14 Lug Andrea Dileva, un moderno Teseo che non vuole essere abbandonato. Recensione di Il cuore non si vede di Chiara Valerio
Andrea Dileva, un moderno Teseo che non vuole essere abbandonato. Recensione di Il cuore non si vede di Chiara Valerio
di SARA MANUELA CACIOPPO
Non si sceglie chi amare, non si sceglie se amare. Colui che ama rischia, comincia un cammino che assomiglia a una corsa a ostacoli e lungo il tragitto deve mettere in conto di perdere pezzi di se stesso: è quanto accade al protagonista di Il cuore non si vede di Chiara Valerio.
La scrittrice, con eccellenza stilistica, raffinata ricerca linguistica e ironia racconta la storia di Andrea Dileva, un professore di greco e studioso di mitologia che si lascia trascinare dall’esistenza, finendo troppo spesso in balia di sentimenti contraddittori, senza mai prendere una direzione chiara, forse per paura di lasciarsi andare sul serio, di innamorassi troppo come direbbe Battisti.
Una mattina, dopo sogni inquieti, Andrea Dileva si era svegliato nel suo letto, senza il cuore, eppure non era morto. L’incipit riprende il racconto di Franz Kafka, La metamorfosi, avvertendoci che la storia che stiamo per leggere avrà a che fare con una trasformazione.
A quel punto Laura aveva sussultato Andrea non ti batte il cuore, e lui, quasi fosse stato pugnalato, si era portato una mano al torace, dove prima c’era stata, come molte altre mattine, la testa di lei, pensando, con tutto il cuore – espressione che a quel punto della giornata aveva ancora un senso proprio e lato, e da quel punto in poi non l’avrebbe avuto più –, pensando, insomma, con tutto il cuore, di risponderle Perché sei lontana, non mi batte il cuore perché sei lontana. Si era portato una mano al torace […], e aveva sussurrato – una confessione, incredula, un allarme, incerto – Non mi batte più il cuore.
Una volta resosi conto della mancanza di battito nel petto, Andrea si chiede come sia possibile una tale stregoneria, allora spolvera in mente i tanti miti che ha studiato, i quali rappresentano per lui le fondamenta delle sue credenze. Nonostante per Andrea la mitologia sia l’archetipo di ogni cosa non riesce a trovare una soluzione, nessun mito narra della perdita di un organo semmai di un eccesso.
Per quanto possa stupirci, l’organo mancante non è una caratteristica delle leggende e dei miti greci. Niente in Graves, niente in Kerényi. Troviamo organi in più, Argo dai cento occhi, i giganti dalle cento braccia, Ermafrodito con due sessi […]
Tutta la storia è permeata dal mito. Il nostro protagonista infatti non è che l’incarnazione del mito moderno, forse quel Teseo che lascia Arianna sulla spiaggia rigettando l’amore o forse quel Teseo respinto da Arianna a causa della sua inezia, dell’incapacità di agire e di esistere senza di lei. Chi è Teseo senza Arianna? chi è Andrea senza Laura? Nessuno.
Non era un cacciatore di coccodrilli né reali né gonfiabili ma conosceva i Leviatani, coccodrilli molto più che giganti. E i centauri, le sirene, le arpie, le chimere, Medusa con una permanente di serpenti velenosi. Argo con cento occhi e Polifemo al quale non è rimasto più nemmeno l’unico che aveva. E chi è stato?, Nessuno!, E come è possibile?, Perché era solo un nome!
Eppure, Andrea in questo signor nessuno ci sta bene, vi si accomoda e quasi quasi non vuol essere svegliato.
Ma adesso è tardi, il suo corpo scompare a dispetto della sua volontà. Così, nella moltitudine di persone che lo circondano Andrea cerca un suo simile, ma non lo trova. Spaesato continua a vivere la sua doppia storia d’amore con Laura, sua compagna e convivente e Carla, l’amante, donna del focolare che appartiene a un altro.
[…] e Carla aveva sorriso, come l’avrebbe poi vista sorridere mille altre volte, ma a quel punto senza saperlo e solo sperando che quel sorriso succedesse ancora e ancora, senza capire che ciò che stava accadendo accadeva così velocemente perché il profumo di Carla gli aveva dato alla testa.
Se Laura è colei che resta, la presenza che non abbandona, la sicurezza di cui Andrea necessita senza averne la consapevolezza, Carla è la vita desiderata, un figlio, la dolcezza, un affetto e l’amore impossibile delle favole che tutti vogliamo valicare per renderlo possibile, è l’ostinarsi sull’idealizzazione che lo rende falsamente romantico.
Il respiro di Laura lo confortava, e il suo battito. Quando le si avvicinava, gli pareva di respirare nuovamente, e che il cuore avesse ripreso a battere, non come prima, ma almeno un po’.
