14 Mar PENELOPE: POESIA DI GRAZIA FRISINA
PENELOPE
di Grazia Frisina
Immagine in copertina di Greta Pasha
Senza lasciare segni
la passione ha avuto il tempo di morire
dentro a un letto tarlato dalle notti più fredde
Ho posato la testa su guanciali d’autunno
lasciando che le musiche i colori
i desideri cadessero come foglie
e i fantasmi giocassero con i silenzi
Eccomi davanti all’orizzonte
a non sospirare più gli arrivi
Il tuo ritorno
In questa spiaggia ho sotterrato
lo sciame dolente dei giorni dell’attesa
Tante albe m’hanno visto
accogliere il brivido del mare
E ora che senso la tua venuta?
Come puoi ancora conoscere
le linee del mio corpo? le movenze? le cicatrici?
Quella terra che si faceva luna per te
oggi non ha che canali scavati dalla sete
Che suono avrebbe
nel tuo orecchio la mia voce?
Cimbalo flauto stonato
Zampogna desolata – Questo mio salmodiare triste
Molto di più ne sa il rosmarino
che profuma anche delle mie lacrime
In ogni sua foglia ho contato
le forme dell’assenza
E il mio nome? Nome di sposa abbandonata
Non trova più nettare nella tua bocca
Sposa? Sì – di un principe crudele
Tu – non io – lasciasti orfana la casa
nudandola di pane e calore
Sullo specchio scivolano i ricordi – come pioggia sabbiosa
Al tempo – mai avvenuto? – in cui i miei capelli
odoravano di vento e del tuo desiderio
Era il mese senza giorni
pure le api cantavano l’inverno
e s’addobbavano per l’incontro nuziale
quando sulla tua barba
migravano le mie stanchezze
E intanto dalle tue carezze
sporgevano cadenze di addii
Di mare erano bagnati
già i tuoi baci
Nelle tue vene scorreva il bagliore dei cieli stellati
e la malia di fiori e sirene sconosciute
E io per non restare onda sotto la tua chiglia
mi scesi nel discorso lungo di un telaio
A te gli dei diedero l’avventura
A me donna l’esilio in questa casa
Certo ad altri uomini avrei concesso i miei sorrisi
se solo tu avessi sciolto
i lacci dei tuoi abbracci – bugiardi!
con cui avevi deliberato la mia sudditanza
prima che inchiodassi la mia veste
sulla soglia d’oro del palazzo
e mi lasciassi per compagna la notte
col suo secco labbro
Non voglio più conoscerti
Non c’è posto per i tuoi ormeggi – Neppure nel cuore
Qui – Sei straniero nel mio porto
Torna là dove hai sparso i tuoi semi
da cui mai coglierai i frutti
È questa l’ora per le tue lacrime
Anche delle tue lacrime
( Poesia contenuta in Questa mia bellezza senza legge, Sassoscritto ed. Firenze, 2012)
Biografia
Grazia Frisina è siciliana d’origine, vive in Toscana. Già docente di Lettere nelle scuole superiori. Le sue pubblicazioni: il romanzo A passi incerti (2009 finalista “Premio Firenze” 2009), il dramma poetico sulla Shoah Cenere e cielo (2015- rappresentato al museo della Deportazione di Prato), le raccolte poetiche Foglie per maestrale (2009), Questa mia bellezza senza legge (2012), Innesti (2016 – opera vincitrice alla XVI ed. Premio Carver, 2018). Madri (2018) pref. di Marinella Perroni, tre pièces su alcune figure femminili del mondo biblico. È presente, con alcuni suoi componimenti, in varie riviste letterarie nazionali. Nell’ambito del progetto La solitudine: il pieno e il vuoto (2012), organizzato dall’Associazione Oltre l’orizzonte di Pistoia, ha partecipato, come poeta, alla mostra Faccia a faccia con le opere di Edoardo Salvi. Presso la biblioteca San Giorgio di Pistoia ha curato La gioia diventa un dipinto, incontro sulla poesia di Emily Dickinson, tra arte e musica (2014), e i dialoghi poetici Ricordi come raccoglievamo i narcisi sulla storia d’amore fra Sylvia Plath e Ted Hughes (2015). Presso la casa-museo Guidi di Firenze ha ideato e curato il dialogo poetico Il mare nel vento – Una voce dentro l’altra, sull’amore fra Elizabeth Barrett e Robert Browning (2017).
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