Arianna e suo fratello, il Minotauro

Arianna e suo fratello, il Minotauro

DI SARA MANUELA CACIOPPO

Distesa sulla spiaggia, guardo le nuvole passare, mentre disegno sogni con le dita. Mi piace udire la voce del mare, vengo spesso qui ad ascoltarla, eppure non riesco mai ad interpretarla appieno. Credo voglia darmi un messaggio benevolo, le uniche due lettere che riesco a percepire sono una T e una M, quest’ultima mi rimanda inevitabilmente a mio fratello Asterio, il Minotauro.

Da quando sono nata vivo nella sua ombra, giacché il mio venire al mondo è passato inosservato. Tutte le attenzioni sono sempre state rivolte a lui, il mostro che divora carne umana, la bestia che scortica pelle viva, lo squartatore con il corpo innocente e la testa taurina.

È lui lo spettacolo che la gente viene ad ammirare, il mezzo dio a cui le anime dobbiamo sacrificare. Nell’isola non si fa che parlare di Asterio, custode del labirinto in terra e nella mia testa.

Se solo gli esseri umani sapessero la verità su quel labirinto. È una trappola, chi vi entra non è più lo stesso. Ci si dimentica di chi si è stati per trasformarsi in chi si deve essere. Il visitatore deve abbandonare fra i meandri le sue insicurezze, gli errori, le malefatte, ma se non riesce a gettarsi il male alle spalle ne viene risucchiato, cosicché il labirinto diviene padrone della sua anima. Se invece riesce nell’impresa, rinuncia comunque a un pezzo di sé.

Finora, nessuno è mai uscito vivo da questo posto maledetto e infestato da anime perdute, di cui solo mio fratello può sopportare il peso.

La temperatura sale. Decido di bagnarmi nell’acqua, slaccio la veste azzurra e la accomodo a terra, mi avvicino alla battigia, nuda, tocco l’acqua con un piede, è fredda, come piace a me. Entro. Il mio cuore è gelido, ma presto sarà l’unica cosa bollente che sentirò.

Mi distendo, lascio che l’acqua penetri il mio corpo. Mi sento accarezzata. Apro appena gli occhi, il sole me li brucia. Sono in pace qui, avvolta dalle braccia di un caro amico, così buono e crudele, sconfinato e cangiante: il dio del mare.

D’improvviso l’acqua disputa con se stessa, ed io trascinata da quel violento ondeggiare guardo l’orizzonte, consapevole che la mia quiete è disturbata. In lontananza scorgo delle vele nere come la morte. Una nave corre veloce verso la mia terra, sembra volermi sbattere addosso.

Il nuovo mi rende curiosa. Le incognite non mi fanno paura. Non ho nulla da perdere d’altronde: se mio fratello è prigioniero nel labirinto, io sono incatenata all’indifferenza della gente. Lascio a voi giudicare cosa sia peggio: Asterio è temuto e per questo rispettato, io sono solo una donna dal nome dell’aria, una donna senza consistenza. Se sparissi, nessuno noterebbe l’assenza.

Resto ferma. Aspetto che la nave mi raggiunga. Non provo alcuna emozione dell’attesa, sono schiava dell’apatia dal giorno in cui mio fratello è nato. È come se il mio antagonista si fosse materializzato davanti a me, quel bambino con la testa di toro era lì a ricordarmi la mia parte peggiore e il peccato di mia madre. Quella parte dunque esisteva, anche se io, come tutti gli altri, mi sono sempre rifiutata di vederla. Lui è una maledizione, lo confesso con fermezza, ma lo amo, lo amo come il pezzo più vero ed essenziale della mia blanda esistenza.

La nave attracca, scruto uno ad uno i volti degli stranieri, sono uomini e donne impauriti. Le vittime di Asterio sono arrivate. Il banchetto è servito. Fra tutti, un giovane di bell’aspetto cammina a testa alta verso di me, porta indietro i capelli con la mano e mi sorride. Poi, con spavalderia si presenta:

–  Sono Teseo, il principe, figlio di Egeo, re di Atene.