Mentre Andrea vive, il suo organo cardiaco non è più pulsante, si è sgretolato o per meglio dire è scomparso senza fare ritorno, è rimasta solo la vaga presenza di un eco a ricordare che un tempo il cuore batteva, ma la cosa più cara e preziosa sta per essere persa per sempre: la memoria.
E quindi, a che serviva il cuore? A ricordare.
Il sesso diviene un ancora fra Andrea e Laura, un respirarsi senza fine che oltrepassa la semplice definizione di atto sessuale. Entrare nell’altro quasi come affogarvi e decifrare ogni singola parte del suo corpo, ogni minuzia accarezzandola per farla propria. Valerio riesce a restituirci un atto d’amore che si fa parola da toccare, sentire, annusare.
[…] Laura, i cui capelli gli solleticavano il naso inducendogli un sorriso, non fosse scattata a sedere con le gambe incrociate, come punta da un insetto. Andrea aveva inclinato la testa per seguire la carne bianca delle cosce correre verso l’oscurità umida e riccia, ondeggiante, che lo riportava ora sugli scogli assolati dove saltava da bambino.
Col procedere della narrazione Andrea si spoglierà non solo del cuore, ma anche dei polmoni, del fegato, a sottolineare che quella che Valerio racconta è una storia di mancanze, di sottrazioni, di rapporti che vivono di incompletezza, di distrazioni o per meglio dire di rapporti che sopravvivono nonostante tutto.
Così prima aveva sorriso, e poi sbuffato. Non amava svegliarsi e dover sbattere contro l’evidenza che qualsiasi relazione umana è, per la maggior parte del tempo, un improponibile baratto tra il terrore di restare soli e la gioia della condivisione, uno scambio iniquo tra il proprio tempo, che è il proprio modo di essere, e la natura umana, che è dividerlo con gli altri.
Sono proprio questi rapporti a tenerci in vita! Anche se non lo ammettiamo a noi stessi e con vigliaccheria scansiamo l’amore che ci corre incontro, arriva un momento in cui dobbiamo fermarci e confessare che non possiamo farne a meno. In fondo Andrea non è che un timido già scomparso, non si sa con chi è, non si sa dov’è, forse si nasconde in una finzione a cui lui stesso finisce per credere, come tutti i timidi Andrea ha bisogno di essere convinto che gli altri non lo vedano.
Andrea non è solo mancante di un cuore ma sembra vivere di assenza, di mimetizzazione, di codardia e di indecisione, nascondendosi dietro due storie d’amore senza mai scegliere o forse senza capire dove voglia veramente andare, perché scegliere è una responsabilità troppo grande da gestire. Il suo cognome stesso, Dileva, indica una privazione data dalla presenza del verbo levare
A tenerlo in piedi sono le sue relazioni, l’unico appiglio che ha a questo tutto insensato è l’amore.
Quando le si avvicinava, gli pareva di respirare nuovamente, e che il cuore avesse ripreso a battere, non come prima, ma almeno un po’.
Andrea cammina e mentre va avanti svanisce e muta, si sente diverso, riflette sulla sua esistenza e sui suoi amori, la perdita si metamorfizza in una nuova consapevolezza, diventando il motore dell’intera trama.
Come sarà non poter più toccare la donna amata senza avere più le mani? Come sarà non poter più baciare? Come sarà morire lentamente senza essere morto? Senza il cuore come vivrà, chi sarà a tenerlo in vita?
In preda a mille questioni irrisolte il nostro mito contemporaneo compie il grande salto della sua vita: conoscersi, amare.
Chiara Valerio ci sorprende regalandoci una storia che tiene il lettore ipnotizzato fino all’ultima pagina. Sul filo di un equilibrio sottile fra finzione e realtà la scrittrice dipinge le debolezze e l’io sincero di un uomo che grida a gran voce all’Amore: – Non te ne andare…
Biografia
Chiara Valerio (Scauri, 1978) vive a Roma e a Venezia, è responsabile della narrativa italiana della casa editrice Marsilio e lavora a Rai Radio3, dove conduce il programma L’Isola Deserta ed è consulente per il programma Ad Alta Voce. Ha studiato e insegnato matematica per molti anni e ha un dottorato di ricerca in calcolo delle probabilità. Ha scritto romanzi, racconti, saggi e testi teatrali. Tra le sue pubblicazioni: A complicare le cose (robin, 2003), La gioia piccola d’esser quasi salvi (nottetempo, 2009), Spiaggia libera tutti (Laterza, 2012). Per Einaudi, ha pubblicato Almanacco del giorno prima (2014), Storia umana della matematica (2016) e Il cuore non si vede (2019). Redattore di «Nuovi Argomenti », collabora con «la Repubblica» e il mensile «Amica». Per nottetempo, ha tradotto e curato Flush, Freshwater e Tra un atto e l’altro di Virginia Woolf.
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