22 Ott Le sorelle Macaluso: intervista a Eleonora De Luca
Le sorelle Macaluso: intervista a Eleonora De Luca
di Dafne Leda Franceschetti e Ivana Margarese
Come è avvenuto il tuo incontro con Emma Dante e con il personaggio di Maria che interpreti nel film? Avevate già lavorato insieme?
No, non avevo mai lavorato con Emma, ci eravamo sfiorate lo stesso anno in cui ha cominciato a fare i provini per il film, perché lei faceva la regia di uno dei due spettacoli in corso per la stagione al Teatro Greco di Siracusa (Eracle), e io ero tra le protagoniste del’altro spettacolo in concomitanza (Edipo a Colono). Quindi circolavamo entrambe ad Ortigia ma non avevamo mai parlato! L’ho conosciuta in modo ufficiale ai provini per “Le Sorelle Macaluso” e da lì è iniziato il nostro viaggio insieme.
Avevo visto lo spettacolo senza alcun pregiudizio positivo o negativo e me ne ero innamorata.
Il personaggio di Maria è caro al mio cuore per mille motivi, soprattutto perché per quanto distante da me, sussurrava al mio passato. Quando mi è arrivata la proposta ho deciso di provare con tutta la forza del cuore possibile ad ottenere il ruolo, perché sentivo che per me sarebbe stata un’enorme possibilità di crescita. Già dai primi provini con Emma e con il casting director Maurilio Mangano sentivamo che c’era qualcosa di profondamente giusto, è stata come un’illuminazione, ma abbiamo vagliato insieme parecchie possibilità di esplorazione del personaggio facendo un sacco di prove.
C’è un forte contrasto tra la figura di Maria da giovane che tu interpreti ancora piena di sogni e di scoperte da fare e la Maria adulta quasi totalmente vinta dalle sue condizioni. In questo chiaro/ scuro continua ad avere una voce forte il rapporto con il corpo, che subisce e che si libera, e la danza. Puoi dirmi qualcosa in merito?
Il corpo, specie per chi ha una fortissima percezione della propria fisicità, può essere una gabbia o un bellissimo prato sterminato. Il corpo di Maria muta nel tempo perché mutano le circostanze. La danza è il modo che ha sempre avuto di esprimere al massimo della potenza le emozioni, quindi la stessa danza, nel tempo, assume due valori profondamente diversi, così come nella vita di ognuno di noi le stesse parole o gesti compiuti in tempi diversi mutano da espressioni d’amore in esternazione di profondo dolore e perdita.
La danza inoltre, sembra essere un filo rosso che tiene insieme l’opera in modo circolare, dall’inizio alla fine. Anche pensando alla pièce originale da cui è tratta, sembra questa la più evidente traccia rimasta dell’aspetto teatrale-performativo, di quelle metamorfosi corporee, molto a cuore alla regista, sei d’accordo?
Con Emma abbiamo lavorato da subito sul corpo. Prepotentemente. Il cuore del suo lavoro credo sia stato quello.
Ogni sorella Macaluso ha un singolo corpo, che insieme a quello delle altre costituisce un unico grande organismo. Nel film c’è molta danza così come c’è molto movimento. La danza è solo un codice specifico, ma tutte le sorelle ruotano, saltano, corrono, si azzuffano e usano il corpo sul ritmo del mondo che vivono. E anche quella è danza. La vita è tutta danza.
C’è l’amore, quello famigliare e quello erotico, nel film, e c’è la morte. Il personaggio che tu interpreti, forse più che le altre sorelle, porta impressi sul suo stesso corpo i segni di questo binomio atavico di eros e thanatos. Quali sono state le difficoltà di affrontare un tale tema e come sei riuscita ad esprimerti al meglio?
Tanto più è forte l’idea che la vita sia un miracolo delicatissimo e precario tanto più si può vivere una profonda felicità. La mia giovane Maria è un uccellino che ha voglia di saltare fuori dal nido per sperimentare l’ebrezza del volo. Maria incarna il sogno. La difficoltà di chi sogna è quella di dover fare un grande tuffo verso l’ignoto.
Nella mia interpretazione ho cercato di rendere il salto più gioioso possibile, togliendo dalla mente l’idea di potere precipitare.
Per concludere, il film mette in scena, come il titolo stesso non a caso ci ricorda, un difficile rapporto di sorellanza, forse il meno sondato sul grande schermo. A tal proposito, come ti sei trovata ad interagire in sinergia con questo cast straordinario tutto femminile ed in particolare con l’attrice che ha interpretato il tuo stesso personaggio da adulto?
Con le altre attrici si è creata da subito una grande sinergia. Il merito è da attribuirsi all’energia delle singole donne, ma soprattutto ad un’encomiabile lavoro di casting.
Le donne sono un principio liquido, contengono in sé la capacità di essere madri, sorelle e figlie cambiando ruolo da un istante all’altro. Emma in questo ha una straordinaria forza magnetica, la sua volontà di raccontare e raccontarci è stato il nucleo centrale attorno al quale ruotavamo come atomi.
Tutte le attrici del cast sono state straordinarie. Nello specifico, lavorando specularmente con Simona Malato (la splendida attrice che interpreta Maria adulta), c’è stato qualcosa di magico da subito, sembravamo due frammenti della stessa persona nel tempo, spezzati da un evento misterioso.
La cosa più incredibile per me e Simona credo sia stato vedere in sala Maria crescere, come un’entità estranea a noi, provando gioia e dolore insieme a lei, ma a distanza di tempo e spazio.
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