– Perché sei qui?

– Per compiere giustizia come nessuno ha saputo fare prima di me. Sono venuto a liberarvi dal male.

– Quale male? Stiamo bene qui e la natura è nostra amica.

– Il male di cui parlo non è naturale. È una creatura immonda e mostruosa, malerba da estirpare.

– Parla di Asterio, lo so bene. Si parla sempre di lui, è così scontato.

– Chi stai cercando straniero? – gli chiedo.

Il Minotauro. Dimmi dove si trova e giuro che ti porterò la sua testa. Ho attraversato mari ostili con la furia nelle mani. Sono salpato come vittima fra le vittime per compiere il mio destino.

A quel punto, Teseo accoglie la mia mano nella sua e mi chiede:

– Come ti chiami?

– Arianna, – rispondo.

– Non temere Arianna, tu sarai l’unica dea di questa terra sbagliata e della mia, se lo vorrai.

Per la prima volta qualcuno vede me prima di Asterio. Teseo, lo sconosciuto, crede che debba essere io la dea e non lui.

Col passare dei giorni ho lasciato parlare il mio cuore, che mi ha condotta da quel forestiero arrivato su un mare tinto di nero. Sono innamorata di lui, perdutamente.

Non ho mai voluto fare del male a mio fratello, non pensavo neanche di esserne capace, soprattutto non per il più vile degli scopi: essere io, finalmente, al centro della storia. Ho passato la vita a leggere storie di altri, qual è la mia?

Non desidero che questo, essere considerata e non derisa, sbeffeggiata o sottovalutata solo perché sono una donna. Anche il peggiore dei mostri è migliore di me, io sono solo aria, aria liquida che passa e svanisce.

– Conosci il Minotauro? – mi chiede Teseo.

– È mio fratello, – rispondo con voce sommessa.

– Devi aiutarmi a ucciderlo, chi meglio di te ne conosce le debolezze?

– Non lo farò mai. È sangue del mio sangue.

– Affinché tu possa risplendere, lui deve morire, solo così otterrai le attenzioni di tuo padre e del popolo che tanto ricerchi. Amore mio puoi farcela, io credo in te.

– Perché mi chiami amore?

– Mi sono innamorato di te dal primo momento in cui ti ho vista. Una dea dorata in un mare cristallino, questo sei per me.

– Non posso.

– Devi farlo, fallo per me. Se mi ami, lo farai perché sai in cuor tuo che è la cosa giusta. È una creatura demoniaca che non merita di vivere. Non lo capisci? Imputridisce tutto ciò che tocca. Lui è figlio della perversione e della vergogna di tua madre Pasifae. Mi ami anche tu?

– Sì.

– Non è forse magia questa?

– Sì, credo che lo sia. Ho aspettato a lungo un amore. Ho atteso l’eroe che mi salvasse dal torpore della mia esistenza.

– Allora resta al mio fianco e insieme liberemo la tua isola, scapperemo ad Atene e ci lasceremo il passato alle spalle. Accogli il nuovo futuro che ti attende fra le mie braccia.

So bene che senza di me Teseo non ce la farà a sconfiggere Asterio. La mia vita è uno scrigno di incertezze, ma sono sicura che perdere Teseo mi annienterà. Non ho altra scelta, devo aiutarlo ad assassinare il sangue del mio sangue.

– Ti aiuterò Teseo, perché ti amo.

Pronunciando la sentenza, ho cancellato dal vocabolario il termine indietro. Solo dopo mi sono accorta che la vera bestia da seppellire ero io. L’ho ucciso e con le mani macchiate di sangue me ne vado in giro. Chi è il vero mostro adesso?

Mi consolo pensando che tante vite saranno salve d’ora in poi, non vi sarà più alcun sacrificio. Ma, cosa dico?  Non faccio che prendermi gioco di me, Asterio non ha colpe. La maledizione lanciata da Poseidone gli impone di mangiare carne umana per garantire la sopravvivenza degli abitanti di Creta. Nonostante le violenze subite, mio fratello non ha mai rivelato a nessuno la verità. Preferisce essere temuto affinché la gente non si avvicini al labirinto, perché Asterio sa qual è il destino che li attende. Mio fratello, il Minotauro, non è un uomo qualunque, ha un animo nobile, è più saggio, più buono, più intelligente e questo è il suo fardello.

