04 Lug Coppie minime. La poesia di Giulia Martini
Coppie minime. La poesia di Giulia Martini
a cura di Ivana Margarese
Il linguaggio poetico di Giulia Martini è un linguaggio ludico e ironico, teso alla reciprocità del dialogo e dell’ascolto. La sua raccolta Coppie minime (Internopoesia, 2018) nasce dalla esigenza di lavorare sul luogo in cui il linguaggio comincia a esistere. Questo lavoro di sperimentazione sulla convenzionalità del linguaggio capace di rispecchiare la arbitrarietà stessa di una realtà che, seppure nominata, sfugge all’ordine binario incontra i temi della nostra rivista, da sempre attenta alla complessità del linguaggio. Pensando al primo numero di Morel, dedicato al mito di Arianna e al suo labirinto, abbiamo intervistato Giulia Martini e scelto alcune poesie sullo smarrimento.
Comincio con il domandarti come nasce il titolo della tua raccolta di poesie “ Coppie minime”.
È un titolo che afferisce alla linguistica: “coppie minime” sono le coppie di parole che si differenziano per un solo suono (es. sorte: morte), ma che proprio su questa differenza fondano l’identità di tutti gli altri. In altre parole, sono il luogo dove il linguaggio comincia a esistere; ho pensato anche che fosse una metafora della relazionalità in generale.
Prendo anche anche io una coppia minima di parole: smarrimento e felicità. Potremmo avere una tua personale definizione?
Non è proprio una coppia minima, però volentieri: mi sembrano due parole in rapporto, in qualche modo lo smarrimento può essere un preludio alla felicità – pensiamo a Dante che si smarrisce nella selva… Quindi, felicità come percorso di individuazione, avvicinamento progressivo a un’identità sempre meno perfettibile.
So che è un momento di cambiamento per te questo. Ti chiedo quindi qualcosa sui tuoi progetti futuri.
È anche un momento di smarrimento, per certi versi: proprio per questo mi sembra promettere bene, per il discorso di prima.
Poesie tratte da Coppie minime, Interno Poesia, 2018
In alto il numero del treno, questo nero
della banchina sveglia la settimana
di un tuo passo. Ora il nume di metallo
annuncia la direzione ai tuoi ginocchi.
Enumero i rintocchi dell’arancia
in folle giro al polso, ti sorveglia
sette volte quattro quello
di provincia che ho da darti.
Ovunque sali
e da ogni parte parti.
*
Non sei mai dove sai.
So sempre dove sei
quando sei online.
*
Fisso un punto nel vuoto
Chi mi darà le prove?
E non so più il tuo prefisso
se tre tre tre o tre tre nove.
Biografia
Giulia Martini (Pistoia, 1993) vive a Firenze, dove si è laureata in Letteratura italiana contemporanea con una tesi su Patrizia Cavalli. Ha pubblicato Manuale d’Istruzioni (Albatros, 2015)e Coppie Minime (Interno Poesia, 2018). Sue poesie sono state ospitate sulle riviste «Poesia» e «Gradiva» e sulle antologie Secolo donna 2017: Almanacco di poesia italiana al femminile (Macabor, 2017) e Un verde più nuovo dell’erba. Poetesse “Millennial” degli anni ‘90 (LietoColle, 2018). Ha curato l’antologia Poeti Italiani nati negli anni ’80 e ’90 (Interno Poesia, 2019).
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