20 Lug Recensione: Qualcuno si è amato (Gabriella M. Scamardella)
Recensione: Qualcuno si è amato (Gabriella M. Scamardella)
di SARA MANUELA CACIOPPO
Qualcuno si è amato, qualcuno si ama ancora, qualcuno non si ama più. Ma quanto dura l’amore? Nessuno lo sa con certezza, c’è chi si ostina a credere al sentimento eterno, chi si accontenta di una notte fugace, chi finge di non cedervi mai, chi non l’ha ancora conosciuto. Le protagoniste del romanzo di Gabriella M. Scamardella possono affermare di aver incontrato l’amore, quello vero. L’hanno intuito, sorvegliato, fantasticato di nascosto, l’hanno accarezzato, attraversato, se ne sono nutrite fino ad esserne trasformate, perché quando hai amato davvero non sei più uguale.
Qualcuno si è amato, romanzo breve edito da Guida editori, racconta lo sbocciare e l’evolversi della storia d’amore fra Gelsa e Attilia. Due personaggi molto diversi, ma complementari. Gelsa, moglie e madre, è una donna sicura di sé, bellissima, intelligente e “priva di disarmonie”, eppure intrappolata in un matrimonio di facciata; Attilia, scrittrice in erba e sognatrice, è una donna semplice, spontanea, autentica e anche lei bellissima per il suo modo di vedere la vita.
La vicenda ha inizio da un incontro fortuito in una villa in Provenza, ambedue invitate da Madame Renoir Valèrie, socia di maggioranza della casa editrice di cui Gelsa possiede delle quote e con cui Attilia pubblicherà un libro basato sulla storia di sua sorella Carlotta, volata in cielo troppo giovane. Carlotta è per lei una presenza costante, una cicatrice che non può essere cancellata, due sorelle carne della stessa carne, due esistenze in una sola.
Questo incontro sconvolgerà le vite di entrambe, inducendole a riscoprirsi nel corpo dell’altra, ma anche nelle debolezze, nelle omissioni, nei non detti.
Per Attilia la visione di Gelsa è un momento celestiale, indelebile nella sua mente, sente che qualcosa in lei è cambiato, ed è subito un colpo al cuore:
Percepisce il carisma di quella nuova presenza come uno spostamento d’aria.
[…] non si accorge del desiderio di Gelsa. Piuttosto ne sente la presenza, e la nota per opposizione. Non poteva esistere una persona più diversa da lei. Un animale sociale che trova il proprio equilibrio solo quando si trovava al centro dell’attenzione: brillante, curiosa, intelligente, spigliata in quella maniera così dannatamente mondana che consiste nell’esserci sempre superficialmente, cogliendo però le correnti profonde di una conversazione o di un umore collettivo.
Così dopo un primo momento di incertezza si lascia andare con coraggio, scegliendo di amarla, di rischiare:
Forse, come saprà in seguito con tanta lucidità, non le resta che abbandonarsi alla corrente, al piacere di essere trascinata, ovunque l’altra la voglia portare. Non ha forse sempre seguito l’energia cieca delle emozioni senza opporre resistenza?
Anche Gelsa prova verso Attilia un’attrazione incontenibile, nonostante sia intrappolata in rigidi schemi e tema il giudizio sociale:
Una scrittrice… Le sorride come se fino a quel momento non avesse aspettato altro che conoscerla.
Per Gelsa amare Attilia significa accettarsi e smettere di mentire. Finora non ha vissuto che una vita vuota fatta di apparenze, doveri, aspettative e un matrimonio finto, ma in Attilia trova il coraggio di ripartire. Presto o tardi, arriva un momento in cui bisogna scegliere se stessi e la propria felicità:
L’amore di una donna, finalmente, che la sottraesse all’oscurità che l’avvolgeva, lo stava aspettando da vent’anni.
Il sentimento appare da entrambi i lati come irrinunciabile. D’altronde, l’amore, quando è vero, non lo puoi controllare, semmai è lui a controllare te…
All’inizio Gelsa sembra farsi avanti, ma vuole invece essere cercata, ammirata, sedotta. Tocca ad Attilia allora fare il primo passo, accettare quell’invito silenzioso. Così nel giorno di un fatidico incrocio di sguardi, Gelsa e Attilia, fanno l’amore per la prima volta sotto la luna: scoperta, rivelazione, fiamme e ardore.
La villa dove le due amanti amoreggiano in segreto ha una veduta sulla Costa Azzurra, quasi a voler presagire un orizzonte d’amore ad attenderle, se avranno il coraggio di sporgersi e guardare. L’amore esiste se lo vuoi ammirare, se ti ci butti a capofitto.
Scamardella instaura un connubio perfetto fra paesaggio e stati d’animo, creando un legame quasi mistico fra il mondo naturale e le protagoniste.