Pur consapevole di ciò, ho scelto di non vedere, di essere egoista, di condannare la bestia alla gogna.

Teseo si reca a palazzo insieme alle altre vittime. La fortezza è invalicabile, chi vi entra ne resta abbagliato dalle numerose ricchezze: pareti d’argento, sedie di diamante grezzo, affreschi in cornici di platino. Teseo entra per primo nel grande atrio, dove il re, mio padre, aspetta i prigionieri seduto sul trono. Esso è costruito su alte cuspidi di perle nere che si intrecciano a gemme preziose. Un trono cupo che incute timore a ogni nemico della corona, eccetto Teseo.

L’eroe fa un passo avanti e si rivolge a mio padre con ardore:

– Sono Teseo, figlio di Egeo, sono qui per compiere il mio destino: uccidere il Minotauro.

Il re scoppia in una risata e risponde:

– Teseo, figlio di Egeo, se questo è il volere degli dei così sia. Entra pure, i miei soldati ti accompagneranno all’ingresso del labirinto, dove mio figlio ti divorerà.

Mentre mio padre si ritira nelle sue stanze, vado verso Teseo, accertandomi di non essere vista. È giunto il momento di aiutarlo a superare la prova.

– Tieni Teseo, ho per te una spada e un gomitolo di filo rosso. Nascondili sotto la tua tunica e, una volta entrato nel labirinto, lega un capo del filo alla porta in modo tale da segnare il tragitto per trovare l’uscita. Io sarà lì ad attenderti.

– Mia dea, mio amore, ti ringrazio. Ucciderò quel mostro e fuggiremo insieme.

– Ora va, Teseo. Compi il tuo destino

Teseo entra nel labirinto, ma non appena chiude la porta dietro di sé, prova spaesamento e terrore. L’oscurità lo accerchia, mentre avanza lentamente. Il suo udito è disturbato da urla e gemiti di dolore. Le gambe sono pesanti, le forze pronte a lasciarlo. Afa. Il sole batte forte sulla sua schiena. Piccole gocce di sudore cadono a terra dalla sua fronte, generando pozzanghere di sangue. Le calpesta. Il suolo si fa rosso. D’un tratto arrivano delle visioni. Teseo osserva il Minotauro nutrirsi di viscere umane, vede il male che si nutre del bene. Teseo ha paura. Teseo vuole fuggire. Teseo resiste.

Stringe forte il gomitolo che gli ho donato e chiude gli occhi. Sarà il suo istinto a guidarlo, sono io i suoi occhi. Ma ecco che appare lo specchio bifronte. Teseo vede riflessi i peccati che la sua anima ha commesso e cade in preda alla follia.

I suoi deliri fanno eco per le strade di Creta. Stringo il gomitolo mentre, impotente, l’ascolto litigare con se stesso.

– Lasciami in pace, lasciami mostro.

– Devi morire, infida creatura pronta ad uccidere per il potere. Hai sete di gloria e perirai per questo.

– Stai zitto!

– Punisciti!

– Stai zitto!

– Arianna non ti ama, come potrebbe amare un codardo come te?

– Io non sono un codardo.

– Tu fingi. Falso eroe.

– Io sono Teseo, l’eroe venuto dall’acqua nera.

– Sei solo un codardo.

– Non lo sono. Taci!

– Dimostramelo, togliti la vita.

Teseo porta la spada al petto, indirizzandola al cuore. Sta per affondare il colpo, quando arriva il salvatore, mio fratello Asterio, che gli sottrae la spada e la getta a terra salvandogli la vita.

Teseo torna in sé, il sortilegio è spezzato.

– Perché mi aiuti mostro? – chiede al Minotauro

– Io non sono un mostro. Sei tu il mostro di te stesso. L’altro che è in te non devi ascoltarlo, devi cacciarlo via.

