02 Gen Ragazza, donna, altro
Ragazza, donna, altro
di Ivana Margarese
“A Modo Nostro/ O Niente”, questo il motto della compagnia di teatro “Le Donne della Foresta”, creata da due tra le protagoniste di Ragazza, donna, altro, Amma e Dominique, che rispecchia lo stile singolare dell’autrice del romanzo, Bernardine Evaristo.
Un’opera corale, in cui le questioni che la scrittrice pone sono raccontate da più punti di vista e coinvolgono più generazioni, che insieme si confrontano, dando forma a un dialogo che coinvolge tutti, anche gli stessi lettori.
Ciascun capitolo, dedicato a una donna diversa, può essere letto come un racconto breve a sé stante, tuttavia il ritornare degli stessi personaggi da un capitolo all’altro lascia aperto il confronto attraverso molteplici prospettive e interpretazioni.
Lo stile è quello della fusion fiction, termine coniato dalla stessa Evaristo, per sottolineare la «fusione» tra prosa e verso libero, discorso diretto e indiretto. Uno stile narrativo che si struttura in periodi in cui andare a capo sostituisce le interpunzioni, le maiuscole sono pressoché assenti e le frasi scivolano le une nelle altre, in assenza di punteggiatura che le delimiti.
Protagonista sullo sfondo del libro, edito in Italia da SUR con la traduzione di Martina Testa, è il cambiamento, la metamorfosi, raccontata attraverso l’intrecciarsi di storie di donne, in qualche modo legate fra loro a comporre una trama armonica e variegata in cui l’eterogeneità emerge sin dal titolo:
tutti parte di un’unica lunga sequenza, ripetete con me: il futuro è nel passato e il passato è nel presente
Tutte le protagoniste sono donne britanniche nere, di cui la scrittrice narra la complessità, fuori da un unico schema. Il luogo delle vicende è l’Inghilterra dell’ultimo secolo – anche se sono presenti molti altri luoghi come alcuni stati dell’Africa – e soprattutto Londra, una città che da sempre è stata simbolo di trasformazione e multiformità. Non a caso Ragazza, donna, altro si apre con questa dedica inclusiva:
For the sisters & the sistas & the sistahs & the sistren & the women & the womxn & the wimmin & the womyn & our brethren & our bredrin & our brothers & our bruvs & our men & our mandem & the LGBTQI+ members of the human family.
La prima donna a raccontarsi è Amma, ormai autrice teatrale di successo, in un gioco serrato e agile tra ciò che è stata, ciò che nel corso degli anni è diventata, e ciò che ancora aspetta di diventare. Amma ripensa al passato, a quelli della sua generazione, alla “signorina Stevenson – che pensa che siccome appena uscita dall’accademia si è ritrovata al National, allora è a un passo dalla conquista di Hollywood presto scoprirà come stanno le cose”. Perché col tempo si può capire meglio.
È stata una attivista per i diritti delle donne, una ribelle, impegnata “a lanciare bombe a mano contro l’establishment che la escludeva finché il mainstream non ha cominciato ad assorbire ciò che un tempo veniva considerato estremo, e lei si è ritrovata a sperare di entrarci”. In lei, a un certo punto, è nato il desiderio dell’intimità che deriva dalla vicinanza o una voglia “ordinaria”, come quella di comprare casa:
Amma si è incamminata verso casa nel buio, ancora felice di essere riuscita a comprarsela una casa, arrivata a una certa età, in un momento in cui era rimasta quasi senza un tetto sopra la testa.
Amma ha Yazz, avuta con l’aiuto di un amico gay, Roland. Entrambi amano la figlia più di chiunque altro al mondo. Amma, donna che non ha mai voluto legami, quasi si vergogna di dire alle amiche che Yazz è il miracolo che non aveva mai pensato di desiderare e avere una figlia davvero la rende completa, perché in qualche modo le sembra un’idea antifemminista:
la casa ha un respiro diverso quando Yazz non c’è lei aspetta che torni e crei un po’ di rumore e di caos spera che dopo l’università ritorni a vivere lì
in tanti lo fanno, oggigiorno, no?
non possono permettersi altro
Yazz da me può continuare a stare per sempre davvero.
Da quando la figlia è lontana per l’Università, lei ne sente la mancanza, anche se Yazz la giudica o crede che i giovani siano gli unici ad avere una sensibilità: “ma le manca quella Yazz che gira per casa pestando i piedi che entra in una stanza come un uragano – dove ho messo la borsa/il telefono/la tessera dell’autobus/quei libri/il biglietto/la testa?”.
Alla storia di Amma segue, quasi in una relazione di innesto, quella della figlia: la diciannovenne Yazz, la cui narrazione coinvolge anche le voci delle amiche, le differenze tra loro, le speranze e a volte i cinismi che le coinvolgono. L’amicizia è un altro dei temi del romanzo, per cui ogni vicenda vive di una costellazione di presenze. Viene in mente l’esortazione di Donna Haraway in Chthulucene a generare parentele in maniera creativa, imprevedibile, e fuori dagli schemi consolidati. All’amicizia si affiancano i sentimenti di rivalità, le gelosie, gli scontri, le separazioni e le possibilità di rinascita. Amma e Yazz ci raccontano le contraddizioni del nostra vivere quotidiano, e con loro anche le altre donne (e uomini) di questo romanzo, vincitore del Booker Prize 2019, ex-aequo con I testamenti di Margaret Atwood.
La lettura di Ragazza, donna, altro coinvolge pienamente lo stesso lettore, che vede far capolino le sue stesse domande, speranze o piccoli segreti, che anche se suscitano ancora un po’ di vergogna, condivisi sulla pagina fanno sorridere e sentire coinvolti nello stesso fluire dei personaggi.
Non è un caso che sia la vicenda di Penelope, con un nome che rimanda subito al viaggio mitologico di ritorno a casa dell’Odissea, e che sia un incontro, un abbraccio tra due donne, ancora una figlia e una madre, finora l’una all’altra sconosciute, a concludere il romanzo. Penelope scopre con un cenno turbamento che la madre ha il colore della pelle scuro, e nonostante per tutta la vita abbia provato una naturale diffidenza verso la gente di colore avverte con sollievo che a importarle é altro: ad avere davvero valore é la relazione, sono le relazioni, che tessono le nostre vite come parte di un unico e molteplice stare al mondo insieme e provare costantemente, nonostante gli errori, a ricrearlo:
che importa il colore? perché diavolo Penelope ha mai
pensato che importasse?
in questo momento prova un’emozione così pura e primi-
tiva che la travolge completamente
(…)
e non si tratta di provare qualcosa o di pronunciare parole si tratta solo di essere
insieme.
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