La natura si fa specchio dei sentimenti di Attilia, divenendo tutt’uno con la sua penna:
[…] lasciava che la bellezza di quel luogo la svuotasse da ogni pensiero, confondendosi con i profumi della macchia mediterranea e con la luce cangiante della notte che si approssimava lentamente. La brezza serale le sembrava portasse via le ultime parole rimaste a penzolare nella sua mente, parole ormai inutilizzabili, prive di sonorità. Desiderava una tregua: al romanzo avrebbe ricominciato a pensarci il giorno dopo.
Il paesaggio prende le sembianze di un quadro impressionista, in cui le donne si muovono dipingendo la loro storia d’amore, a piccoli passi:
Il chiarore della luna, una luna crescente a metà del suo cammino, illumina sufficientemente l’interno perché possa osservare il corpo longilineo di Gelsa che riposando ha assunto una nuova morbidezza.
È formidabile notare come la percezione dell’ambiente muti dopo la prima notte d’amore, tutto è ora armonico, al proprio posto:
I campi ondulati ai lati della strada sono così ordinati da sembrare pettinati, a quell’ora l’intera collina pare seduta su una nebbia verde oliva che nasconde il mare. Tra poco, una brezza leggera avrebbe carezzato i cespugli di lavanda alzando il sipario sul golfo.
La scrittura di Scamardella è intensa, i corpi vibrano sotto la sua penna in un istante di passione infinito:
Gelsa le prende il viso tra le mani, le bacia gli occhi, i capelli, la fronte. Può sentire il suo alito caldo sulle palpebre. Anche la luce adesso pare definirsi, insinuandosi prepotentemente nella stanza, illuminandola senza più nascondere niente. Né ce ne sarebbe stato bisogno. Si sono sempre amate senza resistenze né inibizioni.
I corpi combaciano, le anime si respirano mentre l’unica cosa che desiderano e continuare a stringersi:
Fanno l’amore in silenzio, con le imposte appena accostate, così che la luce lattiginosa della luna in un gioco di ombre e chiarori nasconda e illumini a suo piacimento il letto. Attilia esplora il corpo dell’altra con la paziente meticolosità di un’amante giapponese, le cui abilità sono forti nella passione e coraggiose nel desiderio. E Gelsa si lascia amare. Come ha sempre fatto.
La loro vita di coppia comincia quando Gelsa decide di lasciare il marito e prendere una casa con Attilia a Trastevere. Tuttavia, gli impegni familiari la tengono spesso lontana. Attilia ne sente la mancanza, la cerca di continuo, perché quando si vive un amore così viscerale non si può fare altrimenti:
Quando l’altra va via, lei si guarda intorno, come per misurare il vuoto lasciato da Gelsa. Apre l’armadio, tira fuori i cassetti, è in cerca di qualcosa, qualunque cosa dimenticata: un libro sul comodino o un profumo nel bagno, ma non trova niente. Allora affonda il viso nel cuscino ancora stropicciato e trova le tracce di un odore che negli anni a venire si sarebbe confuso con il suo.
La casa diviene il loro centro vitale, una sfera di vita in cui isolarsi e un nido di passione. Gelsa non riesce subito ad accettare la sua omosessualità, se ne vergogna e teme il rifiuto dei suoi figli, vive la relazione in semi-clandestinità, Attilia invece è fedele a se stessa, una donna innamorata, libera dal giudizio della gente. Se Gelsa sceglie la penombra, il chiaroscuro, l’equivoco, Attilia predilige la luce, e il sole, anche quando ferisce gli occhi. E anche il suo è un eccesso.
Chi è Attilia per Gelsa?
Per lei Attilia è il rifugio, un porto, l’angolo di esistenza nel quale essere finalmente se stessa, o ripararsi tornando da luoghi affollati, da palcoscenici sui quali è sempre in scena, per il mestiere che ha scelto e per l’inautenticità a cui ha preferito votarsi.
Chi è Gelsa per Attilia?
Dal tardo pomeriggio alla notte si dedica quasi esclusivamente a lei, dà un ritmo alle sue giornate, una forma alla sua vita.
Ma qual è l’unico modo per conservare intatto questo sentimento?
Andare via per lasciare eterno l’amore.
Biografia
Gabriella Maria Scamardella è nata a Napoli. Docente presso la scuola secondaria, lavora e dimora in un piccolo paesino medioevale del basso Lazio. Partecipa alla vita culturale e politica del paese. Ha già pubblicato: “Altri tempi, altri amor cortesi” (Ed. Odisse0, 2006), esie promossa dall’Assessorato ai Beni Culturali e Sviluppo Turistico del Comune di Itri (LT); “Te lo dico in versi” (Ed. Graus, 2008); “Non t’amo più” (Ed. Graus 2010). Con la poesia “La delusione di esistere” vince il premio speciale del concorso letterario nazionale “Letizia Isaia”, 2006. Nel 2013 pubblica “Paesaggi, profumi e luoghi diVersi (Ed. Guida) con il quale vince il 2° premio letterario internazionale Emily Dickinson. Le sue opere sono presenti in alcune antologie poetiche, sezioni contemporanei; nella raccolta ” Les très riches heures du livre pauvre” di Daniel Leuwers (Ed. Gallimard, 2011), in riviste internazionali e nell’ Antologia “L’eco nel vento”.
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