– Che ne sai tu di me mostro?

Teseo in preda al panico raccoglie la spada da terra, si scaglia contro il Minotauro, lo afferra dalle corna e gli mozza la testa.

Nessuna esitazione, nessun rimorso. Eppure, dopo aver compiuto il misfatto, Teseo non sta bene, si sente vuoto e pieno al contempo. Si libera allora a un monologo contraddittorio:

– Cosa ho fatto? Ho ucciso il mio salvatore. La bestia ha riversato il male su se stesso per evitare che mi uccidessi. Ha preferito essere lui il mostro per rivelarmi il vero: l’unico mostro sono io, sono sempre stato io. Il Minotauro mi ha salvato.

Ma nessuno dovrà mai sapere la verità. Io Teseo, figlio di Egeo, ho ucciso la bestia feroce mettendo in salvo la città di Atene. Così sarà scritto, così sarà tramandato.

L’eroe che arriva alla fine del labirinto è un uomo rinnovato. Asterio gli ha fatto dono di una nuova coscienza delle cose, il suo compito è disseminarla nel mondo.

Teseo mi racconta la sua avventura con le lacrime agli occhi, mentre mi abbandona sulla spiaggia dell’isola di Nasso. Lo guardo, gli accarezzo il volto ed emetto le nostre ultime parole:

– Ti lascio andare. Mio fratello è morto ed io non so più chi sono. Quest’esperienza ha cambiato anche me. Addio Teseo.

Quando Asterio è scomparso, con lui se n’è andata via una parte di me, la più pura e candida. Devo al Minotauro la donna che sono oggi. Non sono più aria, sono coraggio, sono me stessa e ho imparato a bastarmi.

Mentre piango e insieme rido, il fantasma di mio fratello mi appare. Le sue parole consolatorie sono per me una cura:

– Sorella mia, non temere hai fatto la scelta giusta. Io ho meritato il mio fato. Da troppo tempo ormai porto sulla schiena i peccati degli uomini, le mie ossa sono stanche.

Porto il peso di coloro che sono entrati nel labirinto e non hanno trovato una via d’uscita, di quelli che ho divorato, di quelli che hanno cercato di salvarsi e hanno fallito.

Sai sorella mia, non li ho uccisi io. Una volta entrati, il labirinto li mette davanti a una sfida, non contro di me ma contro loro stessi. Lo specchio bifronte mostra loro un doppio malvagio. Per salvarsi devono riuscire a sconfiggerlo. Affinché la luce trionfi sull’oscurità devono abbandonare l’ira, l’avarizia, l’invidia, la superbia, la gola, l’accidia e la lussuria. Solo in caso di vittoria potranno uscire dal labirinto. Coloro che restano invece rivestono le pareti dei meandri, costruite sulla carne e le ossa degli sconfitti.

Arianna, l’uomo è peccatore, è debole, non può vincere questa battaglia. Così, le mura del labirinto si infittiscono di anno in anno. Lo capisci sorella? È per questo che gli uomini mi devono temere, per non entrare.

Di alcuni sento le grida ogni notte, è una ninna nanna assordante. Credo sia questa la più crudele delle maledizioni: vivere immerso nel dolore degli altri e non poter far nulla per cambiare le cose.

Chi mi crederebbe se dicessi che dietro la bestia si nasconde un salvatore, dietro il carnefice una vittima?

Nessuno. È più facile per l’umanità addossarmi l’appellativo di cattivo piuttosto che guardarsi allo specchio.

Ho cercato di aiutarli, di proteggerli a modo mio, ma non ce l’hanno fatta.

Eppure oggi, grazie a te, tutto è cambiato. Teseo ha superato la prova perché tu l’hai guidato, sei tu la chiave del labirinto Arianna.

Ho provato così tante volte a togliermi la vita affinché questo dolore cessasse, ma non posso fuggire da questo fato crudele per mano mia, la maledizione me lo impedisce.

Poseidone mi ha detto che l’unico modo per infrangere il sortilegio è morire del mio stesso sangue gemello. Solo ora capisco il senso di quelle parole.

