de’ Giorgi presso grandi editori. Ancora qualcuno resta vittima del pregiudizio e storce il naso.
No Comments