Tu hai aiutato Teseo ad uccidermi perché sono stato io a chiedertelo, anche se tu ne sei inconsapevole. I fratelli hanno un legame indissolubile. Noi siamo quel filo rosso che hai dato all’eroe, non sei connessa a lui, ma a me. Io e te Arianna siamo una cosa sola, per questo hai ascoltato i miei lamenti provenire dal mare e sei venuta in mio soccorso.

Con la mia morte inizia per gli uomini una gloriosa era. Acquisiranno nuove dottrine sulla civiltà, sulla fede, sul senso della vita e della morte. Uccidendomi Teseo ha liberato delle conoscenze, che si sono trasferite da me a lui. Il suo compito è diffonderle nel mondo. È questo il suo vero destino.

Arianna, tu hai reso possibile il grande salto dell’umanità e la mia liberazione. Imprigionato da tutta la vita come una bestia, oggi, posso essere quello che sono, solo un uomo chiamato Asterio.

Sappi, che non sei mai stata alla mia ombra, ma la parte più luminosa del mio essere. Non avere paura, continuerò a esistere in te.

Non ti senti diversa? Sono sicuro che lo sei. Ascoltati Arianna, senti la mia voce. Io ti guiderò sempre e ti proteggerò dalle insidie del mondo.

Non odiarmi, ho detto io a Teseo di partire senza di te, senza voltarsi indietro. Teseo non era che un mezzo per rompere l’incantesimo e farci riunire.

Lui sta percorrendo il suo destino e non è al tuo fianco, ora sta a te compiere il tuo. Ti predico, sorella mia, che sarà più festoso di quanto tu possa immaginare.

Arianna, non hai bisogno di essere salvata, sei tu l’eroina di te stessa e la tua storia mai raccontata è la più bella di tutte le storie.

Ho pianto. Ho pianto tanto. Mio fratello ha ragione, la bestia è morta, ora e per sempre siamo rinati insieme.

Il mare mi ha parlato: T di Teseo M di morte.

 

Biografia

Laureata in Lingue e Culture Moderne, traduttrice tecnico-scientifica dal francese e dall’inglese, lavora come traduttrice letteraria per rinomate case editrici.

Ha pubblicato recensioni, articoli di critica letteraria e interviste su numerose riviste italiane e blog.

Suoi racconti sono stati pubblicati su libri e riviste.

È redattrice della rivista culturale Morel, voci dall’isola e curatrice della sezione Echi, dedicata alla letteratura delle donne.

Collabora con il Giornale di Sicilia nella sezione “Cronaca di Palermo”, occupandosi anche di eventi culturali e letterari della città. Ha collaborato con il Tele Giornale di Sicilia per la rubrica Ditelo a RGS.

Nell’ambito della traduzione audiovisiva e del sottotitolaggio ha esercitato per Subtitles Palermo e per il Sicilia Queer Filmfestival. Tra i lavori più significativi il sottotitolaggio del film Cœurs Sourds del regista Arnaud Khayadjanian.

Si interessa di letteratura italiana e straniera, con una particolare attenzione verso la narrativa femminile e i gender studies. È membro di Comitati scientifici di Convegni e di Seminari di studio nazionali e internazionali. Ha partecipato nel ruolo di Relatore a invito a diverse conferenze ed eventi scientifici, tra gli ultimi il seminario di studio organizzato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo dal titolo “L’influenza femminile nell’arte, nella letteratura e nella storia occidentale”, in cui ha presentato la relazione Una letteratura tutta per . Fra le sue traduzioni: La bocca delle carpe. Conversazioni con Amélie Nothomb di Michel Robert e Amélie Nothomb, Voland edizioni, 2019.

2 Comments
  • roberto matarazzo
    Posted at 10:04h, 02 Luglio Rispondi

    i miei complimenti, storia ben articolata e che dire! I miti arcaici possiedono sfaccettature tali da potere essere sempre riscritti secondo visione le più disparate!
    r.m.

    • Ivana
      Posted at 11:30h, 02 Luglio Rispondi

      Grazie tante!

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